Critica Sociale - anno XXXV - n.9-10 - 1-31 maggio 1925

120 CRlTICA SOCìAtE data questione all'arbitrato o non accettasse un ver– detto arbitrale, non troverebbe soldati per la sua ese– cuzione, frantumerebbe l'Impero e rovinerebbe il par– tito e il Governo che se ne rendesse responsabile. Un Governo conserv.atore potrà differire da uno li– berale o labourista nell'esser più lento ad abbandonare le idee diplomatiche del passato, nell'attenersi alla let– tera pii:Lche allo spirito dell'adesione alla Lega, ecc .. ma nelle linee direttive vitali e nei momenti critici non può più agire diversamente. · E questo è ciò che differenzia la politica estera britannica dall'italiana. La brita_nnka è semplice e chiara, imposta da circostanze definite e permanenti, economiche e politiche: una compagine di 430 milio-_ ni d'abitanti, sparsa su un quarto della superficie ter– restre e sparpagliata in varì continenti, J?On può es– sere tenuta unita se non da una politica pacifica, · che non susciti il minimo dissenso interno. La po– litica estera italiana attuale, pur quando -non è in– trinsecamente cattiva, è militante e militaristica, co– me quella del Kaiser, che ad ogni momento agitava la sciabola nella guaina; è una politica di rassegnazione provvisoria ed irritata ai metodi e alle ideologie della pace basata sul consenso di tutti ed evolventesi di com une accordo; senza le risorse di cui godeva la Germania imperiale per giunta! E per di più è una politica estera, che non emerge o non si vede che emerga dalla coscienza del Paese, il quale non è nean– che libero di discuterla, e forse non capisce e non si cura nemmeno cli capire ov'essa conduca! ANGELO CRESPI. Necessità di definire e distinguere. ' . Fervono oggi, nel campo• socialista e fuori di esso, le discussioni intorno al problema delle clas– si medie e dei loro rapporti, attuali e futuri, da una parte con le classi capitalistiche e plutocrati– che e colle tendenze politiche di conservazione e reazione, dall'altro col movimento proletario e con le aspirazioni progressive e le rivendicazioni socialiste. Ed _ioho ragione, sotto un certo rispet– to,. di compiacermi d'avere vinviata fino ad ora la trattazione di questo problema, che già da un paio d'anni_ a questa parte intendevo compiere sulle colonne della Critica sociale, senterrdone' di giorno in giorno crescere l'interesse e l'importan– za. Oggi il fervore del dibattito, effetto naturale della avvertita urgenza del problema, risveglia la consapevolezza di questo in tanta gente, che rico– nosce la realtà viva e il peso cli una guestione solo quando sente il rumore delle dispute. Quando l'at– tenzione è risvegliàta, i tentativi e gli sforzi di chia– rificazione corrono meno il rischio di cadere nel vuoto: e che di essi ci sia tuttorà bisogno appare dal fatto stesso che non c'è ancora un accordo si– curo neppure sulla determinazione precisa. d.el - l'oggelto della disputa. · Che cosa si deve inlendere per celi e classi medie? Uno scrittore di Rivoluzione liberale ha sostenuto una. te'si alquanto paradossale, che me– rila di essere richiamata. Non esiste ancora in Italia un ceto sociale individuale .ed autonomo, (egli sostiene), cui si possa dare il nome di ceto medio; è mancata fra noi una rivoluzione liberale e una classe borghese capace di difendere la li– bertà, come ebbero invece .Germania, Francia e Inghilterra; ma questa classe media, guardia del– la liberlà,. si vien costituendo fra noi nel proleta– riato industriale organizzato, che non è più il Quarto Stalo, oggi, ma il Terzo Stato, che fu nulla ~ sarà .tutto. Ceto omog~neo, relativamente colto, Biblioteca Gino Bianco non più miserabile economicamente ed esercitato nelle lotte politiche, esso non può essere più rele– gato fra i ceti umili e le classi abbiette; nel quarto stato invece van cadendo i ceti intellettuali di im– piegati, professionisti, ecc. In questa tesi paradossale di Augusto Monti è un'esagerazione di un concetto caro al Missiroli: che alle vecchie classi medie intellettuali altre nuove siano andate sostituendosi, venule su dal coopera.tivismo e dalla organizzazione economiéa promossa dal s~cialismo. 11criterio di distinzjonc, ché il Monti adotta, per distinguere i ceti medì dalle classi umili, il terzo dal quarto stato, è nel . tenore di vita e nel grado di sviluppo della co– ·scienza politica; ma se la conquista di consape– volezza e di meno bestiali condizioni di esisten– . za debba differenziare la classe media dalle _altre, vien meno la distinzione fonda:ta sulla reciproca posizione e sui vicendevoli rapporti di interessi • e di finalità e di asp"irazioni fra le varie classi sociali. L'interesse e lo sforzo del prolf'tariato or– ganizzato è di elevare ad ugual grado di orga– nizzazione e di consapevolezza i più umili e di– seredali, per costituire l'unità compatta e formi– dabile della cl~sse, aspirante ~ll'abolizione df'i privilegi e delle divisioni di classe. Ora, social– mente e storicamente, la classe è costituita dalla sua funzione e posizione, nella economia e dall'a– zione politica e dall'atteggiamento spirituale che a quella si accompagna. E per cio;' come ve– -dremo, si deve parlare di ceti medi o classi medie al plurale e n.on ~l singolare, distinguendone cioè una moltiplicità irreducibile e ben differenziata; · ma, sempre, l'espressione classe media deve si– gniticare l'occupazion~ di una posizione interme– dia (economicamente e spirituatrnenle) fra il pro– lelarialo da una parte e 1a borghe!Sia vera (capi– lalismo agrario e industriale e plutocrazia 1inan-. ziaria) dall'altro. La medietà della posizione non può stare nella misura dei mezzi finanziari di cui gli appartenenti al ceto medio dispongano; non può stare nel tenore di vita ~ nella quantità di agi che si concedano: misure variabili e oscillanti a seconda di circostanze individuali e generali, relative alle condizioni dei mercati, allo sviluppo , della concorrenza, al valore della moneta, .all or– ganizzazione per la conquista di migliori patti d'impiego e di stipendio, ecc .... ì\fa sta invece nel. genere della funzione sociale esercitata, n~lle,con– ditioni che essa implica· e in cui si svolge, nei rapporti che viene a generare con le altre classi sociali, e nell'orientamento spirituale, quindi, che viene a determinare con la formazione delle ideo– logie proprie e caratteristiche delle classi stesse. E solo questa m~dietà comune fra _i due e~treini permette, nonostante le differenze irreducibili di cui più oltre diremo, che si parli in gruppo delle classi medie. ( 1). · Se per classe capitalistica, in genere, s'intenda quella dei detentori dei mezzi_ di produzione e di scambio, che resta,no componenti della classe in quanto conservino i1 possesso e il dominio di questi mezzi, per }a cui messa in opera debbonp. impiegare il lavoro di salariati e stipendiati - ; se per classe proletaria in genere s'intenda quel– la costituita di quanti dispongano essenzialmente ·solo della naturale forza di lavoro, .da vende1•e giornalmente o mensilmente _per salario ai de– tentori dei mezzi di produzione e_di. scambio -: : allora sarà classe media,. in genere~ quella i cui componenti compiano (come il_ proletariato): di– ret_tamente il lavorp proprio per le necessità della sussistenza, e insieme dispongano (come la bor- (1) In un libro su il Problema delle classi_medie, con prefa– zione di Giov. Monlemartini, (Società editr. libraria, 1911);· B. Searselli -notava, analogamente, l'artificiosità del criterio statistico e la validità del solo criterio economico.

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