Critica Sociale - XXXV - n. 17 - 1-15 settembre 1925

222 CRITICA SOCIALE sui salar1, più lenti dei prezzi a equilibrarsi colla sva- lutazione; · 5.o ha giovato ancora. agli imprendit'Ori per la nii– nore rigidità d~i prezzi in regime di moneta e di cambi instabili e di accentuata speculazione: il margine dei profitti è più largo che nei tempi'_di moneta sana; 6.o ha nociuto ~gli importatori e beneficato gli espor– tatori, a spese dei consumatori e dei· redditieri spo– gliati dalla s'valutazione; 7.o ha giovato ai contribtienti p:ù agiati, perchè le imposte.dirette non seguono cla vicino la svalutazione della lira, essendo ·più o meno anelastiche, dalla fon– diaria alla R. i\I., nè sono capaci cli accertare con pre– cisione i guadagni facili e variabili di qu'esti tempt, mentre le indirette, che pesano pi-ù gravemente sui redditi modesti, non consentono ampie evasioni e cre- scono coll'aumentare dei prezzi. ' II deprezzamento. poi, come mezw di riduzione del debito pubblico, giova ai grandi capitalisti, cfae così schivano le forti imposte per liquidare le spese di guena. e incide i piccoli risparmiatori, che sono in possess·o della massima parte'dei titoli del debito pub– blic6 o direttamente o per mezz'.l .degli Istituti di Ri'– sparmio e di Previdenza, che rappresentano i loro 1 11- teressi. Il deprezzamento della lira ha perciò dai;rneggiato la grande maggioranza dei_ tre ceti: la classe operaia',, i ceti medì, le classi• intell~ttuali. Gli operai f~wono danneggiati come salariati; con– sumatori, contribuenti e risparmiatori. Peggiore è la condizione dei ceti med'ì, ad esclusione dei commercianti. industriali cd agricoltori, ·e pessima la soi'te delle classi in_tellettuali e per la forte diminu– zione delle rimunerazioni e per la rinuncia, che devono fare, dei .consumi per le s,oddisfazioni spirituali e· per le _ esigenze pl'ime .della vita. . _ Mai come in questi anni i_valori spirituali e sociali furono capovolti. p'onendo la nostra vita su false basi. Il recld'ito netto d'un telaio è salito a 20 mila l'ire. Si ha perciò quest'eqt~azione sociale, fu osservato, che un telaio vale un_ professore. · Questo regime cli giustizia sociale •verrebbe conso– lidato non sì sa per quanto tempp ancora, forse per la durata cfi una mezz:1 o di un'intera generazione, se una riforma monetaria staoilizzasse al livello attuale il valore della lira. La politica della rivalutazione della lira, pertan.to , . oltrecbè corri•6ponclere alle logiche esigenze ~conomi– che e demografiche della vita italiana, s•ocldisfa .agli . interessi della grande maggforanza della po_polazione. La stabilizzazione, chè significa il prolungamento della crisi attuale dei ·prezzi e dei cambi, e meglio ancora l'ulteriore deprèzzamento della valuta, sono desiderati dai ceti industriali e bancari, dagli spécula– tori, dai debitori. · La-politica della rivalutazione della lira è essenzial– mente democratica; qµella della stabilizzazj,one, e più ancora quella di un ulteriore deprezzamento della lira, corrisponde a~li interessi della plutocrazia. Nei rapporti internazionalt la poli.ti.ca della rivaluta– zione sospinge il nostro P3:ese ad acquistare potenza economica 11fl confronto degli altri e_facilita il ritorno all'e;Cfuilibrio economico; l'indirizzo contrario invece snggella la nostra debolezza finanziaria ed economica e consolida l'egemonia e il privilegiò, che hanno acqui– stato su noi, dopo la guerra, i Paesi a v~lµta elevata( e che stanno anche estend~ndo in questo speciale mo– do. ac_:Juistando per poco colle loro ricchezze, espres– se in moneta alta. gran parte delle nostre proprietà mobiliari e immobili?,ri. · ' BENVENUTO GR~ZIOTTI. Il largo spazio preso in questo Numero dalle -- www - • deliberazioni del Congresso di Marsiglia ci co- stringe a rinviare un articolo di ANGELO TRE– VES: La legislazione sociale inglese nel dopoguer– ra ·e l'ultima parte dello studio 'di ALESSANDRO ScHIAVI: Il socialismo negli avversarii del socia- Bibli~~~l@:lgr-,~é)vrossimo fascicolo. Lasocializzazione della terra e i piccoli coltivatori I IV. Obiezioni e risposte .. La psiçologia dei piccoli coltivatori e il suo fondamento economico. Ma se è vero - obiettano molti e non senza ragione - che il piccolò coltivatore riesce a produrre ad un cost() minore, è però altrettanto' vero che l'unità dj prodotro si ottiene con un lavoro minore nella grande azienda, la quale può servirsi dei più perfetti stru– menti di lavoro. Se, in altre parole, nella grande azien~ da sono necessarJe 1:0 giornate di lavoro per produrre un quintale di frumento, .il piccolo coltivatore dovrà impiegare 12 o più giornate per produrre la stessa quantità di frumento. E se a questo fatto si aggiunge la considerazione del costo della terra e dèl' costo dei capitali, che nella grande impresa possono ottenersi ad un prezzo minore, ne ristÌlta - secòndo cÒsto~·o ~ che il piécolo coltivatore si comporta. in modo anti– economico n·ei riguardi della sua 'impresa e del stio lavoro. Ecco adunque la ragione ·per' la quale si dovrebbe consigliare al piccolo coltivatore di abbandonare il , piccolo campo per correre come salariato nelle grandi aziende, ove it lav·oro è 'più produttiv<;>. Per spiegare questa apparente 'contraddizione eco- ' nomica molti ricorvono a considerazioni di carattere psicologico, dissertando sulle abitudini e sul modo di vita del •piccolo coltivatore. L'on. Serpieri, ad esempio, in un suo recente volume su La politica agraria in.Italia, esprime l'opinione che occorra vedere nell'agricoltura e negli agricoltori non ·solo un'attività economica e non .solo degli interessi materiali, ma anche, e sopra– tutto, sentimenti e inclinazioni e istinti 1 quali lo spe– ciale attaccamento alla proprietà, alla famiglia, alla. religione -ecc. Il prof. Coletti (6) è dell'opinione che l'agricoltore - in tutte le sue categorie - debba essere considerato assai n).eno come homo ceconomicus che non in rap– porto all'ambiente in cui vive, alle tradizioni, all'amore di quel dato poss~sso ecc. L'indagine psicologica, in conclusione, dovrebbe assumere un valore preminente nell'esame delle forme di produzione della terra·. Perfino alcuni socialisti sembrano accostarsi a questa opinione: l'on. Zibordi, parlamfo nella Giustizia dei èeti medii agricoli 1 'ritiene che il loro incasellaip.ento. politioo sia artificioso quando si fonda sul solo fat– tore economico; è il pr.òf . R. 1 Mondolfo sembra induL- ' . gere, nella Critica sociale (n. 9-10.del maggio 19-25) 1 al_la tesi dell'on. Serpieri; e quantunque aggiunga che « ogni forma di attività economie!'\ è legata ad un com– « plesso di condizioni e ingenera l'abito a modi di vita « e di azione onde sorge e si costituisce una. disposi– •·zione spirituale e si producono previsioni e aspetta– • zioni e tendenze ed esigenze ·e avvers:oni e repul– « sioni che vengono a segnare l'orientamento della co– « scienza di classe», pur ·tuttavia non mi sembra ab– bastanza preciso in senso determinista. Questi modi di vita del piccolo coltivatore, quel suo attaccamento alla terra, alla famiglia, alla religione corrispondono ancora e sempre ad una ,ragione es– senzialmente econòmica. Il piccolo coltivatore non si comporta: in mo'do ·an– tieconomico quando preferisce impiegare il proprio ------ I l 1-,:l'Ja (6) La popolaz_ione rurale in Italia e i suoi caratteri demo– grafici, psicologici e sociali 1 - Federazione dei Consorzii agra• rii, Piacenza. _ I

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