Critica Sociale - XXXVI - n.18-19 - 16 set-15 ott 1926

s CRITICA ROCIALE 293 -------------------~ -------------------- scevri proprio dj._ogni debolezza per l'on. Giolitti, che fu, anzitutto! un accorto ministro (si ricordi ii significato etimologico di .questo termine) della monarchia sabauda, ma trovare per lo meno esa– gerata la cruda affermazione dello Zuccarini: << se un responsabile politico del fascismo c'è, questi è (;iovanni Giolitti». Si può convenire calorosamen- 1 e nel federalismo propugnato dal valoroso scritto- 1·e repubblicano, ma cio non vieta· di fare, tra le altre molte (non tutte liberamente pubblicabili) os– servazioni, almeno queste due o tre, modestissi– llle: che il fascismo aveva fatto nelle campagne molte delle sue prime prove antisocialiste (a pro– posito di... rurali); che il fascismo, nella marcia sul Comune di Milano, fece, con la tolleranza noH so se postuma od anche preventiva del Governo ce11tn:iJe, la prova generale della « marcia su Ro– ma » ( a proposito di... centralismo); che, il fasci– smo •si era annunciato nei primordii tendenzial– mente repubblicano, oltre che antisocialista, anti– rnonopolista, antistata.lista (con l'acquiesce11za, o no, dei repubblicani di marca, teneri di tali « otti- 1ui propositi » e magari di certi metodi ri voluzio– nan1?) : che il fascismo, dunque, o quanto meno, il fenomeno della sua genesi e del suo trionfo, ri– rnla, bensì, una « crisi dello Stato », ma non può clil·si il logico sviluppo o lo sbocco fatale della mo– un rcllia costituzionale o del centralismo burocra– tico. Si veda il Belgio, che pure è uno Stato monar– chico, si veda la Francia, Stato repubblicano ma accentrato se altri ve n'è. E, per spiegare come il fascis1110 sia quasi abortito nella Francia e nel Bel– gio - a11111Htestra.ti, è vero, anche dalla nostra e– sperienza - cll abbia potufo, invece, prevalere e prepotere in ltalia, si ricordi, sopra tutto, che la critica vol.ilica, aimè, non basta, ma dev'essere in– tt-grnta da una critica sociale. 1 Detto ciò, per lumeggiare il nostro punto di vi- sta, che uon è e non può essere identico a quello. dello Zuccarini circa molte questioni - intorno a (JUelia, ad esempio, del « contrasto tra borghesia e proletariato », che a lui, ma non a noi, se non COll... moltissimi grani di sale, può apparire (( Ull elemeùto di secondo ordine e subordinato » nella « più vasta e più profonda lotta » fra centralismo cd autonomia - detto ciò,. possiamo, o... per ri– prendere a parlare al singolare, posso aggiunge– re di buon grado che, almeno per parte mia, con– cordo in alcune altre opinioni dello Zuccarini. Se- gllatamente, in queste: · 1) si giudichi come si vuole, e magarj con molto maggiore indulgenza dello Zuccarini. il co– stituzionalismo italiano, certo è che questo, od il li– beralismo, come pratica se nori come dottrina, fu essenzialmente diverso dal classico liberalismo in– glese, che del « concetto di autonomia » fa il per~ nio del proprio pensiero, e, ciò che conta ancora d1 più, delle proprie istituzioni politiche; . 2) « la soppressione violenta della Costituz10- ne e del Parlamento avrebbe consentito possibilità di ritorno; la mo1-te lenta, 11aturale ... no »; 3) l'opposizione al fascismo non può impe– gnare battaglia per un ritorno, puro e semplice_, al– lo s(atits quo ante, status liquidato dal fascismo senza possibilità di restaurazione, ma deve adotta– re un comune e coraggioso programma di ricostru– zione. Su tale terreno, politico, come accennavo dian– zi, mi se1Ùbra vi siano larglle possibilità di intcsn. E questo - non la cl'itica., ormai infeconda, ad un passato, sorpassato, che non potrà più ritorna– re - come pur dicevo, è l'importante. Vi è stato, mi pare nel primo dopo-guerra, an~ che nel uostro partito - e ·su queste colonne - cln Biblioteoo-OtAte ~:- se più Stato, o meno Slalo. Ricordo la impostazione, non la soluzione del pro– blema. Per conto mio, in ispecie dopo le esperien– ze delle bardature di guerra ed altre molteplici e– sperienze più recenti e sempre più pesanti, non e– sito a dare, per quel pochissimo che può valere, il più esplicito consenso alla soluzione federali– stica, che, come è noto, rappresentò una tradizion<' ricca di pensiero, se pur scarsa di efficienza poi i– tica., nel Risorgimento italiano, e che vedo oggi, con gran piacere, ripresa ed ammodernata da al– cuni am1c1 repubblicani. Diceva appunto Carlo Cattaneo, che da qualcuno è ancora citato, ma da non molti è letto e da pochi meditato: « libertù è repubblica, e repubblica è pluralità, ossia federa– zione ». Chi voglia avere un'idea della ricostruzio.11e dello Stato su basi federalistiche, cioè di un fede– ralismo rinnovato dopo un'esperienza unitaria di oltre mezzo secolo, legga il libro dello Zuccarini del quç_tle sto parlando, in ispeci-e la terza parte. e più particolarmente quel capitolo su l'o1·dinmne11/o llello Stato, che offre anche un sobrio disegno di una possibile ripartizione fra la politica, i servizi, l' a.mmi nistrazione. . A me basta di avere richiamato l'attenzione an– che del nostro partito, e del pubblico di questa Ri– vista, su questo volume, in cui il direttore della sirnpatica Critica politica agita il vitale proble111a, tllet.tendosi nella scìa. luminosa, 1na fin qui poco seguita, di una corrente repubblicana. che 11en1111e– no tra i repubblicani del Risorgimento, affascina– ti dalla propaganda mazziniana, a.Yeva. trovato troppa fortuna. Qui - per concludere l'articolo che, se mi av– viassi a discutere i particolari del programma rico– struttivo, diventerebbe eccessivamente lungo - fa– rò soltanto d\ie o tre altre osservazioni. Una vuol essere una preventiva risposta. a quei democratici (forse, ne è rimasto ancora qualcuno in Italia ... ), e magari a quei repubblicani e socia– listi, i quali, potrebbero temere uno sfasci ame11 Lo dell'unità italiana, in particolare a causa del Pn– pato, se prevalesse il federalismo. Nota con acu– tézia lo Zuccarini che, laddove grandi Stati un i– tarii come la Russia sono crollati, Stati federali co– me la Germania. hanno resistito anche alla più cla– morosa disfatta e vanno rapidamente risorgendo o, come la Svizzera, « hanno persino saputo realiz– zare il miracolo di fondere e di tenere indissolu– bihnente congiunte popolazioni diverse fin di liu– o-ua di religione di razza ». E se il fatto che il re- o ' ' gionalismo fosse compreso, nell'immediato dopu- rruerra, tra i punti programmatici di quel partito "popolare, che seguiva, o si- credeva seguisse, le di– rettive della Santa Sede, può avere ingenerati d11b– bii e timori. non si de,·e tuttavia dimenticare: che il regionalismo fu, in quegli anni, postulato co– mune a molti partiti; che quello, caldeggiato eia Ilo Zuccarini ed impiantato su libere basi consensuali, · si differenzia dagli altri che erano sostenuti da di– \'ersi partiti ed anche dal partito popolare; e che, infine, se può sembra~e poco probabile che l'accor– ta politica vaticana abbia ad approfittare di qua– lunque possibile rivolgimento politico per l'iporre sul tappeto la questione temporale, ancor meno cre– dibile è che tale questione, se pur potesse 111ai es– sere ridiscussa, dovesse, in un'Italia rinnovata ed in un'Europa in cui oggi forse la sola Spagna po– trebbe farsene paladina, arnre la più piccola spe– ranza. di una soluzione fnxorevole al Vatica110. fl quale, in tanto può nutrire sincera fiducia di con– serntre ancora a lungo il proprio potere spiritua– le, in quanto lo stesso, con le dovute guarentigie, sia sciolto tla ogni dominio politico. Un altro punto, che ora non posso toccare se non di ,·olo, è quello che, con la soluzione propu- •

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