Critica Sociale - anno XXXV - n.3 - 1-15 febbraio 1925

• . ORÌTÌCA SOGÌALE 11\chiesle giornalistiche, opinioni sono portate aHa ribalJ.a del gran pubblico. È questo. l'unico modo noi crediamo, per combattere . i tristi · e.c,etti cteua'. xenofobia, per annienLarla del lntlo in un non lou•– Lano domani. l'ioi possiamo anche comprendere come la Demo– crazia, il Sociatisn,lo, il Sinctacalismo trancesi so,fra– no di una impreparazione quasi completa a trattare una questione c11e in Italia, invece, na sempre do~ minalo nelle discussioni e ner programmi ctei Par– titi e delle Organizzazioni. Ed è nostro dovere, di Italiani e· di socialisti, di apportare .agli amici e ai compagni di Francia, con ta massima lealtà e serenità, il contributo de~ gli ,s.tucli e delle esperienze acquisite dai n_ostri « e.– sperli .»,. perchè si Lrovi al problema una soluzione CliUa e protittevole per i due Paesi. Hisogna dimostrare - e i dati statistici ci sono conforcantissimi - che l'emigrazion_e icalian·a non è fatta di · scorie umàne e sociali, come pretenderebbe »qualcuno in çasa nostra, ~pinto dal livore di parte a còmpiere questa mala azione con(ro la . l:'alri~ e contro i suoi figli all'estero. Occorre ·anche insistere percbè il Governo. fran– cese non si lasci spingere su una· strada falsa: quella delle vessazioni burocratiche inutili, della coercizione comunque ella si esercici e a qualunque apparente bùon tine sia essa rivolta. · Anche noi siamo per il disciplinamento delta immigrazione, in modo che non crei le famose masse di riserva di disoccupati, invocate dall'Internazionale dei Costruttori l'anno scorso a Praga, per' imprì– gliare e annientare l'azione dei Sindacati Opera_i. r: non abbiamo nulla da obbiettare, sulle misur.e sanitarie e profilattiche di frontiera, nè sui doveri , dell 'ospital.ta che l'immigrante dtve adempiere. . .Ma dobuiamo convincere i nostri amici di Fran– cia della inutilità dì certi controlli e della fosuf.ii – cienza di cerle restrizioni che i;i reclamano. I con– Lralli dì lavoro, così collettivi corrie individuali) devono inserirsi nei concordati esistenti fra datori di lavoro e maestranze. Solo in questo modo sa– ranno evitali gli abbandoni del lavoro e le rotture dei contratti ora cosi numerosi, e saranno eliminale le controversie fra operai indigeni e immigrati. La garanzia clell'aJloggio, lo ·sviluppo dei risto– ranti cooperalivi, il colllrollo efficace degli Ispet– lori dell'lgiene e del Lavo.ro non soltanto nella miniera o nell'officina, ma anche nelfalloggio,' in– sieme coll'assistenza- sanitaria gratuita, non lesinata , o discussa come avviene ora, ma di diritto, sa– ranno altrettante integrazioni dì quel controllo che il Governo attuale s1 propone di instaurare. Ma, per carità, si abbandoni l'ubbia di costriri~ gere gli Italiani a snazionalizzarsi per fruire di certi vantaggi fin qui goduti. , Il nostro popolo è il più agile d'intelletto e il più facilmente adattabile· in Francia .., Esso dà or– mai buona parte della maestranza p1u scelta delle miniere del ferro, degli alti forni, dell'edilizia, del– l'ammobigliamento, della cappelleria, del vetro, ecc. ' Fra .qualçhe lustro i Francesi ·in m?lti _rami in~ dustriaJi saranno in numero ancor JHÙ ridotto d1 oggi. Vi è dunque un interesse reciproco che ci im– ponè di non ostacolare questo fenomeno con bar– riere artificiali e di pessimo gusto. · L'emigrazione agricola poi - che tanto dà da pensare ora - è un elemento grandjssim:o di pace e di intesa fra i due Paesi. Vi sono luttora eslesissime zone di terra abbando– nate, in Francia per difetto di braccia. I Municipi, i Dipartimenti, .lo Stato posseggoqo terreni incolti ., non suflicientemènle produttivi., • , .. Quale largo campo di attività possibile per le nostr~ masse contadine, per le nostre cooperative di ·1avoro; quanta ricchezza ne ritrarel~bc, con una politica volta in questo senso, la nazione francese! Il movimento operaio italiano ha i titoli più _che sufficienti per offrire al Governo e al proletariato di qui la maggiore e più vera gai:anzia. sulla st~~ rapacità a dirigersi da. sè e a gestire az1en_d~,utili economicamente e socialmente alla collett1v1ta. E i migliori compagni sindacalisli e socialisti di Fran-· eia nello sforzo revisionista dell~ loro teorie e clel– l'a;fone prebellica ·che vanno compiendo, ~endon~ ogni giorno di più omaggio alla Cooperaz1~rne dt BibliotecaGino Bianco lavoro e agricola d'Italia, per i miracoli di operosità intelligenti e- di tenacia che. essa rese . possibili nel nostro Paese; Non dovrebbe essere questa dunque la via da prendere insieme? Senza sciocco sciovinismo - c"è anche uno sciovinismo operaio talvolta - noi pos– siamo essere f,ieri di pos:-edere, insieme -con una massa emigrante laboriosa e sobria, :una élite di tec– nici cooperatori che la reazione fascista )ia dispersi pel mondo, i quali però domani tornerebbero volen– tieri a riprendere· 1a strada, spinosa ma piena di vita I e dì sole, della ,Cooperazione. . Controllo, disciplina, vigilanza sanitaria e morale; tutto noi pòssiamo accettare, · ma la migliore se- - lezione tecnica e morale, il più vero s_timolo a progredire, lq darà alla qostra emigrazione la_ Coo~ perativa. 1 · Abbiamo solo accennato ai disegni di .snaziona– lizzazione avanzati qt\à e là. e al rischio eh-e prodn- rebbero se approvati. · · Socialisti e -internazionalisti, noi pertanto non ci sentiamo di spingere un Governo di un Paese qaal– siasi - del noijtro come di nn altro - :in gueslo viottolo pericoloso, irto di spine e di equiv:oci. Noi abbiamo bisogno dì inviare l'eccedenza della nostra popolazione tuori d'Italia. Ora, per quakhe decen,nio sicuramente, il mercato migliore )?er la nostra mano' d'opera è e sarà la Francia, la qua~ le, a sua voll.ta , ha bisogno della· nostra emigrazione per sfruttare le ricchezze del suolo e del sottosuolo, per attivare in pieno le sue industrie, Prima delle intese ufficiali, sempre tarde, sem– pre monche, rendiamo possibile su questo terreno l'acco,rdo pieno e completo dei due proletariati e deHe due democrazie. Avre1110 co.opèrato in tal . modo alla risoluziot\e del più grave. pr;oblema che assilla il nostro Paese, avremo al lemJlO stesso lavoralo per la Pace e pei· la Libertà. EHNESTO CAPORALI. La crisi dei cambi Gino Bal'desi · sta « cé>mmeltenclo » un suo volume, servendosi dei copiosi dati raccolti dall'Enquètè sur la Production del Bureau International du Travail di cui dèmmo ripetute volle l'anrwn::io. Dal · vo– lumè in preparazione ci sembra cli parlic_olare al 0 tualità, anche e sopratutto per l'Italia, il brano seguente: Il capitolo (ìo del 3o volume dell'Inchiesta sulla Produzione éomincia avvertendo che la crisi dei . cambì « ci è appai-sa come, giuocante una parte e, in certi casf,_ là parte principale nella crisi delle materie prime, in quella dell'altrezzamento, in quella dei trasporti, in quella dei capitali, in quella dei mercati». Secondo la Relazione, adunque_,, la crisi dei cambì sarebbe il centr9 intorno àl quale si sviluppano tutti gli altri fenomeni della crisi. L'osservazione ha un valore relativo:· potrei11mo osservare, per esempio, che la crisi dei cambì, è, a. sua volta, la conseguenza di altri fenomeni, senza con questo pretendere di aver definitivamente dimostrato io sportarsi, come elemento- centrale, della èrisi da uri fenomeno all'altro, poichè -tutti i fenomeni ·contemplati in questa ricchissima In– chiesta giuoca'no ognuno, di. volla- in volta, la parte . di causa ad effetto e di effetto. a causa. Vi sono però co'nstatazioni, le quali ci permellono di imputare di falso il gran giunco di parole che da cinque anni ·e pitt si sta facendo (pe.r specula– zioni l)Olitiche e non per constatazioni di fatto) intorno al ma:rasma avvenuto nel sislema degli scam– b1 monetari, p-cr dimostrare essere l'a'zione poli– tica di cerli partiti' responsabile del rialzare vcrli– ginoso di alcune- monete in. confronto ad altre .. Per semplificare, ricorderemo che nel 1919-20 il rialzo dei cambì ·nèi confronti dell'Italia fu. siste- maticamente addebitalo alle classi lavoratrici, scon-

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