Critica Sociale - XXXIII - n.18 - 16-30 settembre 1923

nLsticamente ed utilitaristicamerute ,anche queste tre specie di azioni .sono le seguenti. Per ciò che riguarda l'idealismo morale, ossia il vo– luto e cosciente sacrificio del piacere e dell'utile in omaggi_o ad un principio, a un'Idea, gli utilitaristi osservano., che il fatto che in orioìne nes.suna azione cosidettll, virtuosa è priva di una motivazione edoni– stica ed utilitaria, non esclude dhe la oramai contratta abitudine di agire virtuosamente ci !accia perdere di vLsta l'originaria reale motivazione e ci faccia a,pparire ·l'esercizio dena virtù come una necessità per sè st-ante ed autonoma. Al modo . stesso noi a,doperiamo in un - signidl.cato -tutto nuovo, o, per meglio dire, traslato, certi vocaboli,' che in origine signilflcavano tutt'altra cosa (come per es. pecunia). '' Per ciò che riguarda l'amore <1el prossimo eesi os– servano che il piacere e l'utilità. non .scompaiono qui · affatto; ma non fanno ohe cangiare di pe11Sona. Inve ce del piacere e dell'utile nostro è il piacere e l'utile altrui che motiva 'l'azione, sul cui autore essi poi si riflettono per l'im;mancabile intreccio di azioni e rea– zioni niella vita sociale. Per ciò che riguarda iillfl.ne la passione del bello e del vero essi dkono che non . si tratta che di aggiun– gere alla lista dei .placeri e delle utilità. sen.suali una lista supplementare dei ipiaceri e delle utiÌità. intellet- . tive, cosi che neppure qui si uscirebbe dalla ferrea cer– chia del piacere e dell'utile. Ora tutte e tre queste argomentazioni sono piuttosto deboli e niente affatto ,persuasive. Intanto l'impera– tivo categori'<o o dovere, •al quale l'uomo ;Presta orec– chio, ha un carattere recisamente e specificamente, antiedonistico ed antiutilitari o. A nzi il d,overe è tanto più dovere, quanto· più da es.so esula ogni apparenza di piacere e di utile. (Fu p re•cipu o merito di Kant l'a– vere messo• in, chiaro questo ipunto.) Se a1 cristiano il ,suo dovere di cristiano fa preferire la morte più terribile alla ,sconfessione di Cristo, dove è mai il piacere e l'utile 1 se··nella guerra chi comanda un- posto ooll'OTdine di difenderlo e di non cedeTe .si' fa uccidere jnsieme ài p:ropri uomini per· eseguire il - compito affidatogli, dove è il ,piacere e l'utile? Se il medico, nell'infuriare di una mortale e·pidemia, pro– segue imperterrito nel suo- minLstero, col rischio della vita, dove è il piacer'e e l'utile? ' Questo per ciò ohe riguarda l'i<lealismo. Per quanto riguarda l'amore del prossimo, il dire che•n piacere e l'utile non fanno che cangiare di posto e che noi godiamo in certo ·modo 1PeTriflesso del go– dere altrui, è per un certo verw anchEI esatto, ma non ri.solve del tutto la posizione. Quando -.si dice piacere, utne, si intende eininentemente ed implicitamente ri- • ferirsi al piacere proprio, all'uthle proprio. Per ciò che riguarda inflné il terzo punto, è evidente che non ,si ,può mettere sopra una medesima linea i piaceri raffinati dell'intelletto, e i piaceri gr-0s.wlan,i del senso. Se noi parliamo di ,un uomo "dedito· al pia– cere, ognuno intende che si parla di (Piaceri tutto di– ve1\Si che non del piacere che producono una buona azione o una buona lettura. Quanto si è ora de>tto appare abbastanza manifes1o anche agli occhi dell'utHHarismo, il quale perciò si sente obbligato a f~e delle conc86Sioni, .segnatamente nel secondo .punto, il più restio,,. quello dell'amore, del prossimo. , Già. Adamci Smith, il grande economista, e moralista a tempo perso, aveva: ricondotto la massima parte delle azioni di carattere altruistico al .sentimento della sìm- - patia, facendo 'cli questa ii fondamento della morale. (Si rtcordi, che anche per Schopenauer la « compa5- sfone », sinonimo di ,simpatia, è il fondamento della morale). M-a «.simpatia» non signi,fica altro che que– sto, che il piacere e la pena altrui ci fanno provare un piacere ed. una -pena in modo riflesso. Ora, per quanto · questo, piacere o questa pena riflessi non abbiano che una assai debole - intensità. paragonati coll'effetto che prova chi realmente gode e pena, pur tuttavia essi pos– sono vincere in inteooità. un piacere e· uha pe~a anche reali, ovver.o di ·prima mano, purchè naturalmente as– sai !Piccoli. Cosi, ,per es., la morte di un nostro simile ci produce una pena certo magg~ore di quella che ci produrrebbe una perdita di cento lire . Chi è l'avaro che non .sa.crl!ll.cherebbe cento l>Ì.reper salva.re la vita di un uomo? Dunque, dice l'utilitatlsm o, atitra verso la • simpatia », ovverossia. _attraverso n godere ed il pe- nare riflesso, noi ritorniamo ancora al piacere ed al– l'utile·, non altrui questa volta, ma no,stro. Ma accanto agli uomini che perderebbero, per salvare la v.ita ad un uomo, una piccola somma, ve ne sono altri che ar– rischiano a tal uopo la propria vita. Ed ecco che qui il piacere e l'utile, anzi la legge del bilanciamento dei piaceri e delle utili tà, no n regge più. Tutto ciò significa é.he l'utilitarLsmo riesce benissimo a rintuzzare le !I)re tese ew rbitanti di uno spiritualismo invadente ed accentratore, ·ma non a debellarlo defi– nitivamente. O, per dirla in altro modo. ed in teTminl di alta ifllosoifta, il tentativo di ricondurre la comples– sità. molteplice e contradittoria dei fen9meni morali ad. un principio unico, il piacere e l'utile,, può c-0nside– ra1,si fallito. Questa è anche, sostarµialmente, la, crif. tica: che lo Zuccante muove all'utilitarismo, prescin– dendo da altre sue critiche su vari punti particolari. Critica ch e, ce rtamente, coglie nel giusto. C'è parò questo da di.re. Filosofia significa sopratutto saper ri– durre ad un un ico suprem-0 principio la >folla del mo1-· teplice e del contradittorio, a qualcosa di cui quid maius non potest coqitari, come dicevano gli scolastici. ·L'utilitariSlIIlo, cercando di superare l'anti~esi l\ltile-di– sinteresse, materia-spirito, ubbidisce, ciò facendo, ad una schietta ed indeclinabile esigenza lfilosoftca. La sua eo1uzi-0ne può essere (anzi certamente è) errata, e di fronte alla .sua forzata e supenflciale maniera di, as– sorbire lo ,spiritualismo vale meglio rimanersene allo statu. quo, all'antitesi! n-0n .risoluta. Malo pericutosa.m tibert.atem, piuttosto che l'illegittima ed ingiustificata tirannide. La soluzione ottfma sarebbe però, trovare il principio superiore, che conciliasse· e giustirftca,sse in– sieme materialismo e spiritualismo, i diritti del corpo e i diritti dell'anima. Questo è U compito che oggi in– combe alla Filoso.fia morale, oggi che le due concezioni tradizionalmente avversarie si .sono esaurite; avendo ognuna' di esse spiegate completamente le proprie ra– gi,oni -e messe, per così dire, iutt.e· le proprie carte in .tav.ola. FRANZ WEISS. DALLE RIVISTE La Revue de Genève espone· in un interessante arti– col-0 lo stato genrarale della Persia -d'oggi: di un pae.e cioè che, dopo diciotto anni d-i vtta.cos_tituzionale e due di ininterrotta vita parlamemare, ha trovato· finalmente la strada della rigenerazione e• del -pro,gresso, ma da molti in Occidente è ancora consid,erato come sem!bar– ba:ro e preda cli un caos insanabile nella politica e nella · amministr.azione. La guerra mqndiale, rovinando la Russia e creando alL'Ihghilterra imbarazzi gravi.ssimi in altri punti del gl-0bo, d-iedie alla Persia, in modo inatteso, la possibi– lità. di uno ,svilupp-0 pteno di promoose: prima della .guerra, il regime persiano non era altro che il governo cli un semidio. L'ultimo autocrate che vi tenne il potere, lo sciah Nasreddin, in cinquant'.anni di un regno splen– dido e fastoso si .sforzò di aprire il suo paese alla ci– viltà'. europea: arricchi Teheran di .grandiosi edifici, ri– formò le istituzioni senza nulla ceder.e della propria aut,orità dispotica, e salvò l'indipendenza persiana fino al giorno in cui egli stesso peri per mano di un as- sassino. - Tutta la forza e la solidità della Persia erano fon– date sullo stra-ordinar-io prestigio personale del sovrano. Morto· lui, ,succedutogli un principe malato e debole, le lotte civili si ,scatenarono, l'anarchia dilagò in tutt.€ le provincie. Nel 1906 lo sciah concesse un simulacro di costituzione: ma questa non entrò in vigore se non tre anni più tardi, quando il ,monarca fu detronizzato da una rivolta popolare. La quale rivolta fu :un contraccolpo della rivoluzione russa del 1905-1906. Lo sciah depost,o trovò asilo in Russia, e il Governo dello czar prese le sue parti; mentre l'In– ghilterra appoggiava il regime costituzionale. Un bel giorno le due eterne rivali, Londra e Pietroburgo, tro– varono conveniente di mettersi d'accordo alle spalle della Persia, e se la divisero in due zone d'influenza: la setr tentrionale riservata alla Russia, la meridionale alla Gran Bretagna.. Il conto però era stato fatto s"nzà l'oste, senza la Persia, ·1a quale non riconobbe quella • rem inter alios· actam •, e protestò sempre la s1.1.avolontà di indipend,enza. · Incapace da solo a riordinare lo Stato, che la Russia

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