Critica Sociale - XXXV - n. 20 - 16-31 ottobre 1925

260 CRITICA SOCIALE forze produttive non è spiegalo in modo chiaro; ma quando si parla éli favorire l'aumento della produzione. si pensa naturalmente a migliori macchinari e appa– recchi tecnici, e perfezionati metodi di organizzazione e cli specializzazione'. Qui viene descritta soltanto la tendenza generale del capitalismo per qurnto riguarda la distribuzione, che è il fatto che nella evoluzlone economica suscita partioolarmenle l'int~resse del ino– ~rimenlo socialista, e perciò è stato posto dal prognun– ma in speciale evidenza. In due punti il programma. pone in risalto le len– denze socialistiche contrarie al capitalismo: quando , parla della lottà cl1e si sv,olge sul mercato internOl. e quando accenna agli s[orzi del grande capitalismo per il dominio dei mercati esteri: Sul primQ punto il nuovo programma contiene una notevole aggiunta e modificazione. Esso non afferma pertanto che le classi lavoratrici « solo mediante una lotta incèssante » pos– sono salvaguardarsi da un crescente peggioramento del loro tenore di vita, ma aggiunge' anche che esse .sono in grado cli miylinrare la loro sorte. Un r:conoscimento più esplicito della necessilà e dei successi del lavoro positivo 11011 po-trebbe desiderarsi. Sul secondo punto, il programma rileva l'antagonismo tra la classe lavora– trice oguora crescente· di numero e l'alto capitalismo. La classe lavoratrice viene ammaestrata e unificata ,, mediante il meccanismo del processo produttivo· ca– pitalistico e media11te l'opera continua ·delle organizza– zioni e del Partito socialista». Il « meccanismo del processo capita~istico » si trovava già nellQ schema del programma; non è un prodotto cli I-J.eidelbergf Ciò vuol significare che la produzione capitalistica dei beni si scava da sè la propria fossa, in quanto dege– nera nell'anarchia. A tale riguardo, la .sinistra radicale del partito aveva proposlo un'aggiunta, la quale accen– tuava ancora più il concetto che il lavoro, organizzan– dosi economicamente e politicamente, costituisce iu sè il fattore rivoluzionario destinato ad annullare il capi– talismo e a trasformare raclicalmente la società. Ma l:.l commissione ritenne superflua una simile aggiu.nta; dal momento che il programma respinge apertamente qual– siasi conciliazione con il capitalismo; e la seduta ple- · naria del Coqgresso. tu dello stesso avviso. Descritte così le tendeuze capitalistiche e- le contro– tendenze proletarie, il programma passa al prohl,el:na della trasformazione della proprietà privata capitali– stica dei mezzi di produzione in proprietà sociale. Qui &ta forse la lacuna maggiore del prooramma di Hei– delberg. Nessuna parola è· detta sul 1~,odo in cui tale trasformazione deve compiersi. Inoltre, non è chiaro se gli strumenti nécessari alla piccola produzion~ agraria devono essere esclusi dalle sociaJizzaz1oni nè sono de– scritti i metodi della statìzzazione. Si p~nsa di pas– sa1:e alle socializzazioni dirette, dopo che i lavoratori si saranno meglio preparati alle 101:0 nuove funzioni tec– nico-amministrative? Si preferisce la strada della con– quista cooperativista della produziJOne, qiiantunque questa sia assai lunga? O la vera socializzazione eon– sisle in un misc1,1glio di ootesti differenti metodi? Forse ~i può considerare come una ·specie di risposta a tali domande quella parte del pi·ogramma di aziqne che, trattando della politica economica, richiede il cre– scente contPollo del Reich sopr~ « la collettività deoli interessi capitali-stki ». Un altro mezw per giunge~e ~!li~ clemocr~zia econom~ca può essere quello del per• fez1onament,o del sistema dei Consigli Operai, mediant,e la !,oro partecipazione all'organizzazione economica con la cooperazione dei sindacati. Coteste sono richi,este– che completano in certo modo gli s·carsi accenni s·ui met~cli di socializzazione. Ma, purtroppo, la educazione degh uomini socialisti nel pr-ecess-0 produttivo rimane nell'ombra. Per la parte fondamentale va ancora notato che quel 00mma del ·progetto che enumerava i tre rami del r~ovimenlo operaio: il politico, il sindacale e il coopera– l1vo, e celebrava la loro unione ideale nel Partito socia– lista, è stato l·olto. Ciò è avvenuto in_ seguito ·ad un BibliotecaGino Bianco reclamo presentato alla Presi-denza del Partito dalla. I:' eclerazione generale dei sindacati tedeschi, la quale si è dichiarata contraria a quella enumerazione, nell'in• teresse dell'autonomia del movimento sindacale. ·111 ve– rità è stata un'apprensione fuor di luogo. perchè il comma· preso di mira voleva so1'o mettere in risalto l'unità ideale del movimento operaio nei suoi tre rami convergenti allo stesso soopo, e non aHudeva affatto a qualsiasi intervento indebito del· Partito nella dire– zione. dei ·sindacati. Era oome. un faro incitante alla più stretta coopcrazioue possibile di tutti gli sforzi prole lari Che per tutte cotesle lotte politiche. ed ecoqomiche . la repubblica costituisca il terreno più favorevole, e che tale forma statale dehba essere difesa e perfezio– nata dalla social-democrazia .è nettamente affermato nel primo comn1a del successivo prngramma .d'azione. Con ciò la forma rcpubbUcana diventa un chiaro contenuto delle postre lotte politiche interne;· la sua conservazione è il presuppost•o della realizzazione del socialismo. In tal modo, ,vien [atta giustizia di lutta quella frasrologia e,stremi~ta, la quale considera come una cosa secondaria la forma statale, e vieue iniziala programmaticamente una seria cdtJcazione rcpubbli– calla del po·polo te.desco. Gli allri capitoli del pi•ognmuna d:azione sono stati qua e 'là migliorati. Così la parle riguardante la poli– tica sociale è stata sistematica.mente rielaborata e uni– ficata, cli guisa che i provvedimenti di indole economica · sono stati posti sotto la .guareutigia della collabora– zione della classe lavoralrice. Il capitolo sopra la po– litica scolastica e colturale è stato integrato con una importante proposizione, secondo la quale « nessuna erogazione di pubblioo deua1,o <leve servire a scopi chiesastici e religiosi». La celebre frase. del vecchio programma che la religione è un affcu:e privalo è sta– ta, nel nuov,0,- omessa. Il _programma di Heidelberg è, come tutte le deci– sioni che oggi prende il Partito socialista tedesco, il prodotto di un compromesso. Esso ha delle lacune,, ma non preclude in nessun modo la possibilità di col– marle. Possa un lavoro indefe~so, iuspirato al perisiero socialJ,stioo, inalzarci spiritualmente ed aiutarci al, perfezionamento del nostro programma! l\fAX QUARCH. J.LRITORNO DI·VOLTAIRE(* Lo spirito di ·voltaire e la ltancia. Queslo Voltaire - che nbn è una bjografia e nemmeno un « saggio critico » -secondo .il valore corrente della' parola - è nato da ·un bisogno lutto italiano. Potrebbe darsi che i Paesi ai quali è mancato nell'ordine culturale e civile il XVIII secolo ·e l' Auf klrirung, presentassero una deficien– za irrimediabile nel loro sviluppo generale. Si potrebbe anche- dire che l'andamiento concreto d~ll~ ,lor<? stoi:ia 1 _nel suo deviar~ 9 nel ·suo p-e– nod1co d1stoghers1 dal processo liberale e demo– cratico, dipenda dalla 1oro incapacità a produrre o ad assimilarsi quel pensiero e quella cosdenza. che Francia, Inghilterra ·e Germaniçi. crearono con la filosofia dei lumi 1econ fa civiltà umanitari– stica del XVIII seco1o. Ora la cultura illumini– stica e la civiltà « umanitaria » del XVIII secolo trovarono la 1orQ più interessante. espressione :e la loro più singolare incarnazione f\el Voltaire· e dove egli è passato, lo spirito ipubblico è st'at~ smosso dal suo ·u1ti.mo fondo . . Narra. il Reinach, parlando della Francia: « cinq1:anl'anni fa, non c'era borghese che .non (*) Introduzione a un libro di prossim·a pubblicazione: Voi– lair_e e la filosofia della liberazione (A. Morano editore Nà- poh). ' '

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