Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 19 - 15 ottobre 1946

306 CRITICASOCIALE le possa minacciare; ma non vedono tutte quelle altre , forze armate che segreta~ente vanno organizzando coloro che hanno privilegi da difende're o da. restau– rare. Sul terreno della violenza, massime nella pre– sente situazione dell'Italia nella vita internazionale, noi non abbiamo oggi ne.ssuna seria possibilità di vit– toria. Ciò non vuol dire naturalmente che non dob– biamo tenerci pronti a fronteggiare anche coi metodi della ·forza materiale i teq.tativi che venissero fatti per ricacciarci in un passato nel quale non vogliamo tornare. Vuol dire però che, se questa è la via nella quale possiamo essere trascinati, altra è la via che spontaneamente dobbiamo scegliere, per poter aeco– starc_i ai fini ai quali miriamo. Come dimostra l'e– sempio del 2 giugno, sono i metodi della democrazia quelli che ora ci promettono più sicuro vantaggio. Dobbiamo saperli usare, se non vogl_iamoche si rin– novi la catastrofe di venticin~queanni addietro, verso la quale siamo/ incamminati più che da .molti non si creda. Per •difendere efficacemente le istituzioni repub– blicarie, dobbiamo cercare di eliminare i pericoli che le minacciano. I qualunquisti e i neofascisti e tutte le forze che li sorreggono fanno evidente assegnamento sullo stato di irrequietezza e di malcontento che va accumulandosi per il fatto che nessuno dei problemi assillanti della vita nazionale appare avviato ad una effettiva, e non illusoria, soluzione. Alla ricerca di tale soluzione noi dobbiamo pertanto rivolgere tutta· l'opera nostra, uscendo fuori dall'inerzia e dall'in– certezza in cui abbiamo perdurato sin qui, tradendo il nostro compito, le nostre speranze, il nostro dovere di· fronte al Paese. Sappiamo di dire parole gravi e le diciamo deliberatamente, perchè, se non abbi~mo · la forza di spogliarci di ogni ipocrisia in un momento grave come questo, siamo davvero inesorabilmente perduti e senza possibilità di prossima resu!"rezione. Agire nel Governo e sul G 1 overno,; necessità di riso,l- vere il problema dei tributi e dei prezzi. Noi non crediamo, come altri nostri compagni, ai quali pm: siamo su molti punti intimamente vicini, che si possa· fare a cuor leggero gettito della nostra par– tecipazione al governo. Non siamo affatto attratti da questo compito e sappiamo b_ene .che esso ci a4dossa gravissime responsabilità, attira contro di noi accuse e malcontenti, ci toglie, in certi momenti, la possibi- . Iità di atteggiamenti conformi al nostro spontaneo impulso, dato che noi non.ci sentiamo di essere, come . altri, al tempo stesso ministeriali a palazzo e opposi– tori in piazza. Ma un partito·che s.ente di avere una missione da compiere deve avere lll forza di affron– tare tutte le difficoltà, tutte le responsabilità, tutte le inimicizie che sono inerenti al suo compimento. L'im– portante è di aver coscienza di quella missione e di aver la tenaèe volontà di compierla, come un :lovere al quale non è permesso sottrarsi. La mozione da noi votata al convegno di Roma in-, ai:ca quali sono i problemi che noi dobbiamo più ur– ,gentemente risolvere. Se per alcuni s,ono forse· an- . cora necessari studi, ai quali dobbiamo acdngerci senza perdere tempo, per altri la soluzione, a-Imeno parziale, appare sin d'ora d1iara e déve essere attua– ta. I nostri compagni che sono .al governo hanno per primi tra tutti noi l'obbligo di iniziare un'azione vi- -gorosa ed o·rganièa e di pretendere che anche i -loro . colleghi facciano .altrettanto: se questo appare, dall'e– sperienza dei fatti, veramente impossibile, allora, sì, è le(èitoe doveroso concludere che non si· può :e non si deve restare al poteré.' . BibliotecaGinoBianco Ai loro colleghi di governo i nostri compagni de!>– bono parlare con fermezza e con chiare·zza. Non sono più ammÌs!>ibilicomplici tolleranze e silenzi, anrhe se suggeriti dall'onesto desiderio di pon inasprire i rap- . porti tra partiti. Ora che il ministro Co:bi110 se n'è andato; coloro che dall'opposizione di lui ritenevano inceppata ogni possibilità· di azione, hanno l'obbligo di agire. Il Ministro delle Fi:t?-anzeprP..~enbuna buo– na volta, non dichiarazioni generiche di aspirare ad una larga riforma triJ,mtaria, ma concrete proposte di legge da presentare subito alla Costituent~. Non è•lecito, dopo due anni di attesa, venire di– nanzi al Consiglio dei .Ministri a portare, come pochi giorni addietro è stl/,to fatto, proposte di imposte sul– lo zucchero, sui semi oleosi, sul gas e sulla luce elet-· trica, .in un momento. in cui la coscienza pubblica si ribella contro g!i eccessi già èsistenti dei tributi ;ndi– ret~1 che colpiscono le classi povere in mis1.;:·apro– pÒ1 zionalmente. assai più grave che le altre. e pro– prio me~tre si stanno facendo sforzi per. contenere l'aumento dei prezzi e ridurre possibilmente il costo della vita. Quante invettive, pienamente giustificate, avrebbero suscitato pro.poste così stupefacenti, se al Ministero delle Finanze fosse s_tatoCorbino o qualche altro liberale della sua risma ! · Altre sono le proposte in materia tributaria che il Paese -attende con legittima impazienz·a. E'. troppo · tempo che se ne parla. senza far nulla di positivo. E purtroppo, come abbiamo detto più. voltè, il ritardo ha già prodotto 11n·danno gravissimo e irreparabile. Cumuli di sopraprofitti, che si sarebbero alcuni mesi addietro potuti colpir-e facilmente e con grande van– taggio dell'erario, sono Stati a quest'ora occultati o sono anche andati di~persi, per .quei rovesci che càpi– tano non di rado ·agli audaci, quando son_omossi da una ingordigia senza freno. Altrettanto ,-Jicasi dei patrimoni che un'imposta dovrebbe colpire, pa:te dei ,quali è emigrata all'estero, con mezzi-che. sono a co– noscenza di tutti e contro cui pare che il Governo non abbia trovato nessun mezzo di opporsi. (Anche in questa disattenzione e insufficienza di azione ap– pare evidente il danno del cumulo delle caric.he , con- · tro cui torniamo a gettare l'allarme e a protestare). Ma pur con l'impossibilità di riparare i danni già verificatisi, qualche cosa c'è da fare e dev'esser fat– . ta subito, E contro le tergiversazioni dei loro colle– ghi di Governo i nostri corripa,gni hanno il dovere di esigere che si .faccia, senza ulteriori indugi. . In materia di prezzi l'azione calmieratrice, compiu– ta in modo inorganico, ha dato scarsi risultati; ha 'an– zi determinato. in a}curii luoghi la rarefazione 9 la: scomparsa di alcune fnerci dal mercato pubblico e il conseguente inasl?rimento del loro .prezzo sul rrjer– cato nero: Attuati più organicamente, il calmiere e il tesseramento possorio forse dare qualche ·risultato migliore, almeno in via provvisoria. E intanto bisogna cercar di attu/are, con la massima premura, provv~ dimenti di più durevole efficacia. I Comuni debbono • immediatamente studiare e iniziare la istituzione. di Enti pubbfici di consumo, che servanO ad assicùrare gli approvvigionamenti e a mantenerne moderati i prezzi, è il Governo deve dare tutti i possibili aiuti e 1~ possibili agevolazioni perchè i Municipi ,possano al p.iù presto e nella più larga misura far fronte a · questo forò compito di _assicurare alle pOJi>?lazioni ciò che è necessario alla vita . ' ' ' Pifesa e S1}iJuippo del&:,; dem.!Ocrozia; le so'C'itwiz.eai,Z'io1114, Non continÙiamo in questa analisi dei ·problemi che la nostra mozione dichiara urgente risolvere, ma ci J

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