Critica Sociale - anno XXXV - n.16 - 16-31 agosto 1925

·CRITICA ROCJALI~ 205 L'organizzatore minerario Roberto Smillie così nar– rava coine e perchè diventò un ribelle contro la so- cietà attuale: · « D&. ·giovane, appena ammogliato, gua-dagµavo tre · scellini e mezzo al giorno. Seppi che, invece, il Dt1ca di Hamilton si pigliava 120.000 sterline l'anno per diritti di coltivazione· delle miniere che erano nei suoi possedimenti e, ,poi, altre 120.000 sterlin_e ritraeva dal– l'affitto della superficie del suolo sotto il quale giacevai il carbone. In tutto, Ùn « salario di vita» di 240.000 sterline. Allora mia moglie ed io venimmo alla conclu– sione che questo non era opera di•Dfo ma degli uomini, e ci ribellammo entrambi. Formatasi una Unione., ne divenni segrelario, e i padroni ne tolsero pretesto per licenziarmi, -impedendomi, per 16 settimane, <li trovare lavoro nei pozzi. Oggi, non posso che ringra– ziarli di avèr fatto di me un ribelle nel vero sens0 della parola». . Ma, se è il salario che funziona da risvegliatore della coscienza di classe,- ~ ancora il salario che fun'– ge da stimolatore· verso soluzioni complesse della si-. tu·azione sociale. Traendo dalla domanda su riportata gli sviluppi . logici, Cliff-9rd Allea aggi•ungeva: « Sul fondamento cli questo salaTio di vita universale si può costruire un più alto livello di salarii nelle diverse industrie, e la democrazia potrà porre rapidamente ad ogni industr-ia il . quesito di riorganizzarsi tn modo da mettersi in grado cli pagare quel salario. . « Su ogni industria che non r:uscisse ad adempre;.e a queste GOndizioni la società allungherà il suo artigliò, l~ stringera e la trasferirà inevitabilmente in proprietà della nazione e la terrà sotto una direzione scientifica. • Per -questo processo, è essenziale il trasferimimto alla Corrimunità d~l sjstema bancario e del controllo · della politica del credito del Paese. Un ulteriore pros– simo passo dovrebbe esser fatt-o coll'affidare alla na– zione il controllo dell'importazione dei suoi alimenti e delle materie prime, superando così le teorie tanto, del libero scambio quanto del_ protezionismo. Oopo– di ciò, ogni nazione, sulla base di un· comme.-c;o, interno nazionalmente organizzato, dovrebbe, alla fine, ricollegarsi con la organizzazione commerciale mon– diale e. incòraggiare così un flusso razionale di merci per l'adeguato sviluppo del solo· commercio «decente». quello cioè destinato al soddisfacimento dei bisogni umani nelle cose di prima necessità: . Questa è la politi-ca costruttiva del Socialismo chè deve essere propugnata al Governo e a!l'Opposizion~, nel campo_ industriale e sul teneno politico, da un _ ·partito il quale non si curi delle teorie tradizionali e non si lasci sgomentare da questioni di potere di mi– noFa·nza o ·di maggi?ranza (1). Quanta parte di questi postulati e di queste soluzioni trovano accoglimento -nel campo della borghesia neu– trale o combattiva?· III. - Le cause di malcontento del Lavoro. Innanzitutto, anche qa conservatori dello stampo della Morning Post si riconosce che vi sono cause di malcontento negli operai, le quali meritano considera– zione. Esse si possono così enumerare: 1. - La insicurezzn. del lavoro, -e. quindi, del gua– dagno e della esistenza. 2. - La rimunerazione inadeguata. Lo scrittore ritie– ne, che, in _media, il salariato riceva, oggi, più di quellq che produce, ma, pur attribuendone la causa alle limi– tazioni che pongono alla produttività le Trade Unions, ammette che « i salarii non bastino a mantenere un decente tenore •di vita», e che l'esasperazione sia ac– cresciuta dalla vista' dei godimenti altrui. 3. -· Le condizioni inumnne di lavoro e di vita. · All'uomo na1o per vivere all'aperto, nell'aria -fresca e al sole, e bisognoso, di quando in ·quando di soli– tudine in campagn~ o al m::tre, il dovere lavo;are nelle B 'bl' (1) Riporl!ilo nel '.fimes del 13 aprile 1925. 1 1oteca Gino Bianco fabbriche affollate e il dovere vivere nelle strade •stretl,e e popolose delle. città oongestionate, in condi– zioni eminentemente innaturali ed insalubri, è cagione di un vago soonfor.to, di un rodente malcontento, che alimenta in lui il senso che l'ordinamento delle cose è ~bagliato. 4. - La insuf ficienle autonomia del lavoro. Oggi l'operaio non svolge più, come UJ1 tempo. un Javoro vari~to ,e intermittente, sotto la guida dei consigli del· maestro, ma è costretto a un regime di ptìntualità, re– golarità, continuità di lavoro, i_rreggimentazione rigida, obbedienza pronta, coordinaziòne degli sforzi, subordi– nazione dell'iniziativa personale alla direzione centrale. D'onde, una rivolta del « braccio » contro la sua perdita di libertà e un naturale desiderio ~i riacquistare la di– rezione del.la propria attività. Ora, -conviene lo scrittore conservatore (1), « è im– possibile non riconoscere che queste cause del males– sere industriale, perturbanti attualmente la pace della comunità, scaturiscono dai punti più profondi della nàtura umana, e che meritano la considerazione più sirhpatica. Il fatto che i socialisti fanatici li esagcri1'lo non deve impedirci dj scorgerne la gem1ina fonte e di· sentirne il pathos». IV - Il fattore umano. · Ma più per ragioni di tornaconto che per ragioni di simpatia, si .comincia a dare tutta la sua importanza al fattore umano come elemento dominante in qualsiasi tipo di azienda .. Si è potuto considerare meno di un pezzo di una macchina la, meree-lavo.ro , e trascurare affatto la vita, la salute, il decoro di uomini, donne e fanciulli affittati a, giornata, finchè ve n'era in abb()ndanza, finchè erano faciln:ienle sostituibili. i:assegnati alla loro sorte, perchè inconsci, isolati e impo_tenti, e -le industrie erano pro– spere; ma, no.n appena queste hanno sofferto un ar– r_esto con la consegqente riduzione dei profitti, e la mano d'opera si è levata in piedi, allora si è ammesso che è superficiale credere che la macchina abbia fatto dell'operaio un suo schiavo. Ciò è véro solo in senso relativo ed ha poca impor.fanza. « La mente degli ope– rai - si è scritto - ha impulsi, aspirazioni, bisogni, ambizioni, doglianze, che debbono essere studiati e compresi (2). Alla buon'ora, dunque! Ed ecco gli Istituti di ricerca scientifica sulla fa– tica, sui problemi industrjali, sùlla psicologia, i quali « cominciano a far emergere la v~rità che, almeno una certa proporzione c:leiconflitti odierni, ha la sua origine sùlle •reazioni istintive ». Uomini di !,cienza .scoprono che si aumenterebbe dal 5 al 10 per cento la produzione se si introducesse il sistema deJ}e pause .di 10 a 15 minuti nei turni di lavoro di 4 1;2· a 5 ore; che si eviterebbero le. oscil– lazioni tlel 20 al 3,0 per cento della produzione nei la– vori manuali pesanti con esposizione ad alte tempera– ture, ove si adottasse un buon sistema di ventilazione. E così vià. Si fa i~oltre notare da siffatti i_ndagatori che queste ed altre nfbrme del genere non e punto vero ,come si è conclamatQ nel campo industriale, che sian~ state od abbiano da essere introdotte per puro spirito umanitario, e per l'idea che gli operai debbono essere beneficati anche se gli industriàli soffrano. « La ve– rilà si è, invece, che il miglioramento degli operai non. è antagonistico agli interessi della produzione, ed, anzi, il massimo di produzione coincide, in realtà, col massimo benessere dell'operaio ». . . E si conclude che, oome la malattia può essere com– battuta con misure preventive evitando ·1a dispersione di milioni di ~terli.ne, così_ « si potrebbe impedire· una non necessaria dispersione di parècchi milioni di ster– line coll'applicazione di metodi scientifici al funziona– mento dell'elemento umano nell'industria». (1) Prof. F. J.. C. Hearnshaw, nella Morning Post 28 apri- le 1925. ' (2) Times, 2 giugno 1925.

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