Critica Sociale - XXXV - n. 20 - 16-31 ottobre 1925

. .. CRITICA SOCIALE 269 minuscole. Qui, nel vofere ad un tempo mantenere l'e– sclusione del maggiorascato e impedire la polverizza– zione della proprietà, tròva una sua spiegazione il fatto dell'àffannosa ricerca di terra da parte dei piccoli colti– vatori. I q1;1ali,anche ~~r poter provvedere in famiglia alla esecuzione di tutti i lavori della campagna senza bisogno di mano d'opera estranea (si ricordi che hl piccola azienda "r_amig'liare è l'espressione di sistemi colturalì là dove l'elemento lavoro è 'predominante), non si prendono dapprima nessuna briga per limitare le nascite. Quante volte chi vive in mezzo ai piccoli coltivatori, e ne capisce lo spirito, li sen•e parlare coL1 senso di invidia di uno di essi che ha parecchi figli adulti e forti! « Adesso quello non ha più paura: pùò andare anche più in grande .(cioè sopra un'azienda più vasta di quella che coltiva) senza aver 'bisogno di nes– suno». Ma quando i figli· ci sono, c'è anche il problema di procurare ad ognuno di essi l'indipendenza e il bene~– sere. La campagna, che c'è, è piccola; bisogna allar– garla, o bisogna procurai:ne delle alire, in modo che - alla morte del genitore - ognuno dei figli abbia la sua parte di terreno, autonoma, proporzionata alle _ braccia e alle bocche della famiglia sua. La. preoccupa– zione, che è in tutti, nel genHore e nei figli, stimola al lavoro e al risparmio, ~uggeL·isce.a ciascuno dei figli anche mezzi più o meno legittimi per essere favorito dal padre o per arrangiarsi ìn qualche modo, ingenera gelosia tra fratello e frateUo. Prèssione da una parte per procufarsi nuova terra, rendendo così la domanda più insistente e i prezzi più elevati; utilizzazione di tutta la mano d'opera della ·famiglia - anche dei vec– chi, dei fanciulli e delle donne - senza riguardo alcuno alla proporzione fra lo sforzo e la capacità e aile con• seguenze di una fatica eccessiva sopra la generazione; economie dannose e talvolta· anche .ridicole; senso· esa– gerato· della proprietà, fino ad eccitare talvolta (nel caso di temperamenti anormali) al delitto per ri_ven– dicare la proprietà di oggetti di scarso valore; disac– cordo in famiglia, ,crescente_ a mano a mano che i genitori invecchiano: tutto uno stato di cose che, col miraggio della proprietà indipendente, fa del piccolo · coltivatore una macchina per prodt1rre senza nessuna soddisfazione che non. sia quella &oggettiva del ve– dersi crescere il gruzzolo sotto gli occhi, un povero infelice i-n continua lotta con la natm;a e 0011 l'uomo, sfruttatore di se stesso; dall'animo che può arrivare ad essere privo di ogni sentimento che non sia quello dell'interesse. L'homo oeconomicus personificato. 4.,o - C'è un limite al frazionamento delle aziende? Nell'~nalisi da noi ablJozzata, abbiamo fatto 1·isaltare un -prrncipio: ai sistemi estensivi - propri in origine alle zone scarsamente· popolate - corrisponde nor– malmente quel t.lpo di vasta azienda che è il -lati:{ondo; ai sistemi attivi - caratterizzati ·dalla predominanza nel fenomeno della produzione dell'elemento lavorp - corrisponde più specialmente l'azienda famigliare., più o ineno vasta secondo la quantità di lavoro che ogni ettaro di terra richiede. Ai sistemi intensivi industriali - caratterizzati dal bisogno di . capitali ingenti oltre che di ·molto lavoro - quale tipo di azienda corrispòn– derà ?_ L'amore alla simmetria fa rispondere, a chi non esamina attentamente i fatti: - la media e anche la. grande azienda -. Ma ançhe questo non è sempre vero. Abbiamo già fatto osservare che vi sono sistemi inten- . sivi i quali sano possibili anche su piccole aziende fa– migliari. Si è detfo, a questo proposito, che la meccanica agra– ria non ha larghe applicazioni nelle piccole aziende. Ebbene: si vada - per indicare una zona dove l'in– tensificazione della coltura s'associa, forse più che al– trove, alla presenza, di piccole aziende - nell'Oltre– Po mantovano, e si constaterà il gran numero di mac– chine agrarie che si adoperano. Poichè il piccolo col– tivatore non ha bestiame da lavoro e non vuol adope– rare le sue vacche lattifere per procurarsi il doppio Biblioteca Gino Bianco danno dell'aratura mal fatta e della perdita di. latte, egli Ticorrevai fino a pochi anrii fa, al noleggio di un tiro di buoi per arare la sua terra. Ora i proprietarì di questo tiro spariscono e lasciano il posto a piccoli im– prenditori e anche a società di coltivatori (vedasi anche nella zona del Mirandolese e in quella di Casalmag– giore) che provvedono aH'aratura .meccanica, con un. trattore, anche in campagne piccolissime. La mecca– nica, fra l'altro, studia tipi di macchine che sì adattano meglio alle piccole aziende (1). Le trebbiatrici, prese a nolo, sono- adottate in tutte le campagne. E noi troviamo facilmente seminatrici, erpici, falciatrici, ra– strell,i per la fienagione, mfotitrici, ecc. Senonchè errerebbe chi, generaliziando, dicesse che in tutti i casi i sistemi intensivi sono cornpatibili con la presenza di piccole aziende. Cito .il caso delle aziende irrigue, che non sono pi'ccole se non nel ca-so che ,la vicinanza di gra'ndi centri indu~triali faccia dell'azien– da agraria un complemento della fabbrica o che ci sia la coltura dell'orto e del frutteto. In massima, l'irriga– zione trova nella picoola azienda un ostacolo al suo regolare funzionamento: dove essa è slata introdotla, non so1o ,il frazionamento si arresta, ma talora la pic– cola azienda si fonde con le vicine. La pia11ura. irrigua lombarda - tolte le zone industriali che hanno per loro centro Milano - offrono quanti esempi si vuole di ,quello che veniamo affermando. · E bisogna anche tener conto _del fatto che, nel pe– riodo vulcanico - c'è chi lo chiama ldinamioo, accidenti al dinamismo! - del dopo guerra, tale frazionamento ha proceduto rapidamente· perchè favorito da condi– zioni temporanee speciali. L'aumerato dei prezzi nei prodotti e l'infl~zione cartacea hanno procuralo a tanti mezzadri e piccoli arfittua1i somme considerevoli cli ·danaro, che tosto - sia pei· amore della terra, sia p·er una spiegabile diffidenza per la stabilità del va– lore della lÌ1oneta - portava all'acquisto di terra. Acquisti buoni_ e, anche, acquisti cattivi: a prezzi enor– mi, che non lasciavano nessun r~siduo di danaro in mano dei compratori per la sistemazi,one della nuova azienda e per l'eserciziq dell'agriooltura. Su queste pic– cole aziende il costo di procluzi,one - per l'alto prezzo della terra e per il costo dei capitali che bisogna com– prare a prestito e ad un prezzo unitario tanto più ele– vato quanto più piccolo è l'acquisto - è più alto che non quello delle medie e delle gra11di aziende. Finchè i prezzi dei prodotti si mantengono tali da· procurare un sicuro conveniente compensò al capita)e e al la– vol'o investiti in queste piccole aziende) queste si reg• geranno .. Quando i prezzi discenderanno, la ooncor- . renza sul mercato provocherà una crisi, che si farà sentire, grave assai, in molte famiglie e che eliminerà una buona parte di propr,ietari. 1 Non basta. Mentre da un lato procede il fraziona– mento delle aziende, dall'altro si profila il concentra– rpeuto delle troppo piccole aziende nelle zone dove non c'è per il coltivato1:e nessun mezzo per comp1etare il magro reddito della terra e ora che molti Paesi chiu– dono o socchiudono le porte alla nostra emigrazione. Non si vive .in quelle piccole campagne. E si pensa se– -riamente a provvedimenti, non solo per frenarne un ul– teriore frazionamento; ma anche per facilitarne il tra– passo in mani più sicure, per creare unità meglio pro– porzionate ai bisogni di _una famiglia di coltivatori; e, anche, per riunire in un corpo unico diverse pro– prietà distanti fra cli loro, in condizioni ciascuna cli non bastare a se stessa . Ci sono dunque, in alto e.in basso, dei limiti o1Jre i quali il frazionamento s'arresta: perchè la piccola - azienda -:- oltre quei limiti - non potrebbe più funzio– nare in condizioni economiche e, soggetta a costi di produzione troppo elevati, non reggerebbe alla concor– renza delle _medie e delle grandi aziende. C'è, insom- (1) Se c'è un Paese dove l'azienda ha limiti rislretli, quello è là Francia. Ebbene: proprio in Francia - per il difetto di mano d'opera - la meccanica agraria ha la più larga appli– cazione.

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