Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 22 - 15 novembre 1946

CRITICASOCÌALE 359 delle strane coalizioni di partiti) conferma. nelle ele- zioni di domenica scorsa. . , · · Delle proposte di Tito non sembra peraltro voler prendere atto l'O.N.U.; ch,e ha continuato a discu– tèr<: la sorte dell'Italia, come se nulla di nuovo fosse avvenuto, e ha dichiarato che la deliberata sospen– sione delle decisioni sull'ordinamento da dare al Ter– ritbrio libero di Trìeste non significava affatto, che si volesse attendere il risultato delle trattative diret– te tra Italia e Jugoslavia; che queste trattativ~ sono possibili, ma solo in rispondenza a quanto già deci– so dal_Consiglio dei Ministri degli E~teri. Dal can– to suo l'Italia, con la dichiarazione fatta all'Assem– blea dell'O.N.U., che ogni accordo che fosse stipu– lato per Trieste -sarebbe· stato sottoposto alla san-, zione delle Nazioni Unite, non voleva soltanto fa,re atto di necessario omaggio a queste, ma ROrre sotto ]a loro garanzia l'annessione territoriale che le fos– se stata concessa. Purtroppo le parole dette in più ~ccasioni da Tito, la concezione che egli ha della democrazia nei rapporti _in.terni ed internazionali, i fini a cui deve servire la sua politica non permetto– no di venire sul confine orientale a quella distensio– He di rapporti che- sarebbe desiderabile, .e ad esclu– dere ogni. ingerenza estranea da quelle regioni. E ,questo è un aspetto non dei meno tristi della pre-' sente situazione. LE RECENiTI ELEZIONI Un sintomo della gravità di tale situazione è an– che il risultato elettorale di domenica scorsa. Non èi a_ccora tanto l a perd ita di voti subita da1 nostro par– tito, quanto lo sta.to d'animo di cui essa .è segno. Noi avevamo vera mente sperato che al no_stro partito spettasse il compito, grave ma onorevole, di portare il paese fuori dallo stato di crisi in cui lo aveva get– tato, insieme con ventitrè anni di fascismo, la guer-' ra disastrosa e l'iniquo trattamento fattogli dàile' · Pot<mze che esso aveva aiutato .a conseguire la vit– toria. Questa. era l'aspettazione anche di inolta gen– te che è fuori del nostro partito, che non accoglie integralmente il nostro programma, ma che non ve– deva altra forza fuori di quella che noi potevamo rappresentare capace di superare le enormi difficol– tà che l'Italia incontra sul cammino-della ricostru-·· zione. Le elezioni di domenica mostrano clìe non si' ha più questa fiducia, almeno per il momento. Una mass~ notevole di elettori si è astenuta e questa,a– stens10ne è uno dei segni più gravi della sfiducia in cui sta per piombare il paese. Il Partito Comunista non ha forse fatto guada– gni in cifre assolute, e forse in qualche luogo ha ·es– s? pure perduto qualche voto; ma la larga asten– -s1one, probabilmente soprattutto dei ceti medi, ha pr~cur~to. ad esso un notevole guadagno nella di– stnbuz1one percentuale dei voti, sicchè esso è riu– scito vittorioso in parecchie città. Ma, senza asso– lutamente alcun preconcetto settario, ci permettia– mo di dubitare che questo significhi un preciso o- , rientamento di una maggioranza relativa vers'ò una consapevole accettazione del programma comunista. Crediamo che sia il risultato di uno· stato di irrequie– tezza piuttosto che di una convinzione; e vorrem– mo che gli stessi comunisti cercassero di analizza– r-e a fondo il sign.ificato di questo loro successo per. evitare che si rinnovi il fenomeno del 1922, la cui possibilità è rappresentata dai progressi raggiunti il'l più luoghi dalla lista qualunquista. . ., Quanto all'insuccesso nostro, al quale può aver ibljoteca Gu o 1anco contribuito lo straniarsi da noi di una parte di sim– patizzanti, in sèguito alla stipulazione del patto di unità, _cheagli occhi di certuni, anche per le interes– sate immagini datene da una parte della stampa di destra, è stato giudicato come un avviamento alla fusione, e certo come rinunzia alla nostra autono– mia; quanto all'insuccesso nostro, ·çlicevamo, dob– biamo cercar di accoglierne subito l'ammonimento e sforzarci di correre ai r·ipari. Gli ev·enti ci dimostra– no che abbiamo commesso errori. L'errore maggiore è stato quello di non sap~r difendere i nostri pre– cisi connotati, di n_onaver avuto chiara consapevo– lezza della nostra specifica funzione. Tale mancan– za di consapevolezza ha impedito che fosse alimen– tata n~l nostro spiritò quella fede da cui soltanto può essere generata un'azione vigorosa, calda, che . trascini veramente verso chi la professa ondate di simpatie e di consensi. I comunisti hanno avuto que– sta fede e banno trovato in essa la forza per svol– gere un'a.zione infinitamente più fervida ed alacre della nostra .. Certo, l'azione clandestina dalla quale uscivamo predisponeva gli animi verso gli estremi– smi, e anche oggi le condizioni sono così tristi e pa– re così disperata ogni ricerca di ·pacifici rimedi che gli animi sono ancora disposti a vedere possibilità di -salvezza solo in misure eroiche, che trascendono i confini della realtà. Noi dobbiamo cercar di approfondire in noi stes– si e negli altri la consapevolezza della nostra speci– fica funzione e sentir questa come una missione alla quale non è lecito mancare. Dobbiamo cercar di to– gliere dalla mente dei ceti meçli (giustamente im– pressionati anche dalle sciocche affermazioni con le quali nell'interno del nostro Partito si cercava di screditare l'indirizzo di pensiero' rappresentato da questa rivista), il sospetto che il proletariato, i cui interessi il nostro Partito intende · rappresentare e difendere, non comprenda anche loro; ma soprat– tutto bisogna cercar di dimostrare che noi, noi sol– tanto, o, almeno, meglio che tutti gli altri, siamo la forza capace di dare struttura e andamento demo– cratici alla vita del Paese. Perchè, ad es., non si è approfittato di questa lunga parentesi nell'attività · della Costituente per cercar di stabilire un contatto più intimo tra eletti ed elettori, per spiegare a que– sti ultimi la natura è la importanza dei problemi che la Costituente dovrà risolvere, e cercar di avere · per il modo della loro soluzione, un contributo an~ che da un orientamento della pubblica opinione? Pa– re veramente che ogni abito di democrazia sia lo– gorato e consunto. Noi dobbiamo ricompor!~ e ri– metterlo in valore. Solo da· una rinascita di spirito democratico, solo da una riconquista che lo spirito popolare faccia della coscienza della sua sovranità noi potremo sperare di riconquistare le perdute for– tune. E avremo la soddisfazione che anche in que– 'sto caso la rinascita nostra coinciderà con la rina• scita della vitalità e con la formazione della matu~ rità politica de-I nostro paese. · U. G.M. Per mancanza di spazio siamo costretti a r·imam/Jareai pr.ossimi fascico/,i par.e-echi scritti pervenutici, fra mi mi interessant.e articolo del compagno A'UV Sarteschi sulla quèstione d.ell'Alto Adige, 1111 articolo che. l'on. Canevcwi ci ha inviato a nostra richiesta sul Congresso delle Coop,ra- - tive Agricole, tenuto lo· scorso mese a Bologna, e dutt ar– ticoli dei compagn·i prof. f3arbagallo e a'UV. Cicero . sulla qiiestion.e 111è,ridionale. •

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