Critica Sociale - anno XXIV - n. 5 - 1-15 marzo 1924

CRITICA SOCIALE, 67 re che non conosce nè Governo, nè organizza– zioni di partiti ; propone chi. vuole - senza biso– gno di comitati - e dà il voto a chi vuole senza obbligo di votare altri di una lista, che egli ignora, che gli è indifferente e, magari, repugnante. La legge a,dottata invece è essa che ignora il signor x elettore Rovrano. Mentre asp1ra al massimo della organizzazione, il collegio nazionale, postula la organizzazione di uil partito di maggioranza che si identifica col Governo in car'ica ; questo dopo avere funzionato come il più assoluto dei CqmiNJJti elettorali per la maggioranza, rimette tutti gli altri partiti di minoranza a rissare tra di loro nell 'inguadramento serrato della• proporzionale. Lo sprezzo del signor x elettor'e arriva .al punto che gli si darà dei rappresentanti che egli non ha mai votato, poichè basta anche un quoziente mi– nimo, - teoricament.e, un voto! - a tfrare da . una lista di candidati una lista di deputati. Mera– viglioso o mostruoso trionfo del concetto « parti– to », cioè organizzazione, cioè collettivismo, sopra ;1 concetto « elettore » cioè libertà, cioè individua– .lismo. Come tale sistema sia avviamento al suo contrario nessuno intende, fuorchè partendo dalla idea delia sfericità della terra, per cui due andan– do in senso contrario in linea retta, debbono, teo– ricamente, finire per incontrarsi. Ben si dièe che tal tegge è destinata ad essere· applicata una sola volta, e poi se ne deve rompere lo stampo, prima · che le oppo~izioni ne abbiano imparato il giuoco ~ si dispon_ganoa rendere pan per focaccia al partito che l'ha creata, q1,1andosuonerà l'ora del suo _de– cadimento. Ma se· ciò anche fosse vero (e le futu– re opposizioni siano·tanto equanimi ed imparziali da non ripescare la legge quando stimeranno sia per ristorarsi la loro fortuna) la legge, àisparendo, lascierebbe dietro di sè il caos. Non c'è una ra– gione per ritenere che il disfacimento dei partiti sotto il Governo ·personale - ma imperniato in un partito - debba importare le condizioni ato– mistiche del collegio uninominale. L'incoercibile forza siste.matrice propi-ia del tempo nostro, agen– do secondo la logica delle grandi masse da suffra-– gio universale, non sarà per importare ancora lo scrutinio di lista (provinciale, regionale, naziona- · le?) e, come correttivo fatale e necessario al pre– potere soprafattore del sistema maggioritario ap– plicato senza possibilità di interne correzioni o compensazioni naturali su masse così cospicue, non si riaffaccerà lo spediente della proporzionale ? Tale almeno la prospettiva che offrono tutti i paesi democratici (tranne l'Inghilterra) malgrado le comprensibili e violenti riluttanze della demo– crazia gelosa del suo amorfismo e ferma nel culto del suffragio universale più difretto, cioè senza in- ., termediari tra la sor.gente della s9vranità, l'eletto– re, e la fO'ce, il deputato. Ma tralasciamo coteste elucubrazioni futuriste e 'però, senza dubbio, sovversive. Restando nella considerazione della lègge che è e che funziona per darci la Camera nuova, ecco un'altra osservazione che si impone: Mentre la nuova· Camera non ~vrà B -~~ su.na del~. g ualità _p_arlàmentariste del vecchio 1rn10Ieca l;;lno ts1anco · regime, la sua composizione, secondo la presumi– bile statistica politico-demografica, non sarà no– tevolmente diversa dalle precetlenti. Chi non è col Governo è contro il Governo, chi è contro il Go– verno è un sovversivo ; il Governo stesso. conda~na a~ sovversivismo gli eletti delle liste differenti dall4 sua, o da quelle bis cui esso concede un place.t spe– ciale; e la legge assicura loro i -seggi quale si sia il numero dei votanti. Da tutto ciò avviene clìe ii Governo avrà sin dal principio un num~ro di op– positòri uguale, o anche superiore, a quello di. qualunque Governo dell'era tramontata. La lotta. elettorale - ultimo paradosso - n<:>n è quindi per i seggi, ma per i vo,ti. E' ciò che muove, che elet– trizza il Partito_ fascista e lo fa così violentò con– tro gli avversari. Stranezza dei sentimenti politi- ci ! Il fascismo affetta il più grande ·disprezzo per il grregge elet-torale e si è data una legge per la quale quando ne abbia un quarto prende i du~ terzi dei seggi .. Esso pubblica ogni giorno; che è aptidemQcratico, che il suo diritto a gover:ò.are 110n fonda sul co,nsenso e . poi è così furibonda– rp.ente geloso dei voti, come se i voti fossero pro– porzionali ai seggi!... Eviden~emente una parte della vecchia psicologia elettoralistica è per inerzi:1 rimasta nella nuova gen,te della nuova legge; co– me reagirà essa alle nuove circostanze ? Que~to - è il mistero che racchiu.de l'evento elettorale. E· la compressione della campagnai ufficiale di minacce è di violenze_,rendendo· impossibile ogp.i di~cussio– ne, ogni contraddittorio. sèteno dj idee e di pro– grammi, sigilla quel mistero, rendendolo più oscu- ro ed impenetrabile. . , Dalla legge e dai metodi onde è applicata non esce up.a,Camera di pari, di ·uguali, ma una Came– ra di vincitori e di vinti, prestabiliti. Onde più che · mai è da chiedersi se furono savie le opposizioni ad accettare un tale rivolgimento della istituzione, che ha cancellato il presupposto egualitario della rappresentanza. Ma forse le Opposizioni hanno fidato sull'intrinseco istinto di ogni Camera a tro– vare la via di un funzionamento democratico, mal– grado la faziosità della legge costitutiva ; forse le Opposizioni hanno pensato che la storia dellè Ca– mere non è che la· storia dei fastidi che .procura– vano ai Governi che le creavano_, talora anche del– le loro aperte ribellioni. Èd hanno creduto di· non potere, per ogni evento, rendersi contumaci. CLAUDIO TREVES. =======================- Fascismo e Mezzogiorno Per alcune settimane - quante ne duraron·o le oscillazioni del pendolo della coscienza negli ono– revoli De Njcola, Orlando, e in altri minori espo– nenti politici del Mezzogiorno, dubitosi" se entrare o no nella lista del Governo - gli occhi di molti cittadini italiani, ç.a Rom.a in su, stettero fissi ed intenti a mirare e ad aspettare quello che avveniva da Roma in giù. E non. pochi meridionali, Ùsi a mal sppportare quell'aria di superiorità con cui si ri– tengono considerati da quelli del Nord, g~à apri– vano !'-animo e il labbro alla gioia e al grido della rivincita, e ·si apprestavano a intonare ai nostri e

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