Critica Sociale - anno XXXV - n.9-10 - 1-31 maggio 1925

CRITICA SOCIALE 127 di cui il Salz ha celebraW la utilità sociale, pur rile– vandone i lati negativi. Ma critiche recenti sono state mosse, in questi ultimi tempi, al sistema capitalistico nel suo stesso organico funzionamento, come vedremo in una prossima rassegna. f. p. La. Sociologiae la Storia Il quaderno d'aprile della Deut.Yche Rundschau conlienc uno studio di Georg Menlz sui reciproci rapporti fra Sociologia e Storia, ~he, per l'originalità e la profondità della trallazionc, merita di essere conosciuto. Perciò qui in parte Io riassum ia– mo, e in parte leslualmente lo riferiamo. Si è lungamente disputato, se la storia sia una scienz!); ed egual sorle toccò alla sociologia: primo punlo· cli conlatto fra queste due discipline. Augusto Comle, che si vuole considerare come il fondatore della sociologia e, in ogni caso, fu colui che le diede il ~mo barbaro nome, scrisse che la sloria è Ionlana dal costituire ima scienza, mentre offre sollanto un informe conglomeralo di falli. Herbert Spencer espresse 1111 giudizio analogo, ed anche moderni sociologi, sopralullo nell'Europa occiclenlale e nell'America, convennero in quell'opinione. Se– condo essi gli storici sono semplici raccoglito1:i cli notizie, che non possono in alcun modo passare per scienziati. Dal canlo loro, gli storici negarono spesso valore scientifico alla ~o_c!9!ogi~. Il gra~de Treits~hke cercò di climoslnire l'im– poss1b1hla d1 wia scienza sociale. Eguale tentativo fecero .. tra altri, il Droysen, il Lorenz- e il filosofo Dilthey. Alfredo Dove defù1ì la sociologia come un • monte di pìelà di ma– schere verbali •· Allri sostennero che ciò che i sociologi si pro– pongono fu già fallo da lungo tempo, e meglio, dai rappre– senlanli di allre scienze. Oggi non si contesta più seriamente d-a nessuno alle due malerie il loro carattere scientifico ma mollo invece si di– spula sui loro confini e sulla influe~za che ciascuna ese.r-cila sull'allra. ' Eppure non è difficile stabilire anzilullo fra storia e so– ciologia questa delimilazione fondamentale, eh~ la prima è una scienza descrittiva, la seconda wrn scienza leoretica e sistema– tica. La storia si occupa del passato, di ciò che fu; la socio– logia, delle cose generali e che continuamente si ripetono. Quella è una scienz;.t dei fatti, questa delle leggi. Ci sono dominii incontestabilmente riservati allo storico, sui quali il sociologo non possiede alcun dirillo: il dominio, per esempio, della biografia, dello studio dell'individuo: il sociologo studia le masse, e poco lo interessano i casi dei singoli individui. Se, invece, te isliluzioni o i rapporti sociali d~gli uomini, i loro scambi commerciali, i fenomeni sociali in genere in– teressano precipuamente il sociologo, non sono però senza in– teresse per lo storico. Questi non può limilare all'individuo le sue ricerche: a meno di intendere per individuo non l'uomo singolo, ma ogni singolo popolo, 0°gni Slalo, ogni civillà. i\la lo storico, anche quando Lralta dei fei10meni sociali che appa– rono presso un popolo ò in un'epoca determinala, non per ciò diventa sociologo, perchè anche in queslo caso egli si int~ressa soltanto al caso singolo: egli indaga il ·sorgere di una singola istituzione e ne segue lo sviluppo; e se paragona questa istitu– zione con altre di altri popoli o di allre epoche, lo fa ·uni– camente per farla meglio comprendere; mentre per il socio– logo lale paragone è lo scopo stesso della sua trattazione. Il sociologo nel confronlo fra istiluzioni çliverse cercherà sop1·a– tutto i punti di somiglianza per ricavare delle leggi fisse: ma pe1· lo storico i punti di -somiglianza importano solo in tanto, in quanto gli permettono di stabilire deriva~ioni e prelesli intellettuali cli un popolo all'altro, e non gli importano meno i punti di diversità. Quindi errano coloro che fanno delle istituzioni umane l'oggetto precipuo della sociologia. Più esatto sarebbe dire: la teoria delle istituzioni, la teoria del processo l\Ociale. Piuttosto però che parlare di confini esatti fra le due disci– pline, converrebbe riconoscere che esse si appoggiano e si aiutano a vicenda; che la storia serve alla sociologia, e questa a quella, così poderosamente, che ormai nessuna di esse può far a meno dell'altra. Taluno è arrivato sino a pretendere che l'una è semplicemente la « scienza ausiliaria • dell'altra. Ma se molti sociologi riconoscono che il materiale è loro loro fornito dagli storici, molli ancora non vogliono saperne cli una collaborazione con gli scrittori di storie. Tullavia è certo che il sociologo, in qu;mto utilizza màteriale storico, documenti e testimonianze, dipende dallo storico, il qualr unicamente gli può provvedere le fonti di cui abbisogna per Biblioteca Gino Bianco la storia. delle costituzioni, del diritto, dell'economia. Sovenl<' però i sociologi· - come i giuristi - si lagnano di non tro– vare nei libri di storie ciò che loro· occorre. Molti di essi sono talmente sdegnati per i • penosi pregiudizì e le cattive abitudini di lavoro • degli storici, da rifiutare perentoriamenle qualsiasi collaborazione con questi. Ciò è un andare troppo ollre. Espongano i sociologi i loro desideri ed enuncino lt' loro questioni; gli storici ne terranno conto, nei limiti del– l'economia delle loro opere. Spesso nelle opere storiche fon– damentali si ha riguardo alle esigenze dei cultori delle scienze affini, per evilare a costoro· una fatica che non è strcllamenlr di loro spettanza. i\la è ingenuo il biasimo mosso <la certi sociologi alle opere storiche, di mescolare conlinuamenle il' racconto di fatti in– dividuali alla descrizione dei fenomeni sociali, e di spiegare spesso questi ullimi per rùezzo di azioni individuali. Poichè ciò significa rimproverare allo storico di essere precisamenle uno slorico. È quello appunlo l'elem~nlo che il sociologo deve ulilizzare dai libri cli sloria. Certamente, sociologo e sto– rico considerano il passato in modo diverso. L'occhio cieli\, storico perde la nativa freschezza quando si lratta cli osser– vare quelle parli dei falli che ritornano in tutti i fenomeJ1i slorici; e spesso 11011 si ferma precisamenle su ciò che più in– teressa il sociologo. Coslui deve quindi rifarsi egli stesso alle fonli, compiere egli stesso il lavoro che lo slorico non seppe rispa11miai:gli; e in lal,caso la storia sa1·à per lui unica– menle una raccolta di materiali. E per contro: qual è per lo storico l'ulililà della sociologia'! Questa è cerlo di grande vantaggio per lo storico, in quanto chiarisce certe nozioni fondamentali e serve a conoscere cerli elemenli spiriluali della storia politica e civile. Inoltre, la , sociologia (ITietlein rilievo con particolare energia l'importanza dei concelli generali, quali sono le caratterislichc dei fenomeni collettivi, l'influsso dell'ambiente, ecc. Anche il particolare lavoro ciel sociologo può apportare molla luce su avvenimenti storici: la qùal luce tien lontano lo storico dal difecto di allaccarsi troppo tenacemente al fallo inclivicluale. La socio– logia pennette allo storico - ed essa sola può fi1rlo - di trovare chiare molle cose che prima gli apparivano oscu– re. I confron1i e le analogie dei sociologi possono colmare molle lacune della nostra conoscenza. !\follo potranno impa– rare gli storici dalla trattazione delle forme e delle, proprietà. dei gruppi umani, dei fenomeni di massa, come anche degli studi sugli istinti e gli impulsi degli uomini, sui loro effelli nella vila sociale. Ma fuori di quesli' vanta·ggi, lo storico non può aspettarsene molli allri. Anzitutto, avviene raramente che un sociologo non appartenga ad una determinala scuola politica o sociale, e quindi, anche senza volerlo, non porli nella sua lraltazione della materia un po' della sua tendenza, delle sye passioni. Raramente un sociologo riesce ad essere perfettamente ob– biettivo e imparziale: lo storico invece dovrebbe essere sempre lale, e cerlo è lale almeno quando studia tempi passali e po– poli diversi da quello a cui egli stesso appartiene. Poi,. il me– todo sociologico cerca. di arrivare alle generalizzazioni e alla scoperta di leggi, mellendo in moslra quanlo è di comun<;> nei diversi fatti: quindi e incline ad impiegare le stesse desi– gnazioni per cose concordanti. Ma le nozioni così lrovale hanno valore storico? Certamente è necessaria la conoscenza del generale per apprezzare l'individuale nella sua singola– rità. Il particolare può soltanto venire compreso, o nel suo collegamento con una nozione generale o nella sua diversità eia un lipo puro. Tali nozioni e lipi la sociologia dovrebbe fornire alla storia. Ma bisogna sempre comportarsi con estre– ma prudenza in lali generalizzazioni, paragoni, ecc., perchè si lratla sempre di fenomeni umani, ossia molto complessi. Quando, per esempio, si designano con lo slesso nome istitu– zioni a·naloghe presso popoli diversi, sorge il pericolo di ac– cenluare lroppo le concordanze, mentre in realtà quelle isti– tuzioni sono· assai diverse presso ciascun popolo. Sovente l'eguaglianza può venire affermata soltanto a patto di elimi– nare tutto ciò che è essenziale. I nomi eguali cancellano le differenze reali. Il soéiologo Simmel è giunto a scrivere: • l lna scienza teorica delle forme della società cteve collocare:: le nozioni e i loro reciproci rapporti in una luce pura ed astratta, quale mai non si riscontra nella realtà storica •· Paragoniamo - continua il Simmel - l'autocrazia del Sul– tano con quella dell'imperatore romano o del re inglese all'e• poca di Guglielmo il Conquistatore. Esse sono assai differenti, come è differente la corrispondente situazione dei sudditi. Ma µ1 tutte e tre è vivente il motivo della correlazione. fra ciascu– na forma di autocrazia e la situazione dei sudditi, mentre l'infinita differenza degli immediali fenomeni malet-iali cede il poslo alla comune linea ideale secondo la quale è disegnala nella sua purezza quella co,rr,elazione. Il fissare correlazioni di questo genere può riuscire cl.i

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