Critica Sociale - XXXIII - n.18 - 16-30 settembre 1923

I gola generale rd.mane quindi. intatta, e sarebbe' per ciò impe,rdonabile errore, gravido di futuri guai, se, esagerando la portata del fenomeno suindicato, fosse obliato il precetto, secondo il quale ogni serio pro– blema rii organizzazione deve essere prospettato, in una larga, realistica visione teorico-scientifica e va risolto sulle basi di chiari e saldi principii direttivi, in armonia con u'na esatta valutazione di tutti. gli elerne,ntii çli esso, è non secondo gretti. criterii empi– rici, - desunti dalle niutevoli circostanze ambientali del giorno che corre. · Imnque,· ripetiamo, senza idea socialista non esi– ste · movimem.t@ socialista. Il socialismo non si fa da sè, automaticamente, ma bisogna farlo sci_erite– merite. Esso non nasce spontanearne,nte dal sudore operaio per una specie di auto-germinazione, ma bi– sogna seminarlo. E la semenza è l'idea. E il depo– sitario dell'idea socialista, il culto-re . del pensiero teorico - come abbiamo visto - è, e può essere, solo il Partito, hon il Sindacato. Di questo elemento quindi immancabilmente bisogna tener conto. D'altra parte, «il sabato è per l'uomo e :Ò.onquesto pei;- quello»: se H Partito è la forza motrice, il mon· do dei lavoratori è queHa macchina che deve muo– versi e camminare., Q_ui entra la -parte del Sinda– cato. Oltre act~essere il miglior campo del proseliti– smo socialista, in quanto, se guidato dall'idea, pos- · siede l'insuperabile -capacità, mercè le lotte econo– mico-profesSionali, di schiudere' la coscienza operai11- alla percezione della causalità dei fenomeni ,çsociali, . ,- il Sindacato na ancora l'alta funzione di prepa- · rare le condizioni tecnico economiche del nuovo or– dine, di creare, in ;:i.Itri termini, il terreno per la · coltura mateiiaJe del socialismo. Ogni organizza– zione dei lavoratori, per essere socialisticamente ·classista, deve, almeno tendenzialmente, essere compenetrata della idea di riorganizzazione del la– voro, cioè della proéluzion'e, nel senso solidarist.a el associativo. Tjrando le somme, concludiamo: Partito e Sinda– C!l,tosono due faccie dello stesso fenomeno, due ma– nifestazioni, dell'unico, indissolubile e. complesso movimento--eti'co-sociale. Ponendoci da un tal punto di vista quanto più possibile, oggettivo,' sarà facile sbarazzare ,il terreno della polemica qa tutti· quegli argomenti che .servono solo ad ingombrare sempre più la strada con un cumulo di malintesi. Da tutto ciò risulta a luce meridiana che il tallone d'Achille della attuale impostazione del problema è !"infelicis– simo crite-rio comparativo della « ~elativa impor– tanza » chè'è logicamente un assurdo. Per fare un caffè-latte quale ingrediente è più indispensabile: il caffè od il latte? Non spetta « ai-poster.i l'ardua sen– ten·za ». Le discussioni suHa «relativa importanza» del Sindacato e del Partito alla luce ,della logica sono vuote di contenuto reale: entmmbi ~0:\10ugualmente importanti, per la semplicissima ragione èhe cia– scuRo è ugualmente indispensabile e necessario. Per · conseguenza, chi vuole un movimento opera.io ten– dente, alle finalità socialiste non può ·ammettere nes– sun « tag}io netto», nessuna indipendenza asrnlutn o distacco ò'a ostilità tra il Sindacato e il Partito. Questa- è una premessa. fondamentale, beuchè sia soltanto di carattere· riegativo. Ma c'è un altro prin– cipio, di cui flure bisogna tener conto. Se Partito e Sindacato sono coeffic,ie1!ti ugualmente importanti ed indispensabili, oiò 'non toglie per altro che essi abbiano ciascuno un diverso campo di attività, una propria missione ed una propria funzione, corri– spondente alla .propria natura. Da questi due prin– cipii :uguale importapza e necessità dei due mo– vimenti e diversità, ,fr;:i, essi, di funzioni, dobQiarrio 'ricavare i criterii di giudizio sul modo più adatto ::i costrùire un razio.nale sistema qi rapporti in co1me1,· . sione col _pa.rticola;re. carattere· del fenomeno. Stando còsl le cose, il cè!mpito si riduce alla. rièerca: di una 'bliotecaGino Bianco larga. e pieghevole formula sintetica, la quale, ab– bracciando tutti gli elementi e tutte le forme del complesso movimento socialista, garantisca ad o– gnuno di essi la necessaria libertà, SJtto condizione però - conditio sine qua non! ..... di non rompere il naturale legame, cioè i rapporti di interferenza e di interdipendenza, imposti dalla comunanza degli in– teressi e dall'identità delle aspirazioni' final: stiche. Un sol principio può, nella misura del possibile, conciliare la libertà di azione con la solidarietà di moventi e di fini : il grande principio feder'ativo•. Applicato al cai;jo concreto esso significa: nè indi– pendenza assoluta, nè subordinazione, nè egemonia. ma una razionale coordinazione ddle autonome at– tività nell'orbita di un preordinato legame contrat– tuale di libero consenso. Solo inquadrata nel prin– cipio federalista l'autonomia cessa di esser~ sinoni– mo di distacco o agente di dis!"oluzione, · ed, al con· trario, diventa un prezioso elemento di unificazio11e democratica ed un fattore, di vitalità e di forza. Tale è il solo principio teorico, veramente raziona– le che ci sembra· possa servire da filo di Arianna per orientarsi nel labirinto _dei fatti concreti. Una struttura federalista dei rapporti fra Partito e Sin– dacato metterebbe poi a posto molt·e cose, in quanto essa ci arma di un sicuro criterio direttivo per asse– gnare ad- ogni fattore la sua naturale sfera di com– petenza e per precisarne i limiti di autonomia in di– verse circostanze; sia che si ìratti di collaborazioni– smo, o di intransigenza, di ministe1ialismo o di Par– tito del Lavoro, o del neutralismo sindacale etc. (1). Intanto, eliminando gli attriti e le rivalità, essa rinforzerebbe i legami intimi tra il Partito ed il Sin– dac;i,tò, intensificando la feconda infiuenza dell'uno sull'altro: la collaborazione più intima col Partito tratterr.ebbe 1'011ganizzazione sindacal!,! da un prati– cismo troppo miope, meotre il Partit-0, grazie al più intimò contatto col: Sindacato, sarebbe più vicino ai bisogni reali delle masse e per ciò diventerebbe più refrattario all'inganno mirasolista. Rirnal'l\ebbe da ve,dere alfine, se, nella realtà viva dell'ora che corre, una simile riorganizzazione dei rapporti tra il Partito e il· Sindacato possa essere 11ealizzata .. In ogni caso, il riconoscimento teorico di un principio è s:•1,·,1-reun uec'lS5 l rio p[>SSo r,reli– minare per farlo entrare nella vita e farlo diventarP una norma direttiva della condotta pratica. ' ISAAK ScHREIDER, (1) L'esistenza <li più partiti socialisti certamente complica, ma n9n an11ulla l'appiicazi-one pratica del principio federativo. L'UTILITARISMO • L'Uti-litarismo è un·a dottrina di ,ft\osOlfiamorale, che iflorì in Inghilterra nella. prima metà del secolo scorso, paì·allelamente al vigoroso rigoglio che nella stessa epoca vi aveva l'economia politica. Questo corpo di clottrine attende àncora di essere giudicato- nel suo giusto valore e significato. Si può anzi dire, che chi ave,sse vaghezza di trarre la « Filosofia morale • fuori dalia morta gora. nella quale attualmente trovasi impa– ludata, non potrebbe che prende.re le' mosse dall'Utili· tarismo, come quello, clhe, oggi come oggi, rappresenta ancora il più serio recente· tentativo di far progredire que,sta scienza, e l'ultima parola di essa. Bene ha fatto perciò G. Zuccante a fare conoscere in Italia (dove, si !I)uò dire, se ne conosceva appena il nome) questa c'osì notevole corrente di idee, con una sua succosa e dotta monografia (1). Dalla sua espo.si– zione ricca, vigorosa, ordinata e, nei limiti del possibile, non appesantita da spinosi \ecnicismi, si ha uria buo– nissima e chiara imagine del contenuto e del carattere dell' « utilitarismo •. . I primi· inizi di questà dottrina si hanno già·. in Ba- (1) G. St,iart .lfilZ ·e l'Utili.tàr-ia·,,.o . Fir.-nze. Valleechi. 1923 • Lire 17. · ·

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