Critica Sociale - anno XXXII - n.13 - 1-15 luglio 1922

• I • t.l'etbe anche esp,ritnere dicendo che-l'Einstein'. fa della filosofia senz,a saperlo. E ciosì,i pian piano, ci s,iamo a'oche avvicinati alla critica della terza p, ar.te della, sna dottrina. Pre,metto due pa_role. Fra· tutte le' cose più o me– no necessarie e p1·aticàmente. utili a!l'a vita uma,na, quella che è. ·meno praticameQte utile di ogni altra è, . ;ien~a a!cun dubbio, lo studio dèll; filosofia, delle cose di lusso _la·pi~ di 'lusso. Ragi'2ne per cui, s~ dorpani )!Il 01ttadino m1 _volesse tare una filippi0a ed• un3i dimo– :strazione tend'ent,e a convincermi quanto mai inutile cosa 'sia la filo~ofia, ·gli , tro.oche rei subito il discor5o in l;iocca, dichiarandogli che.ne soiio'a priori convin° · tissi rno_._· Eppure la filosofia e lo studio· della filosofia · ba. qual'cbe sua peculiare utilità. La principale fors~ ~ questa, di evitare nlla gente c1i dire, senza necessità,' delle· sciocèhe.zze. ' . ' ' Per- .una tendenza _insita nel pensiero umano, so– vente accade infatti a questo di essere tiascinato, quasi a sua insaputa, a va)icare'il'poco vjsibile con– fine tra la scienza particolare e il sapere filo~ofìco; e di filosofare perciò senza ~aperlo. Avviene. allora che l'individuo in questione si imbatte in. difficoltà, in probl,emi, iq controversie, le quali ban'no formato per migliaia d'anni l'0ggetto degli studi e delle discussioni d,ei filosofi, dei quaÌi e -delle· quaÙ egli. app:;ire s.èarsa-· mente infori,nato o, a diritt.ura, ignaro. Ma se noi cl,ia– merem·mo .senza dul!bi·o pazzo e ili Ùso un individuo·, che volesse oggi costruire un· automobile o un aeropla1r0, senza'affatto curarsi degli stud[ e degli sforzi dei cost.rut-. tori, che, à furia d,i imP,eÌ·cettibili perfezionamenti, hanno' fatto ,progredire queste due Spjlde di macchine dalla loro 'forma affatto rudiment~lii di venticinque e quindici an*i fa alla loro forma .present'e; savio certo non ci deve ·apparire l';ndi1:idu9 ,il qrale fa, della-, filosofia, s~nza sapere "tj_uello che.in migliaia d:anni cento' e r.ento . grandi pe:qsatori, · traendo sucpessi vamente profittò dalle fatiche cerebrali di chi. li· prècedette, 'himno SH.· puto èoncl:liudere. · Orà là questione che l'~instein, con)a ingenuità.' frequente nel .matematico che vuol far, della filosofia, ·affronta nella terza parte della SUll,, rlottrina,. l~ que– stjone, cioè,' se il mondo. abbia confini o sia sconfinato, se ab):>ia avuto un principio nel tempo e sia per avere nna fine nel tempo, oppure non ·abbia mai avuto prin– cip.io nè ~ai avrà fine, è ,una -quest:Ìone vecchissima, ' la quale trovò già la ·sua briU~nte ed inattesa soluzione nella .fr1osofia di Kant e dei suoi grandi successori. , : Anzi fu questa una d'elle più fortunate applica: .c~nfine e non può s~ahcarsi, il mondo non può a·:ere li,mite;· ,perchè immediatamente si prèsenta al pensiero l'idea di lln ,; al di là ». · · , • · Sicchè il inondo, ovverossia ·1a possibile e.~perienza (e questo significa appnnto , la "parola mondo) appare finito ad una facoltà della ·11ostra int,illigenzà Pd in– finitò, ad un'al~ra. ·così la ,coi;itraddizione 1:1comp~re, Questa solnziooe rientra del resto anc)1e nella einsteniana· teoria generale della' relatività,;. Infatti noi 'abbiamo già vedn_to_ c0me tale teor,ia prete11da clie 110nsi' trascuri nessun ,elemento di _giudizio. Ora quale· fo sempre il torto di coloro che sostenevano essere il·' mondo finito oppur~ non finito? Quello .di t.rascurare• la circostanza che noi, giudicando, si· adopera_ la nostra intelligenza, e che questa è costitnita da varie facoltà. Tale trasr.uranza ·non fece loro capire, che la contrad– dizione insa11abile delle due tesi era s010 apparente, e dovuta llÌ due diversi punti di vista già detti.' Il, mod.o ipvece in ·cui l'Eiustein te~ta risolve1:e il problema ci pare assai povera cosR. Egli ricorre ·ad un esem,pio. Su_ppòµ,iamo·- egli dice - eh~ su una ·sfera vi vano' esseri che n0n sappiano di vivere sopra u·na , sf:era, e che conoscano, · solo superfici piane. · Siccome costoro, pur v'ivendod sopra, •non sa 1 pranno di stare su t'ina sfera, ma solo su una· sctpe~ficie · e, gira,'gin;; perc·orreranno infinitrrnìen t'e la 'superficie ,finità della loro ,sfem, ecco, òei· loro riguar.di , risolta la contrad– dizione, U loro. mon'do è infinito' e' finito. Può darsi · che per noi accada qua:lche ·cosa: di simile. Infatti a ncii acepde · proprio qnèsto, cioè che il .mondo è· nel fenipo Rtesso infinito e finito, ma, _come st, è veduto, per-tutt'àltra ragione, , · . ·Chiudo con qualche parola iotorno alla profusione ~tra ordinaria, negli scri~ti di Einst,èin e-della sua scuola, di for-mofe e' cost.ruzioni matematiche, le èpi'ali hanuo il qoppio effetto, di épatei· les.·bou1·9eois e di rendere ancora più difficile ·ed ostie~ al comune intendimento · una iÌlateria che tale sarebbe già· abba~tanza di per sè sola. · ' · C4e nella meccanica e·_in altre scienze fisiche, ,che sono in gran parte.« esatte»,· ossia scienze di·« misu– rnzione », la matematica possa è del;>ba ·avere una parte• considerev,ole, non è da mettere. in dubbio. Se non che . . quanto costit.uisce la 1·i~erca specifica deH'Einsèein (la 'quale, come. si è visto,. verte sulla ,attendibilità e vali– . dità delle tradizionali, teol'ie fisiche) non ha al'cun ca- rattere di··« misurazione», ma è tutta questione di an11lisi logica, di autocritica del· pensiero. Or.a in sif- · fatto campo i numeri e le figure geometriche s0110 troppo povera e schematica cosa per ·poter esprimere adeguatamenj;e il pensiero, il quale in nessun .altro momento e, in nessun altro campo possiede una simile · ziooi .del relativismo, nel senso che iò ho dato a que– sto· termi_ne, nei " prelimipari ; del presente ·scritto. Nella "Crit.ica della Ragion .Pura» Kant dimostrò, che, a porre il· quesito nella sua forma consnefa, non si viene mai a, capo di nulla,, in quanto che, i soste– _nitori delle due tesi in contrasto possono assai agevo,1- me.nte dimostrare che i loro· avversari hanno torte;>. La verità vera è, invecé, che ·,il·mondo è limit,tto e illimitato, sì nello spazio che nel ,tempo, secondochè noi, ci poniamq dal puuto cli v~sta della fant:1sia o,dal punto di vista del pensiero astratto. Se ci pooiaù10 dal punto di vista della· f!}nt~sia, cioè della esperie.l).za jmmagir.at1t, uoi, siccome il vigore della fantas,ia ha un limi:,e, e· la fantasia si st,anca, ·come Ai .stancano 'per lunqo cammino le nostre gambe, <'ll>bbiamoconsi– derare forzatamenté il mondo cÒme: finito. Ma se ci poniàmo clal punto· di 'Vista ·del pensiero '·astratto, il fJuale, norì essendo appesantito da alcun bagaglio di immagiui particòlari, i;;cavn~ca-agevolmente ·qualunque · r,icchezza e sottigliezza. Ma dove appena .arriv11 la' parola, che già'a stento, . ' ~ . . ibi~oieca Gihb Bìanèo ,, .pur cluttil!) quale essr1·è, si piega a rendere concetti così al disopra del èomune pensare e vi,·erè, che aiuto può mai recare la formola numerica o la figura geo– metrica, 'materiale, dal pùntb cii vista logico, tanto meno· valevole e meno espressivo? , In ult~ma ·analisi qu~sta abbondanz~ di formole matEsmatiche nella dottrina einsteniana non. è che un altro esponente ed una prova di pÌÙ·di quel_già la– mentato prevalere in PS3a rlelle cose sussidiarie e se– condàrifl s9pra 'ciò che è, o alinepo dqvrebbe essere, il suo, oggetto e:3senziale i il che infatti costitnisçe uno deii massimi rli{etti e la _maggiore debolezza del sistema. FRANZ VVE18S.

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