Critica Sociale - anno XXXVI - n. 6 - 16-31 marzo 1926

il partito dominanle alla rinunzia della .li~crtài rappresenti un male comune che le soc1eta poi scontano con lunghi sacrificì e con una renta de– cadenza· è un'idea troppo complessa ed elabo– rata per~hè possa rappresenta~e nella soc~età_un principio attivo. In sostan_za s1 vede che 11 ~1be- 1~alismo rappresenta un sistema troppo delicato e troppo fine perchè possa dural'e senza paren– tesi od ecclissi, e non debba deiinitivamen~e per:i.– 'colare. Sulla base del marxismo riesce possibile comprendere come questo fatto si verifichi. « Segue che la vera emancipazione umana non si avrà se non quando· l'uomo individuale e reale, rias– sorbendo in sè il cittadino astratto, sarà diventato u11 essere sociale nella sua vita quotidiana, nei suoi lavori, nei suoi affari individuali; infine quando l'uomo, rico– noscendo ed organizzando le proprie forze oome forze sociali, non separerà più da sè la forza socialJ) sotto forma di forza politica. All,ora, ma non prima, l'emanci– pazione umana sarà completa». (Marx). Cerchiamo di intendere questo pensiero del Marx. L'emancipazione politica,, cioè il regime li– berale, non è possibile se non nei limiti in cui l'uomo si rassegni alla sua sorte sociale, ossia ac– cetti la sua situazione di classe. La libertà po– litica implica che gli uomini non intendano ro– vesciare il sistema storico delle classi come si è venuto costituendo sulla base d'un determinalo si– stema produttivo. Ne viene come conseguenza che la libertà politica è inseparabile dalla servitù eco– nomica degli uomini. In tanto l'uomo può agire come cittadino libero, in quanto egli accetti il si– stema di subordinazione e di ooord.inamento nel quale è compreso. Nel momento in cui questo si– stema egli tenli scuotere e non ci riesca, anche la sua libertà politica è comprome•ssa. Invece, in un· regime fo~dato sull'uso comune ùei mezzi cli produzione (comunismo), non vt sono più classi economiche ..Gl'individui appaiono come semplici utilizzatori (magari nella forma privata) delJa proprietà comune. La funzion.e essenziale dello Stato·- il manlenimento coattivo delle classi entro i termini del possesso privato dei capitali (mobiliari e fondiarì) - si trasforma in una sem– plioe amministrazione, dei beni comtmi della so– cietà, in un organismo di cultura e di produzione. La coazione giuridica e, poliziesca, che è la ca- , ratterislica dello Stato, non ha pJlÌl modo di esi– stere. La stessa nozione di Stato viene meno e . ) ne prende il posto quella di un'Amministrazione economica e, colturale (19). Quell'ideale della Libertà che gli uomini hanno sempre inseguito (20), non diviene una realtà se non con la società comunistica. La facoltà di svi– lup}i)are la persona propria col limite (automa– tico) imposto dallo sviluppo della 1~ersona altrui, (19) • Lo· Stato non esiste dall'eternità. Sono esistite società che _ne hanno fatto a meno, e che non ebbero nessun pre– se!1t1mento dello Stato_ e del potere dello Stato. Ad un deter– mmalo grado dello sv1lupppo economico che era necessaria– mente legat~ alla ~eparazione in classi d~lla Società, anche lo Sla_to,.a ca_g1_01~e cli questa separazione, divenne una necessità. Noi c1 ~V\'.IC1!1ia:11? a gran passi ad un grado di sviluppo della produzione, rn c~u non solo qu_este classi hanno cessato cli es– s~re una neces~1tà, ma son diventate un impedimento posi– ll_vo~Ila produz10ne. Esse cadranno inevitabilmente, .come ine– v1lab1lmente erano sorte. Con loro cade inevitabilmente lo Stato•. - F. Engels: Ursprung der Familie, des Privalei– ,g~nl!H!ms! und ,des Staa!es, 8.• ecliz., 1900, pag. 182. {La ver– s10ne 1tah~na d! questo 1mpo!·t.ante vol\1me dell'Engels, pubbli– calo molli arrn1 fa dalla Crrlica Sociale, è oggi disgraziata- mente, esaurita). ' . (20) • Le bL~tsnprème de l'humanilé est la liberlé cles in– d1v1dus •. - E. Rénan: Mark-Aurèle, 18.• ediz., pag. 588. BibliotecaGino Bianco nel che consiste la libertà, ha sin qui incontrato l'oslacolo del possesso e della proprietà dei mezzi economici. Un tale ostacol,o ne ha prodotto un se– oondo, consislente nell'organismo politico della società (Sta lo), sorto a garenzia del possesso e della proprietà privata. L'aboJizi,one dell'appro– priazione privata de.i mezzi di produzione istitui– sce fra gli uomini una duplic-e-libertà: 1. quella derivante dalla sparizione del limite automatico imposto allo sviluppo della personalità, consisten– te nella proprietà privata dei mezzi di produzio– ne; 2. quella deri van Ile dalla cessazione del ca– rattere coattivo della organizzazione pubblica da– tasi dagli uomini (Stato), e dalla sua sostituzione con una semplice amministrazione dei beni econo– mici comuni e dei mezzi della cultura. È chiar◊ che, s,c la persona morale di ogni uomo non è liinilata dal ·disuguale repaFto dei beni, che ri– mangano accessibili a tutti, la pe~sona privata può espandersi in tutta la libertà sino al punto estremo che le sue attitudini le permettono. D'al– tra parte lo Stato, non dovendo più imporre con la forza ordini e comandi che contrastino con l'in1.ercsse di qualcuno, la personalità di ognuno polrà manifoslarsi in tutta la sua varietà, tanto nel campo del costume, quanto nel cam_po della cul– tura, che sono i campi nei quali saldamente lo Stato fa sentire, la sua pressione. Ovverossia la li– bertà umana apparirà in queste condizioni nella sua massima, teorica estensione. Se si accettan,o quesl.e premesse, apparirà fondata la tesi del Marx, che la libertà uina:oa non è possibi1e se non in un'organizzazione comunistica della società. Il vero liberalismo non sarà che il comunismo. ARTURO LABRIOLA. Per "la terra chi lafarendere" nella Gran Bretagna 5. - Dal latifondista neghittoso al coltivatore. Veniamo ora alla forma di conduzione della Terra. Qual'è la funzione del proprietario della terra, che esso non coltiva direttamente, ma affitta? Quale è sta– ta, fin qui, fa giustificazione di codesto suo diritto cli percepire un canone annuo di reddito, sensa par– tecipare nè alla lavorazione, nè alla divisione della azienda agricola? · In due righe 1a riassumeva Stuart-Mill: « Le ragioni che giustificano la proprietà della terra sono valide in quanto il proprietario della terra vi arrechi dei miglioramenti». Il diri~to di possedere la terra mon consiste in altro che nell'adempimento d'una funzione utile. Se questa vie– ne a mancare, il diritt-0 di proprietà viene legittwna– mente messo in contestazione dallo Stato di fronte al proprietario. · . Più precisamente, la posizione del proprietario è de– finita .in queste due proposizioni: 1. - Il pròprietario è un iritermediario. Egli de– tiene la terra dalla Corona in enfiteusi - l'accesso più vicino alla proprietà assoluta che la legge ricono– sca - alla condizione implicita di fornire in cambio un servigio. 2. - Il servigi<o, che il pr-0prietario può fornire nelle condizioni moderne, è di soppe'rire all'agricoltura il capitale permanente e, grazie alla sua posizione di uomo che ha un'educazione non legata all'esercizio minuto della lavorazione della terra, di saper guidare la coltivazione in senso progressivo lungo il sentiero deJl>evol-uzione. Tralasciamo qui i precedenti storici che confermano

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