Critica Sociale - anno XXXIII - n.9 - 1-15 maggio 1923

134- CRITICA SOCIALE avversarii interni, che non mancheranno di calun– niare le sue aspirazioni internazionali come trarli– trici e sabotatrici di quelle del proprio paese. Ma un sih1ile atteggìamento sar:ì tanto più facile, quando sia assunto da un movimento politico del lavoro, che non si presenti come un dissolvitore, per preconcetto, della vita del proprio paese, ma piut– tosto come il rivendicatore del diritto della class.i operaia, che è maggioranza, di partecipare anch'essa alla ,,trazione politica ùella nazione in mezzo alla quale vive. - ' E' facile i,ntendere, che questa linea di condotta avrà tanto maggiore successo, quanto sarà maggio– re, in coloro che si sforzino di seguirla e di realiz– zarne gli immancabil,i resultat~, il senso della: realt.à storicu. e della responsabilità politica e sociale. Ecco perchè sarebbe vano ed illusorio credere che molto valgano i delibe1'ati dei Congressi, mentre tutto, o quasi tutto, è da attendersi dal quotidiano sforzo di valutazione delle possibilità e delle resistenze, e di determinazione,dei resultati da proporsi, in un dato giorno ed in un dato paese,, per inquadrar$i nell'azione complessa che ovunque,. per il futuro, ' simultaneamente è compiuta da tutte le altre frazio– ni del proletariato. Bisogna quindi che il Congresso si persuada che il suo còmpito storico non è tanto quello di divul– gare per il mondo una. nuova ~rmula od un ,nuovo programma teorico, quanto quello di creare gli or– gani della facile, sollecita, continua, concreta intesa fra le varie organizzazioni politiche ed econom; r.he di classe del proletariato dei variì paesi. · Non sarebbe serio rinnegare qui subito questi pro– positi realistici, proponendo di dar vita ad _organi che comprendano in misura equivalente le rappre– sentanze dellè organizzazioni socialiste di tutti i Paesi del mondo, le quali accettino queste direttive. Forse, anche se sembrerà meno coreografico, sarà più efficace creare, collegandoli fra di loro, almen~. due _di questi organi direttivi della intesa. proleta– r::a. internazionale:· in quanto due sono oggi le su– perfici di attrito internazionale, sulle quali il prole– tariato comincia ad essere in grado di esercitare un , controllo ed una influenza: la superficie di attrito asiatico-americana, e la superficie - di· attrito euro– pea. Per molte ragioni che si intuiscono, il proletariato ha maggiori possibilità e più incalzante interesse a tenere d'occhio gli attriti europei. Ed il Congres– so di Amburgo fallirebbe al suo scopo .se almeno non dessè vita all'organo di intesa fra i proletariati eu– ropei, che sia capace di compiere permanentemente le funzioni sopra indicate. ' 1 • Mentre l'Unione per ii coritrollo democratico ed il movimento di Clarté accennano a voler creare inte– se internazionali fra i ceti' più colti -dei varii paesi; i partiti socialisti e del lavoro di Europa si dimo– strerebbero tipicamente immaturi se non riu– scissero a trarre tutti gli insegnamenti dalla espe: rienza del lungo servaggto del proletariato, e da quella più breve, ma più atroce, della guerra mon– diale, se non sapessero trovare il modo di creare gli organi necessarii per la politica socialista euro– pea, la cui realizzazione è indilazionabile: tanto quanto è indilazionabile l'intesa europea, senza di– stinzione fra vincitori e vinti, per la vera pace è per il più rapido ritorno a regimt interni di libertà e ·di democrazia. GlUSEpPE EMANUELE MODIGLIANI. BibliotecaGiho Bianco Mazzinie Marx 111. (87) Nazione,patr'ia,umanità: f) L'indipendenza italiana. Non è a meravigliare, quindi, che di fronte alla questjone ·ctelLaindipen,denia ed unità nazionale dell'Italia tali concetti dirieLUvù. tro;vin6 la loro na– turale e piena appliè:azione. A questo riguardo .qualcuno ha voluto mettere in evidenza le mai celate avversioni d.i Marx e di Engels all'interes– sato intervento di Napoleone, che converUva la causa italiana e le simpatie che ad e.ssa dovevano vol,gersi in strumento ed appoggio del bonapar– tismo. Ma di fronte a tu.tte le esip•ressioni dell 'o• stilità inconc.ili'abile al bona,p•a:rtJismo, trafficante pe,r compensi terriLoriaJ.i le es,igenze delle naziò– nalità opp,resse, ba,sterebbe (per farle intendere -nel loro· vero significato) citare il passo nel qua!e -EI1Jgels, nel Forza ed economia, manifesta tutta la sua simpatia a.Ila causa italiana: « L'Itani,a a.v,eiVa in -G_ari,ba1di un -~,roedi!,tempra antica. che pot~va fa:re rni!llacOllli e fooe miira,coli..Co,n.mille v,o– !Kmitarimarn.dòalL'a.rta 1'1,ntero,ream.e-d.iJNapoli, unificò i;n linea d,t fa.tto l'lta,Jia, 1aiooròJ'a trama -artilflcialedella I}Olliti-ca bOlllapaJr•tiJsta.. L'Italiia era 'Libera e un.i.tain fatto, ma IlOIJ1 per I raggtilri- dL Lui.gi1NapoLeon.e,bensì per kl ' ri-voluzione •- (87 'bis). E Ma,rx in uri suo ce,nno autOJl:>iografico,_ritro. vato pochi mesi fa dal prof. Mayer (88) fra le · ca;rte di LassaHe, ])'I"eofsava nel 1860 la loro po– si~one _in questi termini : « Riguardo alla guerra italiana la mia opinione coin• cide pienamente <lbn quella manifestata dal mio amico Engels nel suo noto- opuscolo Po e Reno. Engel.s stesso, prima di sped.ire il manoscritto a Berlino, lo aveva man- . dato a me. Noi siamo per un'Italia libera e indipen– dente, carne lo• fummo sempre per l'Ungheria e per· la Polonia., come già dichiarammo, nel 1848 - ,oiù recisa· mente di tutti i giornali tedeschi - nella Rheinische Zeitung. Ma noi nori vogliamo che il Bonaparte, in ac– coro.o segreto con la Russia, prenda la libertà d'Italia o qualsiasi altra questi.one nazionale come pretesto per rovinare la Germania ». Nel 1848 Marx, non soltanto sulla Neue Rhei– nische Zeitung, qui ricordata, aveva espresso la sua ade-sione allra causa. della 'indipendenza na– zfona,le d'ItaLia, Unghe.ria e Polonia. In. una let– tera al diretto-re del giornale democra~ico fioren– tino T/Alba, riesumata da B. Groce nel 1897 sulla Critica Soc,i.aie (89), Marx scriveva in quell'anno: « Non ipuò esoor dubb i.osa O-asli4uaz,ioneche prendere– mo rf>la,tivarrn,ent e a.na quesil.i10ne pemdent,e,fra l'Ita11-ae l'Austria. Di.f-eondeiremo la cau~ dell'i,nrti1 pendfmza it a– ltarn.a, combatteremo a moa1ie iO di1spOltism o, aust.ria.oo j,n JtAJiA. l"'.O.Jl'l" in (;.p-rmAniA P in PnlnJii~ .. 'l'enclil"m/1 fratPr– oomente 1,a m-ano al popolo dlta.11,ano e ~igli,amo pro– viairgli cll,e ,l,anazione ·aJ.emann,aripudiia ogni, parte nel– ~•oopr-essioinepi-ati,ca~aa1nche con vot per !!'li sl-e$si uo- - mi'lli chf da ,n,oi hanno &mpre combattuta la libertà. Vo!!'liam !a,r tut.t-0 il possibile peT pre-paTaTe l'ttl).lone e la buona inteUigenza di- due gr-andi e libere nazioni, che (67) (?ontinua.i. v. n. preceder,t-R. (R7 Ibis) Pag. 65 delia, tra,d. it,i.l, (88) Il 'Mn.ver è il noto autorA di una, biografia dell'Engels ed editore degli scritti giovanili di La.ssalle: due libri che t"mni meno avversi avrebbero permesso (com'io speravo) di p11bbli– care tradotti in ita,Jiano: ,mi ouali però. in mq.ncanza. di tale possibilità, mi riprometto di informare più largamente in altra oocasione i lettori di questa rivista.. • . .(89) Fascicolo del 15 agoeto 1897.: La lettera. fu rij:>rodowta p{ù rl1 rec ente d a.I M0MIGLIAKO in 0.. Mazzini e la @!11,erra eur.opeà, e poi da.ll' OLGIATI'!el libro 1u C. Marz.

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