Critica Sociale - anno XXIV - n. 9 - 1-15 maggio 1924

i3s CRITICA SOCIA;DÈ ~iate aUe iniziativ,e loc.aJli, .ment_r,eda!ebbe ~i c-ittadini la pos,sibilità dii .sàper,e ~-neqU1vO?a~1l– mente oiò che è ,permesso e ciò._C'hie è pro1b1t?, por1,ebbe il Fasds~-o _di f~o:11-te aJlle prop:1'!e prooise ,r,esponsab1htà ipollt1che.. Cesserebbe questo ballo .~ulla corda, di un·_reg1me s~r?a,to ro,/jtituzionale neJl.le forme e mdotto a ditta– tura - anzi a, una quantità molt,e.plice e vairia. cli dittatnre - nella reaJltà. Altri in ve('P p.enRa \a <morm a,J.izzazione)). ~o– nw nn vero r proprfo ritor. no a qneilla poltt1c~ di d,eimo,r•raz,ia, che è in v igore; pres~o tutti gli Sta:ti civiij,i. Riconosria,mo .i;;enz'altro. che questa. p11eJf\Ra,o 1speranza, -è ... $,conv,e_menite f'l.i assurda. Essa cont,ra~ta alla mentwhtà ge– n ni'na alla ,intima p:~irologia d-el Fa,sçi,8imo, il <]uale'a,~somma ,in Rè la co.nvinzione _di ,inf~l– libillità del g.iovanr .Rnpernomo, fnturi,~~a, vrn– rito1'e cle1l1a gnerrà, ;~a]yatore dell'ltaha, ma,n– clato ,dal nielo -· una mentai}.i,tàmi:stica e guer– ri,era lettera,11ia e barba,rica, Ni,et.sèhze ,e Ca.do Ma,g~o, con un !anto di Attiil~ -.c~m -la,cupa e feroce ~onvinz1onè d,el ·pròpr.10 d1ntto a « co– mandare ai vitllani >>,p1·opria dell'agrario. Da Roma a, M10linie1H.a ,da.l Uamp.idoglio al ' . minuscolo Mnnioi.pi-0,questa mentalità che trae forza da1l .suo connubio apparentemente tanto f'terog,eneo, domina ,e non vuol di-sairma,re, nè lo può. Disarmare (int,~ndo) non tanto le :3-ue camici e nere, il ~n o ~ttrezzamento belhco, mezzo indi.spensab.il{ ' per tener sogg,e~to il pa,e– ~-(',ma d·i-sa1·maDe 11 a ,sua concezione d,ittatorià,, ~Inohillitare il suo ,spfr1to e .il RUO, progmmm~ di tutela di « pa,f.erna.U.smo », di governo sul– l'ltaJia dt.inorenne e contro ogni altro partito. Non Jo vuo1e,. pc>rchè si è ,infatua,to di .pos– .~d,ere il vero e di ave-r Oa « mi,ssione >> di 1 i.m– porlo, per forza o pe1· amo110,alil'Italia; non lo 1può, perehè rhmeghe:r,ebe •Sè .s.tesso, 1e sue origini ,e il 1suo metodo, .se rfoono.scesse alle opposizioni i d·ivitti comuni deì -p31esidi de– mocraziia, il di.ritto della minoranza di diven– ta,r mag.giora.nza, quando trova d,etlla,gente che la. segue perehè (a •ragio_ne o a torto) si con– v.inc,e delle suei idee; non lo può, ,perchè oc– correreb'he che ave,~e ,davvero ii.I consenso; che fosse sul .seriio pe.I1sua,sodi ,averlo, quel con– senso che, ,soltanto, gli ,per.metterebbe di far senza dellla forza 1 e di li),sciare ai partiti pienh , libertà di vi,ta entro fa legge. · Non illludiamoci dunque di una prossima possibile « normalizzal'Jione >>i'n questo ,sienso. Sa11ebbe già non di,sprezzabi.1€1progresso se, nel camipo della polizia, .si « tend-esse >>a ve– stituire agH organi della 11.egge ·quefie opera– ~ioni che oggi 1sono lasdat,e a gruppi non r.c– spon.~-bili; e ,9 e, n< '1lcam po d e1la politica, i1 regime fa~ista J.eg, a:lizza, s.se il suo iUiegall,ism.o, assumendo la 1·esponsabilità uffiiciale delle tante incostituzionalità pratiche 'vigent,i, e se– gnando ai oittadini i binari precisi di uria, 1eg– g€, qua,1 che si .sia, ma che tSia unica e chiara. Nè -si tema che .ill «consolidare>> in codiici 11',iUegalità, ,sia un -raffor~rla: Io rammento, come, ai primii tempi del « bu-0n ,giudfoe >>Ma– gnaud, vi fo.s,sech,i o.Mervava, nel campo no– stro, che quell'a-pplicazione ftilantropica ed in- Biblioteca Gino Bianco dulo·ente delila l,egge 'borghese, :se .pur pers?nal- 1.111e-ite simpatica, finiv~ p~r essere •reaz1~na: ria in qua nto ,che l,e l,egg1 dure e crudeil,1 d1 e la.~,sehan p.iù probabilità di venire l'liformate dalla coscienza pubblica ,e dalla volon~.à delll~ forze sociali nuov~, aUorchè sono app'hcate r1- o·idamente che non quand-0 in pratica ,sono at– tenuate d~lla ovatta e dai baJsaini dei mag 1 i-. strati .umanitari. • Così 11are,s,istenza e la pression.!',· interna ed ,flst.era,·a, nn Governo di dittatnra, potranno t>,sserepiù viv-e e-d ,pffi<>.irni qnanto più ne_ ·~rù, pa]e.~P •f'. ROlennr la 1~ea lt.à e la N>Sponsabrl,1tà. GIOVANNI ZIBORDI. La·crisi dello Stato mo-derno. .Nel" nostro artico1o precedente (1) a:bbiamo visto che!>, lun 1 gie da;ll'essier vc_ro, come i Fas!cisiti s.ostengo– no, che col regime d.::1. e:;si inaugurato l'Italia abbia s·uperato il lib.eralismo e la democrazia, e marci all'avanguardia di un movimento destinato a pene– trare di s,è ,e a rivoluzionare l'EJurowi tutta quan.ta, il vero è precisamente il contrario. Cosl nella po– litica interna come in q uelb intero-azionale, cos.i nella ~ua visione dello Stato come in q4ella delle relazioni con: altri Stati, il Fascismo è solo, il segno del passaggio 'da 1ma dittatura. mascherata ad una esplicita, .il segno che in Italia e liberali,– smo e democrazia furono, al più, vessilli di alcu- 1~i uomini e gruppi, non realtà vivé; il segno che le così dette istituzioni liberali rimasero esiteriori alla vita nazionale e questa ;imase esteriore allo Stato, il segno, specie in politica estera, che an– cora llD.3. volta Oraec.la capta vicforem cepit e che, in Italia come in· Francia, la vittoria militare .su– gli Imperi Centrali ha fatto temporaneamente trion– ·fare 1o spirito . che condusse questi al disastro. Ed abbianfo visto che, se mai, nessuna guerra come l'ultima fu combattuta e si chiuse con pi(ù eloquente e schiacciante vittoria di tutti i popoli liberi. sui popo~i opp1,ess,i e èiegli Sltessi popoli op– pres si sui loro pppriesiso-ri, e dle•i ·principi'i. di libertà s.ui principi opposti. .Senonchè, se tutto questo è vero, è però lw1- ge dall'essere tutto il ve~o. S.e in Italia· le for– me della democrazia tradizionale hanno .sofferto \ma disfatta, perchè la realtà che doveva dar lo– ro - sostanza era ancor troppo debole, e:5se sono altresl pi'I) o meno in crisi anche altrove, perchè la sostanza è troppo forte ed esse non le sono più adeguate; e :rr~tte conto di esaminare, alla luce d'una ormai vasta e succosa letteratura, come questa crisi si svolge ed è sentita e concepita jn Inghilterra ed in America.; poichè · implicitamen– te questo sarà anche il miglior modo- d~ rendere giustizia al poco che di vero v'è nella tesi fasci– sta col dimostrare che la sola cura ai mali del– la 'libe1 tà è l'educazione a coricetti e a modi di vita anche più veramente e profondamente liberi,. Mette conto di farlo, anche perch:?!, se è vero che come abbiamo visto nel precedente articolo, lo Stato nazionale è diventato imroi~ente a garantire \a civiltà sviluppatasi fin qui sotto la. s~a egida; s.e w:$\So~ anzi, ogni giorno piµ. diventa pur esso un pericolo, è chiaro che, continuando per questa via, (1) Vedasi nel numero 15-31 marzo 1924.

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