Critica Sociale - anno XXXVII - n. 7 - 15 dicembre 1945

112 CRITICA SOCIALE risultati pratici a favore· dell'agricoltura o dell'indu- . stri>a, il primo e maggior_ utile torna alle cale,gofie più alte di agricolto,i ed industriali, e solo indiret-. tamente ricadeiai lavoratori, per la grande strada - grande e troppo lunga - dell'aumento o migliora– n1en.to della prodùzione, che eleva in generale, per tut ti, i l tenore di vita. Ma non sarà certo questa la via « diritta e larga» che dovrà avvicinare gli uo{Jlini di studio e -di laborat,orio agli uomini d'eBa zolla ,arata e seminata; e se per ora, come dissi, i primi sem– brano accolti dal parnto un poco per forza, è pr.o– prio perchè il « senso fraterno» di unione c:on i la– voratori manuiali si potrà e dovrà raggiungere indub– biamente per un'altra strad,a, che potrà anche essere 'diritta, ma non sarà certo nè facile nè comoda. Perchè le speranze poeticamente espresse son.o una - bella cos>a, ma le realtà concrete sono una cosa di– versa. Proprio per questo, non intendo di;tracèiare un programma di rovesciamen o del mondo in un articolo di rivista, ma intendo -dire alla buona ·che, se il mondo va, in molte cose alla rovescia, 1alla rove– scia va indubbiamente anche nei rapporti pratici fra le categorie .sociali, considerate dall'esclusivo punto di vfata della_ produzione. Noi cosidetti inlellettu>ali -pretendiamo d'essere inclusi nella categoria dei pro– uuttori, e per Je conseguenze materiali indirette del nostro lavoro, e per quelle. -dirette, anz1 immediate, d<ordine spirituale; pretendiamo: e quando i lavora– tori manrnali mostrano in questo, di noi). saper con– venire e di non intenderci, allora il torto è loro. Ma se dalla categoria produttrice degli operai e nostra e, quando non speculano, soltanto, degli industriali, ecc., scendiamo .(e questa vòlta molto >alla buona_, pro– pi;io perchè vorrei rivolgermi senza parole difficili e senza troppi ricordi li'breschi ai compagni che la– v,orano con le proprie mani), scendiamo agli umili che, per dolorose condizioni o, forse, superstizioni familiari, o per ragioni dCmuscoli o di cervello, non hanno p.o,tuto o siaputo diventare nè operai nè intel– .lettuali,- ma. contano; computano, registrano, copiano, cioè; senza direttamente produrre, fanno pure cose utili o addirittura necessarie, e poi ancora scendia– mo, più giù, molllo più giù, agli im,produttivi inutili 'O sflacciati che lavorano (sp-eculatori, intermediari senza j:>isogno, ecc.) e agli inconsci (;be non lavorano (ricchi inoperosi·, tagliatori di cedole, ecc.), avremo raggiunto una terza categoria, l'ultima, sulla _quale questa nostra scienza socilale spicciola ha ancora qùalcosa ·.da dire. Noi intellettuali viviamo (abitu– dini, pretese, abiti, sciocchezze) in modo molto più vicino agli uomini della terra che a quelli della pri– ma càtegorila, la nostra; e poichè l'apparenza esterna è stata sempr,,e ·ed è la sostanza -deHe opinioni altrui, se i lavoratori -manuali non di rado e volontieri ci confondono con quelli dell'ultima, un'altra v,oJta ·il torto è loro ... mia non del tutto. Incominciamo ora ad elencare i torti ho.stri, pur, troppo più numerosi e più ,g,ravi: in qua riti sap– piamo a tempo ricordare di essere della categoria· degli operai? Vogliamo dire qualclie verità lap1alissiana, .od an– che un p,oco banale?_ e se si tratta di seccare qual– cuno che lo meriti, lo facciamo volontieri. Ci sono tra noi ancora quelli che si ritengono di sangue d'al– tro ~?lor_e, come, forse solo in. altri tempi, i cosiderti nob1h di razza; e sono fortu·n1atamente pochi ma quahmque età abbiano, sono soltanto vecchi irulli; c1 sono anche altri che· infastidisce il co,ntatto di mani callose o di_ abiti e modi non urbanissimi · in verità non vale la pena .d'insistere: gli uni e gli ;Itri _ contano poco. Conllano -di più, o per lo men.o sono in numero maggiore, coloro che dimenticano come senza }'-o-p.eraio che p-repiu:a le provette, ma anche' le lenti_ dei microscopi e gli ingranaggi di macchine poten:ti o delicatissime, gli studiosi non saprebbero come andare a,,anti. Banalissima constatazione-! il supi:eI?o dispre?}o per_chi materialmente fa prov ette, · I.enti, m,granagg1 non s1 estende, presso alcuni di n.oi aI fornitore, senza dubbio mÒ-lto meglio vestito eh: e~ 1~ :1:rocura. p~r ·novanta avendoli c©mprali per· d1,ec1; Il che s1g111ficache ,alcuni dr noi considerano, gli uomini dall'intellettualis1Simo punto di vista deHa reltilineità della piega dei calzoni. - Fuori di queste miserie, si può anche non essere banali: c'è\ piu che un .pàraHclismo, un'unità fonda– mentale nella condotta di tutti color© che l 1 avo-rano, . dai più ~1mili ai più alti, ed è un comune abito di pazienza cosciente, che l'esperienza del lavoro ci ha dato come arma, come l'arma ·p,iù v.alida, contro l'o\Sti– nata fredda difesa della natura, gelosa dei suoi ses• greti; perchè noi costruiamo tutti, operai e scienziati, pietra per pietrla, come qualcuno, conosciutissimo•, ha pur detto in un libi:o intero o in due, forse con più arte. che sincerità. Noi qui no·n parliamo, s'in– ten·de, di lampi imp,rovvisi, di visioni superio,ri, me~ raviglio.se ma eccezionali;· parliamo di maggioranze, di normalità, di verità umili e tranquille di tutti i giorni. I;.t1 allora si,amo pari:. noi, chiusi nel silenzio -d'un laboratorio, d'uno. studio, chini sulla formula o sul documento che len,~amente si svelano~. altri iso– lati per virtù propria pur nel -frastuono d'un'officina, chini sull'acciaio che vuole ancora e ,ancora un cauto giro di tornio o di mola per aderire a·1 suo calibro, così perfettamente come la macchina cieca non potrà ottenere mai.· Uh r:isu]tato è raggiunto: la verità' si snod,a e si riprova nel documento che si chiarisce e. ci illumina, nella formula che r.ispònde,. nell'asse du– rissimo che ,gira senza sbandamenti, 'docile, perfetto, soHo la mano· che l'ha costruito ed ora l'accarezza, appaglata. Tutti abbiamo toccato la nostra piccola vit– toria d'ogni giorno, tut1i riprenderemo domani- con la stessa cosciente pazienza, e comp,iremQ un (lltro piccolo passo, con la stessa gioia: siamo pari. Certo ho parlato degli operiai che si -dicono specia– listi, e in ogni modo dei migliori, ma li ho pur messi di fronte af « ceti inte'1lettuali più elevati >>·; sotto, quanti di noi 'aggiungono giornalmente documento a documento, formula -a formula,· senza veder mai se non- l'accumularsi indefinito. -di piccoli riisultlati, · sè.nza una luce più alta, tendendo verso una pura abi– lità tecnica, del r.esto ,evidente, frequentissima se scendiamo, tra gli intellettuali, un gradino più ia · .giù, ai professionisti, agli impiegati - meglio, a molti di loro, ai più; così gli -sterratori scavano od a·ccumu– lano senza veder mili il valore del fossato o della diga, e sono i più. ' Non scrivo,poesie: chi nega che il éhiJnico· abbi– sogni d'una prepiarazione più lunga e. più grave, che gli occorrano più numero1Si e sottili accorgimenti che all'operaio tornitox>e? Dicò invece. èhe si cornbatte • tutti la sitessa battaglia, con· gli stessi me.todi, çioè con _ fo stesso spirito, e che il vederne e comprenderne il _ valore fina1e, la santità, n0n è question'e di cultura inte1le,t_luale o di prlatica manuale, ma. è questione di cervello e di .cuore, l'un-◊ e l'altro doni or~ginari a ciascuno ,di noi, operaio o ·scienziato, della 11O1Stra mamma: si combatte insieme la battaglia di tllltti per l'elevazione di tutti. · E se noi intellettrnali la-vorassirno in questo spirito di parità che nòn so decidermi a chiamare modesto, avremmo evidentèm'ente il diritto di parlare sempre, per noi •e -per i compagni lavoratori manuali, di classe lavo ratrice invece che solo di- classe ,operai1a; ed è s.tr' a-no che in questa seconda forma s'insista dai so– cfa listi che scrivono, in fondo dai socialisti diri,genti, che - absit iniuria - sono tutti intelletitualL Insom– ma io non vedo-e non _credo, neppure dopo un articolo ·pensatissimo -di 'Giuliano Pischel, che un conce,tto di c1e,sse, di portata Plù. ampia ,ed elastica, debba costi– _tu1re un privilegio e ·possa fornire ragione sufficiente di vìta ad un partilto nuo,vo, se noi stes-si, come scri– vono proprio i nostri dirigenti, riconosciamo· « la _necessità di un ,atteggiamento positivo radicalmen,le nuovo ri§.pe1to a quello, tradizionale». Questa è, in ogni modo, la sitrada diritta, anche se a qualcuno di noi non sia per riuscire nè facile nè comoda: il lavoro compiuto da intellettùaH ed oipel"ai con ,spir ito di _pa,rità vuol dire tutito tl lavoro since– ramen.te U!lito contro le classi impr,oduttive: su que- • sto terr.eno potremo fiduciosamente stringerci la ma- ,– no ... e, in fondo, le nostre mani delicat,e e bianche in quelle gran-di mani forti e abbronziate di sole ·o di fuoco, non faranno, temo, la figura migliore. · . ' PÌETRO TOBEL'.LI Dlretto're: Ugo Guido ,Mondollo Redott0re respons.: Antonio Greppi Autorizz,, Allled Publications B.C. ·N. 288 - f0-8-f945 ' Ar~hetipografla di Milano- S. A. - Viole UIT)brio54

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