Critica Sociale - XXX - n. 22 - 16-30 novembre 1920

CRITICASOOIALE 341 flni, la facilità con cui si possono vigilare, anche con pochi manipoli di uomini, gli Stretti che dànno l'ac– cesso al Mediterraneo e i valichi alpini, renderebbe il blocco stretto contro ·di noi infinitamente più rigido e piit dolorosamente efficace· che non sia per la Rus- . sia, in modo da toglierci anche la possibilità di rifor– nirci delle armi e delle munizioni necessarie alla nostra difesa da eventuali atìacchi di qualche Kolt– ciak o Wrangel. Per queste ragioni non è sufficiente, per togliere pericolose illusioni agli operai, fra i quali molti fo·rse s'illudono che la rivoluzione sia cosa facile e semplise e. possa dare un'immediata· felicità a coloro che l'ab– biano compiuta vittoriosamente, non è sufficiente dir loro che essa pott~rà orrore di stragi e imporrà di– sagi, sacrifizi, miseria, fame; bisogna anche dire che, se un movimento scoppiato fn Italia non trovasse im- • mediato appoggio in .un vittorioso movimento rivolu- . zionario del proletari'atcr inglese e·, possibilmente, o francese o tedesèo, esso sarebbe, entro due o tre mesi, inesorabilmente destinato a perire, non ostante ogni più eroica resistenza di chi combatte alla ,fronte e di chi soffre la fame nell'interno del Paese. Bisogna dire che, auando Zinowieff, in una delle sue lettere al Serrati, afferma che la rivoluzione italiana non avreb– be da superare le difficoltà tragiche della rivoluzJone russa, perchè, avendo la solidarietà di questa, non sa– rebbe isolata, pare non _pensi che tra Italia e Russia ci sono nazioni che sarebbero ostili ali 'una e ali 'altra e-nel cui territorio si insinuerebbero le forze delle grandi Potenze occidentali, per impedire ogni rapporto e ogni scambio di aiuti. Bisogna dire, in conclusione, che non essendovi nessun accenno di propositi insurrezio– nali nè in Inghilterra nè, molto meno, in Francia, una rivoluzione che scoppiasse nell'Italia, priva~ ormai di riserve alimentari, oltrechè esser condannata ad .una inevitabile sconfitta, ci condurrebbe ad una lotta fe– roce e bestiale per la contesa d~llo sc·arso pane e de– primernbbe le nostre forze. in modo da rendere im– possibile, per molti anni e decenni, ogni rinascita, nbn che di robuste fòrze socialiste, delle forme stesse della vita civile: peggio assai che non nella straziata infelice Ungheria. Oltre a questo è da tener conto delle differenze sostanziali fortissime che sono tra le condizioni nostrè e quelle della Russia, ·differenze che mette bene in luce il Bauer in quel capitolo del suo volumetto su Bolscevismo o .democrazia sociale, che-è pubblicato, più oltre, in queste colonne. l,,'ltalia, sebbene in grado minore delle altre nazioni occidentali, ha una borghesia ben altrimenti .forte che 110n avesse la Russia. In Russia, crollata la compa– gine dello State} e la forza della burocrazia che sor– reggeva il dominio di una nobiltà fondia.ria parassita e inetta, non· c'era una borghesia numerosa e forte che potesse assumere l'eredità; c'erano classi medie rappresentanti interessi inorganici e mal definiti, che il Kerensky tentò invano di coordinare in uno sforzo di resistenza e di riorganizzazione. In Russia era per– tanto fatale che la forza e il peso del potere cadessero nelle braccia del proletariato, perchè questo, pur con la -forma arretrata del suo sviluppo storico in un Paese a ordinamento precapitalistico, era l'unica classe forte, almeno per il numero e per una relativa coesione di interessi. Ma qui noi avremmo ..a combattere contro una borghesia ben altrimenti forte e agguerrita e con– tro un ordinamento ben altrimenti organizzato e resi- BibJloteca Gino Bianco stente e che, per le ragioni dette sopra, non ha esau– rito il suo còmpito; ci troveremmo pertanto a dover lottare contro difficoltà per le quali la dittatura prole– taria non potrebbe esaurire in uno spazio di pochi anni il suo compito di instaurazione del nuovo regime; e col blocco, e con la reazione suscitata dalle abitu– dini di regime democratico, sia pure borghese, a cui la Russia, invece, non ,era ancor giunta, è evidente che la dittatura non potrebbe, nelle presenti condi– zioni, arrivare a capo del còmpito suo. Non parliamo poi dello scopo che alcuni vorrebbero assegnarle, di instaurare fra noi (come anche, prima o poi, negli altri Paesi dell'Europa centrale e occiden– tale) un regime sul tipo di quello russo. Ben giusta– mente la mozione di Reggio mette in guardia contro il pericolo di questi· mimetismi; ma fortunatamente va facendosi strada, per quanto· lentamente e con fatica, l'idea che ogni Paese ha le sue tradizioni e le sue. esigenze peculiari; che se. le tradizioni e condizioni della Russia hanno determinato quella forma di rivo– luzione e di ordinamento che prende nome dai So– viety, non c'è nessun 'motivo perchè essi sian tr11- piantati in un Paese che ha condizioni ,geografiche; demografiche, economiche e istituzioni politiche e am– ministrative così diverse, ed ha raggiunto un grado più elevato di sviluppo sociale eh~ non avesse la Rus– sia allo ·scoppio della sua rivoluzione. * Ma, anche eliminato il timore di sciocchi mime– tismi, gli altri pericoli che condannerebbero al disa- -stro un movimento insurrezionale restano pur sem– pre. E d'altra parte resta anchi la crisi che non ap– pare in via di soluzione, che anzi s'aggrava, che ina– sprisce i rapporti fra le classi sociali e impedisce alla Società di riprendere il ritmo del lavoro, della produzione e della vita. Così, evidentemente, non è possibile andare innanzi. . Per questo la mozione di Reggio indica ai socialisti ia necessità di andare al potere. · Del che parleremo in un terzo, ed ultimo, articolo di commento alla mozione di Reggio. U. G. MONDOLFO. I PROBLElII DELLA SCUOLA Deficienti ed anormali. l'cr uu~Lra buuna fortuua ~i ,corn.incia a pa1·kne 1111 -poco, benchè lardil'a1uenLe, .di tJuc,-;ti piccoli cli– sgnwlnLi incolpevoli. Lo spu,nLo forse ci- è venuto dalk1 •rinnovala azione • cli difes,a del,le donne e dei fanciulli nel riguardi dell,a legislazione soci.aie, in cui fìnor.a non p,ossi.amo v,m'amenlc dire di ,av,er ].ambito. la perfezione e lia tenciLà. Le !,oggi che, inf.a,tl.J, p,ossecliamo .a proile– zione della donna in •regime di lavoro, -non sono gr.a,n che. E noi nelkt donna vedi,amo essenzialmente I.a mn,dr-0. !ti lavoro noltumo ancora ne eslenu,a sovent-0 le fìbre ,o I.a resistenza rislolugica fìn nena matrice. Dalle industrie- insalubri e d,.1llainsidia agricola dell-a maliaria cli.a non ancora è salragum'data in ogni sua dà. La gra·vidanza ed il puerp,erio sono ancora in compl1eta balìa e.Ileln,sliche cd equivoche dis,posizioni

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