Critica Sociale - XXXVI - n. 3 - 1-15 febbraio 1926

- 30 CRITICA SOCIALE *** Ma l'analisi politica è n~e~~ pessin~ista della sintesi storica. Un vaflcmw non e un epilogo. Il fatto va c~ns~derato_ nei ~uoi lim_iti -propri e studiato nei nscontn dell anal~gia., Chi ha dimenticato la solenne proclamazione della alleanza o-ermano-russa sopra il falli– mento della riclicola Conferenza di Genova? In faccia ai vincitori impot_enti ad accordarsi, si accordavano i vinti, lanciando superba– mente la sfida della prossima rivincita! 11si– gnificato dell'evento appariva inc_ontr_oyerti– bile e la variazione delle glosse s1 umficava nello stesso imperativo odierno, in quel mane, teckel, phares che oggi ~ifian:imeggi~, ma che allora sp1endeva più mma~cioso po~– chè l'Europa si presentava insanabilmente di., visa. Ora invece l'Europa è unita. La Germa– nia ha stretto i suoi patti di garanzia reci– proca ai suoi confini cli Occidente e di Orien– te con la Turchia, l'Inghilterra, il Belgio, la Pblonia l'Italia. La Germania è sulla soglia della S~cietà delle Nazioni, il suo territorio nazionale miracolosamente si avvia ad es- ' sere tu'tto sgombrato dell' oc_cupazi_on~.ne– mica. Il piano Dawes per le Ripar-az10m fun– ziona meglio dei faticosi assestamenti dei de– biti tra gli Alleati. L'all~anza germ3:no-russa è vuotata di ogni carattere aggressivo e co– me sorvive non sembra che un primo pro– lungamento del sistema di Locarno verso la. Russia. Hanno i diplomatici sovietici Ul'l bel– l'affettare che Locarno e la Società deUe N a– zioni siano formazioni puntate contro l'U– nione della Repubbli_ca de_iS?viets e ben pos– sono s9pra questa lmea ispirare la stampa comunista d'Europa. Nessuno lo crede. L'Oc– cidente vuol pace. Due fatti perentòri distrug– gono la tesi sovietica. Il primo _è·--'- come ac;– cennato --:1 il permanere dell'accordo .russo tedesco di Rapallo, ·anche dopo Locarno. In diplomazia tutto si può ammettere, fuorchè il consenso all'alleato di allear.si coi presunti nemici. L'altro-fatto è la porta aperta lasciata· dallà Società delle N az1oni a tutti i dissidenti, la Russia, la Turchia, gli Stati Uniti, e, con– seguentemenly, gli inviti fervidi e le s0Ueci:– t;1zioni' insistenti in. cui si pr,odiga la S,ocietà delle Nazioni, perchè la Russia, l_aTurchia, gli Stati Uniti collaborino alla conferenza che essa ha indetto per lo studio del disarmo ge– nerale. L'America, anzi, _senza tornare pro-. priamente al wilsonismo, si dimostra già pronta a quella collaborazione, cui la spin– gono i vecohi e nuovi 'pos_senti interessi che ha contratto in Europa, seminando a larga mano i suoi prestiti, i qual,i non hanno altra speranza di buon fine che in un'Eur,opa de– cisa a grandi tagli ed economie sulle schiac– cianti' spese militari. Nulla permette di credere che la Russia resti estranea a questo movimento. Essa già consente esplicitamente nel fine, se pure pro– testi contro i mezzi. Ogni calcolo che possa fare la Unione sovietica (o che le si possa attribuire) il disarmo europeo è per essa un fatto di essenziale impoJ.~tanza. Ciò è così evi– dente che ogni dimostrazione è superflua. E di. pari evidenza è che, quali che siano le vedute Biblioteca Gino Bianco che la Russia volga in Asia, essa è sempre troppo europea per potere str~niarsi del tutt~ dal sistema europeo ed america:Q.?• Prov~ _d~ 'ciò se non ci fossero cento altre 1rrefutab1h incÙcazioni è la tenacia con cui l'Unione so– vietica ins;gue i riconoscimenti de jute e de facto da parte delle potenze di Eurol?.~,. l'as– siduo intrecciare di trattàti commerciah con esse la continua so11ecitazione di cospicui cr:e– diti per dare sviluppo ed incremento alla ,sua. industria. Il recentissimo Congresso comu– nista non lascia al riguardo dubbì di sorta. La Ru~sià vuol diventare uno stato industria– le, sia pure 'che aggiunga, con spirito• naz~o– nalista: per bastare a sè stessa. A questo in– tento ha bisogno di capitali. L'Asia è povera . e non glie li può dare. I capitali di cui ha bi– sogno la Russia per ~li~entare un gran~e stato · industriale ..non gheh possono fornire che l'Europa e l' Ameri~a. Da questa necessità la Russia rèsta vincolata all'Europa, e di quj balza ancora una lezione pratica, che il socia– lismo moderno non sfocia' dalle sodetà agri– cole patriarcali çlell'Asia, povere, castali, so– g11atrici, buddistich~ ~ bral'?a~ic~e o confu~ ciane ma dalle societa cap1tahstiche al ver– tice d~lla loro parabola, democratiche e clas-. siste, intraprendenti, rapaci, scientifiche, co– lonizzatrici e conquistatrici. Egli è per que– sto che Carlo Marx non fu un sapiente, un d..0tto lama di un convento siriacQ o tibeta11:?• La Russia non cangerà il movimento degli astri. La rivoluzione va dall'occidente all'o– riente. E l'Europa capitalistica la suscita sve– gliando ~ tirando nei gironi del c,apitalis~? le società nuove o addormentate. Perche e sempre· v:ero, rin ogni ordine, o nàzionaJ.e o ipternazionale, che la borghesi<! crea i suoi seppel,litori. Ma a an patto: che sla veram-ente la borghesia, nella massima accezione del vo– cabolo secondo il lessico marxista, .e che i sep– pelHtori abbiano pienamente .assfmiiata, per superarla, la civiltà borghese. *** Ora - nessuno più della Russia.è in condi- . zione di saperlo -1' Asia si apre appena ades– so; ia sua parabola è appena all'inizio. L'at– tuale sua unità contro l'Europa.e gli europ.ei dovrà a:pcor~ rompersi nella gara e nel~a con– correnza dei suoi stati e dei suoi nazionali– smi indigeni man mano che essa' ributterà l'Europa e arriverà alfindipendenza. Allora essa ributterà a_nche la Russia _perchè' stra– niera e perclìè -comunista.· La società deUe ·caste religiose subirà la trasf,ormazione vio– lenta della societi;t delle classi politiche. I ri– voluzionari politici, nazionalisti attuali che accettano gli aiuti della rivoluzione comuni– sta, diventeranno i reazionari più duri a so– stenere il privilegio di classe contro i rivolu– zionari economici e internazionalisti che'bal– zeranno dal lav-oro dopo le guerre della indi– pendenza. Tutti i cicli dovrannp compirsi; tutte le fasi dovranno passare perchè i fati_ siano pieni. _N ulia di più ingenuo di quei so- .cialisti nos·trani, fu0ri di ogni metodo o cri– terio marxista, che d1etr-o il la della diplo- · maila russ.a, bestemmiano la civiltà capita- . listica opponendòle la sintesi a~iatica dagli

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