Critica Sociale - anno XXXIX - n. 2-3 - 16 gen.-1 feb. 1947

/ 38 CRITICASOCIALE LA RIFORMA AGRARIA I. - IL PROBLEMA DELLA PROPRIETÀ TERRIERA Dop,o umga, panrntesi di siiein.zi9,nel/'e n,ostre coton,n.e, sul priobllli'ma della riforma a_qrMia,n 1 e riJn<e1uiiamo la tratta– zione con qu.esto primo artir;o/;odeJ compagno R1guzz1, di rni è nota,la competenza in mat.eria. Il ,,ostro Partito dovrà intrapr.e.ndJere al più pr~st.o lo studio. non solo dei pr.oble· · m·i.più -w:_qenti della vita nazionaie. ma anche di quelli che d,p,vira,11,110 in pro'.!li'e_quo• di tempo esse,, riso•ll'i P,er mn:rare verso nuove fo-rm,ela str,ittwra e,co,iomicae ia _qiestion.e del· l'attività produttiva. A p,repara.rcla fornm:r:iv:i,one di c,oncre– te solwJioni di questi .probi.emi è ,~ecessa,rivil contrib1tto di tutti i compet1enti,come di riforma a_qraria,così di riforma ;n,du,stria!e,baincaria,ec.c,.E noi spe-r·iamopropri.o che il no· stro Par,tito dimostnewà an-chein q1iesta parte d, essere al– raltezoo dieJcòmp•itg che il -pr,estf!ntemome,nlfò sto,rr,c,o gli asse_qna. l;e dif.ficoltà di tracciare le linee direttive di una riforma organiea dell'agrico:tura italìana derivano certamente dalla varietà del nostro suolo agrario ,che dalle Alpi,al Lilibeo presenta profonde disform;tà nelle forme di proprietà della terra eome nelle forme di conduzione delle imprese e dei contratti agrari che vi sono app'.icati, a cui si aggiunge una non minore varietà degli ambienti umani e sociali in una agricoltura che ha raggiunto in alcune zone il massimo pro– gresso tecnico ed economico ·e alti redditi, mentre in altre si trova ancora in uno stadio arretrato, con una tecnica ed 'una economia prir_pitive, a redditi bassissimi, che procurano soltanto miseria e depaupe~amento della terra e dei suoi coltivatori. Non è detto con qùesto che anche le .zone ad agricoltura più sviluppata e ad alti redditi procurino sem– pre condizioni confortevoli ai lavoratori della terra, chè an– zi qualche /volta pres·entano i più vivaci contrasti soc\a!i, ma 'i!' 1 fatto'. di queste disformità rende difficile la ricerca di una 'l-ì''{o!-niadell'agricqltura' nei suoi fattori tecnici, econo– mici 1 e" sociali. ui'.t}il~a difficoltà, forse la maggiore, è da attribuirsi al– la ~tra situazione demografica ed alla conseguente -disoc– cupazione di masse di lavoratori che cercano nella terra, come· ultimo loro rifugio, una sistemazione economica e stagnano ai margini delle imprese agrarie in attesa di una soluzione di problemi che non possono essere risolti da'una riform,t agraria_ E' superfluo dimostrare che soltanto J'emi– grazipne può in gran parte sollevarci dal supero c!i mano d'opera rurale che troverebbe in Francia, ad esempio, uno sbocco conveniente e un ambiente propizio ai nostri lavo~ ratori' pex:l'abbçmdanza, in confronto alle scarse brace· a che .Je coltivino, di terre agrarie disponibili possedute dalla na- 11ionevicin.i. Molte di quelle· terre sono già stafe messe in valore dai n9stri emigranti,· il cui lavoro diede vita e ,1,ni– mazione, specialmente nel Sl\d-Ovest, a molti dei borghi rura'i abbandonati e dei mercati deserti_ All'emigrazione dovrà aggiungersi, l'assorbimento di par– te dei· ,disoçcupati dallo sviluppo delle industrie del nostro paese. Uno degli ostacoli maggiori per la determinazione dei criteri' direttivi di una riforma dell'agricoltura italiana di– pendé pertanto in buona parte da questo problema della di– soccupazione da cui siamo. nerennemente turbati, che ci si i'm– pone, con le sue periodiche agitazioni; i suoi problemi inso– lubili, e ci impedisce di avviare l'agricoltura yerso quelle· soluzioni tecniche ed economiche che sono la premessa per· l'aume,nto della produzione, trascinandola invece verso solu– ;;oionip'olitiche e sociali. E' pacifico infatti che le basi di ·1ma rifdrma '.agraria consiston0. principalmente neffimmissione. di urta nuova tecnica più progredita, di nuovi capitali e di una più razionak organizzazione di cui difettano le im– prese ag·rarie, ma le conclusioni che finiscono per affermarsi sono sempre di ordine prevafentemente politico. Nej tomizi elettorali, nelle stesse assemblee dei lavora– tori dellà terra è_facile 'agli orat ori trovar e il consenso e gli applausi delle folle quando essi invita.no il governo a rom– pere g!i indugi con la espropria zione de lle grandi imprese mono.Polistiche della terra e dei latifondi, per distribuirli, frazionati ai disoècupati che aspettano di impiegarvi il lo– ro lavoro; ma gli oratori non sono temiti a dimostrare come, quando e in quale· misura sarebbe possibile impiega– re utilmente le braccia dlsoccup.ite e se 'queste te'rre siano sempre suscettibi_li'.di prndùzione:-' · BibliotecaGinoBianco Il p,yog,ettogovf.•mativo d~ rifar,"? agra,ria, II .governo, a sua volta, spi;t~ dal!e stesse ne1:essità e da– gli stessi motivi polit_ici, ha recentemente !!so.rd1to m 1;11'1t~ ria di riforma agraria col progetto del Maustro deJl ago– coltura ·on. Segm, inteso a frazionare i grandi dominii ter– rieri per affidarli, frazionati, a coloro che non hanno terra, senza premettere che quei grandi dominii, prima di .essere ·posti in co,tivazione, devono subire u_nabomfica fond1ar,jl. e una bonifica agraria e devono essere sistemate la relativa via-, bilità e !a costruzione di fabbricati rurali, e che i mi1le • diecimila poderi così creati potranno essere utilizzati, agli effetti della produzion~, di qui a dieci o venti anni, amme!l– so che si trovino subito i capitali ingenti per bonificarli, Non si riesce a distinguere s.e il progetto Segni, il quale mira all'attuaz ..one del programma della democrazia cri– stiana, richiaman<dosi alla dottrina .della Chiesa di Roma che considera la proprietà 'come attributo della persona tr mana fosse soltanto l'inizio di 'una più vasta riforma del- · l'agri~oltura o fosse esso stesso la riforma agraria del go– verno tr;partito, nel qual caso .si potr-ebbe affermare che ~ montagna ha partorito il topo.· Quando quel progetto con~– glia, e in certi casi imponè. (art. 6), agli enti locali l'aliena– zione dei loro beni terrieri per costituire col patrimon:.o co~ lettivo dei poveri - cbe a mio avviso dovrebbe essere di– chiarato inalienabile per legge - la formazione della pic– cola prÒprietà, sia pure coltivatrice, in verità non mi sen– tirei, come socialista e come cittadino, di sottoscriverlo,. an– ch~ per.chè non mi'.sentirei di poter garantire una migliore co'.tivazione da parte dei amovi piccoli proprietari. ."Non ~ -che tutti non vedano la necessi1ià di tFasformare lè gràmdi pròpri•età agrarie e i latifondi iincolti o insuffici-ent~ mente coltivati, data la nostra penuria di terra (laddov,e sia– no suscettibili di proficua produzione), ma non mi sembra 0he questa sia la v,ia, nè agli effetti di un'organica riforma che ci conduca al massimq di produzione, nè, tanto meno, aisli effetti della soluzione del problema della disoccupa– z10ne. Devo aggiungere che non sono nemico della piccola, pro– prietà coltivatrice in detf rminate' condizioni. Fino dal 1925, su queste stesse colonne, in mezzo alla generale incredulità di socialisti, affermai la superiorità economica delle piccole imprese in alcUJ1i ·articoli che il nostro compianto Maiestro postillò largamente, ma ciò non ostante non mi sentirei di 'poter se~ire ,il prògetto 'Segni, ove lo 'Stato, dopo aver procurato la proprietà dell.i terra a buon mercato ai con– tadini, dopo la· concessione di mutui a condizioni di favore col concors_o dello Stato nel p,agamento deg)i interessi, do– po la concessione di sussidi per. l'acquisto di macchine, di attrezzi, cli bestiamd, e la riduzione delle tasse di registro ecc.; lo Stato -· dico - non si riservasse poi il diritto di controllare queste imprese, da esso costituite col denaro dei contribuettlti, per assicurarvi. i,) buon uso della terra, ne)l'in– teresse dei çoltivatori e nell'interesse <!ella nazione. ' Ma n~n ~ sul progetto di legge Segni che desidero ri– chiamare l'attenzione dei lettori, quanto sul fatto che la riforma agraria, oggi, come nell'altro dopo-guerra, è anco– ra rivolta verso il bracciantato, che non sarà mai assorbi– to durevolmente, se non in misura trascurabile, dalle impr~ se agrarie. E per quanto si v0gli.1; attribuire scarso credile alle cifre dell'Ufficio Centrale di Statistica, queste cifre dimostrano che il bracciantato va scomparendo dalla 'nostra agricoltura cofne dall'agricoltura, delle nazioni più progre– dite e queste cifre denotano che in Italia ·gli avventizi o braccianti agricoli sono difresi da 3.200.000 nel 191,1 a 1.700.000 nel 1930. ~uesta ~ituazione dei braccianti è una delle _ragioni, e nor\ la minore, per cui la riforma agraria non ha fatto in Italia alcun passo in avanti per parte del partito sbc,ialista. Il recente congresso di Bologna della .Federterra non ha fatto che ricalcare le orme del congresso de-Ila y,ecchia F~ derazione Nazionale dei Lavora1ori della terra. Vi eram, ariche allora rappresentati 400 mila lavoratori, prevalente– mente, .se non esclusivamente, salariati agricoli o braccian– ti, i quali anch'essi domandarono a gran voce l'espròpria– zione dei demani, dei beni delle Opere Pie, dei beni eccle– siastici, dei latifondi con ~ senza 1,1sicivici, delle terre in- , colte o ìnale coltivate dei privati, per la costituzio~ qi un grande .. « &emrmiodel p'twiliP.tanat<>». che la Federazione na-

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