Critica Sociale - XXXIII - n. 1 - 1-15 gennaio 1923

CRITICA SOCIALE prosperità; deviazioni ed abe1Tazioni - per usare la I atua terminoloaia oggi in· voga - di destra e di sinistra, 1i/lettenti i due mirac<Y.lismi analo: ghi e' cantrarii: di chi attende la redenzione dei lavoratori dalla untuosa e gratuita benevolenza delle classi che l·i opprir.nono e s'irn,pinguano del loro rndo1·e, com.e di chi farnetica e spera i facili eldoradi rivoluzionarii, o daU'impeto incomposto e sicur-amente disastroso di masse nw1·o;lmente, politicamente, tecnicamente impreparàte, o, peg– g,io ancora, daU'instaurarsi di dittature che, per esser·e di minoranze, anzi di gruppi limritatissimi di volontà ·soverchianti, sono sempr.e extrapro– letarie, e per conseguenza antip,role(arie, se an- 11hevrocla-m.ate in nome del proletarjato. · Questa vicenda di assidue resistenze e di revi– sioni incessanti dà l'impressione - in chi v·i partecipa - che- ogni vollta, quasi dannati a un disperato travaglio di Sisifo, si debba « ricomin– ci{ire daccapo». Ma ogni daiccapo in realtà' non è che una continuazione, anzi una ripresa, age– 'tiolatà~'e fatta più f'econil,a da~Z,er dv:renesper,i,enze,, dalle anfoe prove durate, tanto più · provvide quanto più dolorose; onde può afterma1·si che nes– suna sconfitta del· Partito., per atroce che sia o che s'embri, è sconfitta del p1·oletariat'o e del so– oi,alismo; che, al contrario, la causa pro:letaria ha ver eollabomtori involontahi, a loro dispetto, i suoi più irreconciliabili nemici. E il Partito -– cento volte ucciso, cento vòlte risbrto - ripro– duce l'Anteo della favola, che, atterr'ato, ·ripiglia vigore, e si ingigantisce sotto le più /iere per– cosse. E' questa convinzione maturata, f1"Utto'di una esperienza per noi più che trente·nnale - frutto, potre!nmo aggiungere, di un'espe'T'ienza · miUen-, naria, ma che oggi, ver le influenze di una ·ci– viltà che nessuna forza d'Averno piiò distruggere, è tanto più sicura che in ogni p1·eeedente fase. . ,della storia - è questa convinzione pro{or1,da d~lla inevitab,ilità deb!e · sanzioni naturali che se-• .uuono e riscattano i traviamenti dei.pa1·tit-i. c'orne quelli delle nazion i, · che c i consente ,ta maggiore serenità anche in que s.to macabro periodo della storia •italiana: nel quale ai men pl'ovati e tem– prati dalle asprezze della fortuna può sembrare che la nostra azione sia inutile, .. o sorpassata, o tp;le_da.dover mettersi per un tempo in disparte; che_.la rostra voce, costretta ·ad atfievo,lirsi dalla raf[i!,ca incombente, non possa alt1-im.enti suonare che come voce d,i clamanti nel deserto dacchè ogni possibilità, nonché di coUaborazio~i /econ– d:e, a11,chesolot!di e{f,Ìi<U!_ci bat,taglie civilii, ,sembra sw ve1iuta a mancare . ., Certo, non è lieto J)Ù. noi il momento che tra– versiamo. For·se in nessun periodo de,lla storia conosci.uta, neppure .nelle più buie. caligini del. l'opaco m.edio-ero, fu così grande còm,e oggi iu Italia - almeno nei paesi occidentali di antica civiltà - l'oscuramento di tutti i prir(cipii che sono fondamento di ogni consorzio civile; di que·i .principii_ consacrati dalle grandi' 1·ivoluzioni bor– ahesi, s1.uiquali sembrò assidersi incrollabilmen– te, nGgli ultimi secoli, la ·vita poilitica dei popoli.' .Chi gvr,rdi solo alla superficie, chi .contempli lo spettacolo di t eroc·ia, di istri,onismo, di rinnega– mento di ogni sincera idealità, di abdicazio,ne di ogni umana dignità, d'ogni virile resistenza al– l'orgia e _a~fatruffa imperversante fin n,elle pi'ù alte cusp1di dello Stato, di cui. la cronaca quoti- · diana ci ammannisce l'esempio· avrebbe ragione d<idisperare del doma·h.i e pot;ebbe consigliarci di spezzare la penna, di cedere aVla umana stan– chezza, di supinamente acquetarci al lug.11br.e fato.· _Ben diverso, a.nzi oppost?, è il nos.tro pensiero. BibliotecaGino Bianco .4.vevamo p1~evis,to e an-nunziato in tempo non • sospetto - ne.i giorni de,ll'infatuaz.io_ne bolscevica generata dalla guerra - tra i fischi e i dileggi di . molti .fra coloi:e c/J,e, ene1·gumeni allora di bol– scevismo e di s,in.dacàlismo demagogico,' sono ..pas– sati al [ascismo,. dacchè questo promise loro più facili e pingui fortune - avevamo previsto e'd anm,mziato la bufera che doveva investirci e che ' indarno ci studiammo di dep,recare. E la bufera fu anche p'iiù devastatrice che non ammonissero i presagi. Coloro c,he, di parte nostra, concorsero a provocarla , o almeno a fornirlè un pretesto pe1· i gonzi e per i codwrd.i, e che ogg~, con cecita che rasénta,•il c-inismo, cercano un- loro .alibi ad– debitanclo'ne a noi la responsabilità (leggas-i il grot.tesco Mani/e sto della Internazionale di Mq– sca), sono costretti a spiegarla mussulmanamente come un effetto- fat.ale della ·lotta di classe, che si tratta soltanto di rovesciare, alla prima occa– sione .. ·rendendo pan per {ocaccia. Noi, convinti. che questa è .assai meno lotta di classe che .non sopratfa,ziqne. di u,na fazione contro tutte le class,~ -.e pominciano ad avvedersen,e quei medesimi che si illusero di sfruttarla a -loro esclusivo pro– fitto -; noi, .non pentitii, di non avere addes_trato ;le classi proletarie a una rissa, interminabile nel. tempo, di lup(i e di briganti, ci onoriamo in que– st'ora, pu.1·di non apparirne i. compllici, dì -essere ·i· vinti. Ma sappiamo che il trionfo avversario ha. le 01·e contate. E, se l'Italia non debba divenire Ult paese balcanico e la civiltà somme1·gersi nell'ab– biezian-e· e nel sangue; tramontata l'infatuazione di una violenza distruggitrice, che è ,tatta unica– mente debla: viltà qii quei ceti che più avevano interesse, dpvere e potestà di resistervi; già ve– diamo (i breve andar.e -invocata l'opera nost-ra -– non dal proletariato soltanto alle necessarie ed urgenti ricost·rnzioni .. *** Perciò, giammai . quanto ora ci ,' semb1·ò dove-' 1·oso e necessa11•iodi 'te'nerci, pazienti ma sald.i sulla breccia dei nostri ideali. E quest'ora di .rac'. coglimento temiamo soltanto _sia troppo bre.ve • per qu~lle revisioni e quei _cdnèretament;i di pro– gramim, per que;ll'opera di preparazione nostra ed aUr--ui, che le tenibili condizrioni, in cui la gu.erra gittò la civ.iltà , esigor;w imperiose da noi. · A c;u.e'st'opera noi convochiamo gli amici vec– chi ed -i nuovi, tutti coloro che non perd.ettero feq,e nelle idealità democratiiche condizione im– prescindibile . di._ogni moderna ;voluziòne civile, dehle quali il· socialismo è rimasto quasi solitario· , ~sponen-t.~, ..e d. ei:e1e, da c_chè,le vecc;h,ie ip,{r.Qtlit,e democmzie disei:tar.ono il campo e la bandiera. Là Criti~a _Social_e rima ne oggi, quale fu sempre, ' ~arena di discusswni e d.i elabarazioni dottrinali programmatic;_he, . tattiche. Essa non' erige pre'. giudiziali teoriche, che esc,ludano dal suo seno e _dal SU{) lavar~ qu.ant,i conipagni di fede sè.ntano d~ poter_ recarvi un ~ontribnto ser·enò di aspira– zw,ni, di docu'f!l,entazw!ii, di idee. lil soci.alis'f[l.o, c~i es.~a preconizza ed illustra, non è un· dogma di chiesa. ·Non un (ddio,. -cu,i non crede essa in– voca aiittatore alltf propria fatica, ma le 'virtù tut– te _urnane ~el_socialismo immortale - Za più alta e_inco1·1"!1,tt1?ile _delle un:i,ane ideaJJ,itià - e appeUn fidente ila.lloggi sanguinoso. e tenebroso all'au– rora di nn p1'0$Simo domani, che non_JJU.Ò fallire. J;,A CRITICA ,SOCIALE. La GI_UST!IZIA, 01·gamo.,del Partit6 Socialistà .Unitarìo, I! l' esp,·essione. q·uotùl,iana di quell'indirizzo ,U pensiero e di q·Ùel me~odo d'aznone __ che noi rUfendiamo sw queste colonne. .'\ e r":ccomandiamo vivamente la lettu-,,a ai nostri _abbonati e lettori. . · · 1 . . /

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