Critica Sociale - anno XXXVI - n. 6 - 16-31 marzo 1926

CRITi CA Sò'ClAL~ 8:3 Stato, estraneo alle classi ed ai cult.i, il cui fonda– mento è, anzi, l'aboliziom.e delle classi e dei culti come enti giuridici capaci di azione nell'atto in cui riconosce la validità di tutte le cl~ssi e di tutti i c_u.l~i, li affer_ma, ~i consolida, li stabilizza gli um r~~p~tto ag~1a!t~1. Esso difende e protegge non solo l 1sl1tulo gmnd1co della propri,età privata ma la specifica proprietà dei singoli proprietari· ~sso difende non solo i culti contro le agcrressioni e gli assalti degli altri culti, ma- i crede~ti dei sin– goli culti contro ogni violenza o menomazione che possa esser loro fatta. La sua funzione storica è la garentia di tutte le spede 'di proprietà (anche quella dei proletari riuniti in Cooperati ve) e di lutti i proprietari contro le offese che all'istituto della proprietà venissero fatte; e di tutti i culti conlro_ gli altri culti e i credenti degli altri culli: prolez10ne che va dalla repressione penale al la t~t~la morale e all'apprestamento delle .guaren– tigie accademiche e sciientifiche. Quindi tutte Jc situazioni economiche e tutte le crcdenz,e reli– giose (od etiche) sono sottratte alla possibilità del colpo di mano e all'aggressione immediata dei loro nemici; ovverosia sono confermate nella strut– tura e nel loro sistema di principii, sottratta ad ogni sorta di variazioni derivanti da correnti im~ proYvise e perciò stesso storicamente Ùresponsa– bili.- Le trasformazioni che lo Stato ammette sono quelle sole che promanano da mutazioni profonde e riflesse dell'opinione pubblica, e che son perciò riuscile ad agire giuridicamente sugli organi dello Stalo, disposti legalmente per accoglierle. Da quello che precede si vede che lo Stato neu– trale, l'emancipazione politica, è lLl . momento della vita politica della borghesia. L'emancipa– zione politica è un grande progresso storico, ma non bisogna confonderla con l'emancipazione umana as~o'.u'.a, con quella emancipazione umana, che è una cosa sola col comunismo. Perciò Marx osrnrva: « L'emancipazione p:>lilica [quella che costituisce lo Stato neutrale] è certamente un grande pi·ogresso. Essa non è il più alto grado dell'emancipazione umana, in generale, ma, nei limiti deH'organizzazione sociale tra-i dizionale, e a parte l'emancipazione real,e economica, essa è la forma più elevata deWemancipazione ». L'emancipazione politica sopprime, rispetto allo Staio) le difforenze di culto e cli situazione econo– mica, perchè parifica tutti i cittadini nel possesso dei dirHti politici; ma essa le mantiene e le di– fende nell'organizzaziòhe, le rende definitive, per– chè tutte le protegge. Ora a qua'.e movente storico deJla lotta delle classi corrisponde quesla emancipazi1one poli– tica? Evidentemente a quel movimento in cui mas– sima è la solidarietà fra i componenti della class,0 bòrghese, in cui i componenti della classe capi– talistica sono produllori in istato di concorrenza fra di loro, e perciò non possono possedere se non moralmente lo Stato, ma non materialmenle come classe· compalta; ed in cui, medesimamenle, la disgregazione del proletariato non è minore, e perciò esso è assolutamente incapace di esercitare una influenza efficace sullo Stalo e sulla sua legi– slazione. Borghesi in istalo di concorrenza con i borghesi, attuano nel proprio Stato la massima libertà della concorren::a) che non è solo concor– renza nella produzione dei beni) ma anche delle idee e delle organizzazioni. Un proletariato di- 8 . b 1 . sperso •~di visQ.,. ,ignorante, non ancora capace di 1 101eca \..::JlnO t51anco formulare rivendicazioni di classe di dare alle proprie -esigenze la formula di una ~oluzione; che non « pensa », e, però non può avvalersi della li– bertà di peasiero e di organizzazione per fini che minaccino le altre classi, non fa avvertita la bor.., ghesia del pericolo inerente all'uso della libertà per il suo dominio di çlass,e; e lo· Stato neutrale (liheral,e e democratico) si consolida e rafforza. Si ha l'impressione che questo Stato abbia risolto in maniera definitiva il problema dell'emancipa– zione politica di tutti gli uomini. 1 Ma basta appena avvertire che quest~ soluzione è uscita da una situazione di classe. per com– prendere come col mùtamenf.o di questa sztua– zione di classe anche la prima debba mutare. Il passaggio dallo stato di dispersione allo stato di organizzazione nella classe capitalistica, e it for– marsi nel pro:e~ariç1'.odi ideali antiborghesi, fanno precipilare il castello di carta dello Slato neutrale, e la stessa emancipazione pol)lica appare com– promessa ( 1 7). VL Per compre-ridere bene il pensiero di Marx su questo punto, bis,ogna tener sempre presente che l'emancipazione politica non può verificarsi e - soprattutto convinoersi, se non a palto che gli uomini, rinunzino all'emancipazione umana) cioè ad ogni sforzo verso un ordinamento sociale della propr~età, che elimini la ne:::essità delle çlassi e del possesso privato ,dei beni produttivi. Il .sistema liberale non si mantiene se non nei -limiti in cui l' -esercizio delle libertà politiche non conbengJ. una minaccia per l'ordine economico esistente. È chiaro infatti che, mentre questa sbessa minàccia è un rinnegamento ·del sistema liberale, il quale, essendo fondato sulla tolleranza, esclude che una classe organizzala non rispetti gl'interess.1 e le opi– nioni di un'altra dasse, provocando un movimento di rwzione difensiva nella classe minacciata, man– da a rifascio tutto il sistema della tolleranza re·ci– pro:::a in. cui consiste il liberalismo. Non Yi è dubbio che l'apparir,e del socialismo cplpisca molto gravemente il· sistema liberale; e questo spiega perchè, mentre le tesi dell'Humboldt e del :tvlill sulla Libertà appaiono astrattamente inconfn– tabil i, mentr,e le tesi liberali della Scienza E cono- , mica non possono nemmeno seriamente esser po– sle in discussione; il regim~ liberale dura tante faliche a cons<Brvarsi, e si può dire peric0li ogni giorno sempre più, anche presso quelle nazioni che hanno una più lunga esperienza della sua durala. L'idea che· bisogna rassegnarsi a sacrifi– care anche· quelle istituzioni economiche che- la -.: libertà » condanni a sparire,· perchè esse sono diYenlate incompatibili con ·gl'interessi della spe– cie, non è facilmente acoettabile, e del resto può mantenersi rnlo a patto che un ceto culturale sia capace di far consist,ere nella difiesa di essa la sua unica funzione politica di interess,e collettivo di celo ( 18). L'idea che la soppressione della libertà JJolilica per una classe · od un partHo, con– dannando irnplicilamenle anche la classe o (l'i) Rinvio il lellore al mio libro: La Ditla/1.1ra della bor– ghesia e la (lecaclenza della società capilalislfca, Xapoli 1924, edil. Morario, in cni 110 esaminalo largamente qnesti problemi. ( 18) Ciò ùeriva dal fatto che collura senza tolleranza e li– berlà è impossibile. Quindi l'interesse specifico del celo cul– t11rale (classe intellettuale) è la difesa e la propaganda della libertà. E dove il celo cull.urale \'icn meno a questo ufficio, vuol dire cha vera cultura non c'è.

RkJQdWJsaXNoZXIy