Critica Sociale - XXX - n. 17 - 1-15 settembre 1920

272 CRITICASOCIALE cur.a dei nuuvi suffoc,;_11 a con J'CJ)J'Cl'1;ionifcrucissimc ogni mulo di 'lilfc1•,,'.ziunc iH 11·1,,rnd,a,. ~ell'l1?dia,_. i,n EgilLu. ln q11csl ult.inw P,1cse la pultzJ1a br1la,1ill~•rn provocav,a di»ordini per .aver ,1ncLc»lu a<.\ ,wpcsa_nltr·C il giogo in,puslo :alla pupolaz10nc; dopo 1 _macelli ch_e insangnin-irono le viie ciel Cairo, IlaJfour disse -ili.a Ln– buna parlan1entarc: « Qu<esli episoclii non Loccano la grandezza briLannica ,,. L'nomo che, dopo arnr po– sa-Lo a umi:rniLario, p:arkt così, incarna degn,::imenle Lnlta 1111a 1cligio•nc di rapina, di assassinii, di egoismo sinistro e di cupicligta senz.u oonrini >>. L'InghilLcn,a, 4u,ando occupò J'EgiLto nel 1882, si af'fl'eltò a riconoscere, per voce ,di Glads 1 Lonc e di Chamberliain, che ,, il G-ove1•no della regina non si riteneva autorizzalo dal diriLLo delle genti a 111eltcrc l'EgiLLo sollo il protetLoraLo brilanni,co >>. Questo fu, apparenlerncnle, anche il punto di visto. elci conserva– tori, succeduti .ai liberali nel Gorcrno. Nel 1894 lord Salisbury atLcsLava: « N9i non p ossiamo stabillre il nostro protctLoralo sull'EgiLLo nè forma.re H propo– sito di occuparlo p.erenncrncnlc, perchè' n on possi.Q– mq offendere il <liritlo inl.crtwzionale ». Il gronde pat.riola egiziano che oggi imperson,a \.a volontà nazionale, S.aacl Zagloul pa,scià, Yic-cpr,esidentc dell'Assernblca legislativa e c.apo della Delegazione egiziana che LraM,a con Lord Milner, ha· prornesso a,I suo pt,polo kt libertà, e il suo popolo ha giuraLo di :avere kt. libcrl:'t o la morl.c. J\Ia u11.agrande nazione, ,entità s,Lurica cd etnica, non può venire soppressa come una l.ribù cli negri. L'energia egizi,an,a è sul punto cli avet ·ragione d,ella forza inglese. Secondo il vecchio precell.u di Eclgar Quinet., perchè una rivo– luzione Lrionfi bisogna cJ10 J}rima essa sia falla negli spiril.i. Negli spiriti degli Egizi-ani, I.a rivoluzione è compiuta. Una ferma, cupa, mislic,a, quasi feroce volontà di liberazione ferve nel cuore di dodici mi– lioni cli uomini, stanchi cli servire e consapevoli d,ella loro dignità. Quell,a rivoluzione è so,praluLlo, e innanzi lutto, rnor,ale. Sopprc,ssione delle dassi e elci !,oro privilegi, r,nione dei ciLLadini in un so•lo fascio, diritto dei la– vora.tori al frut.Lo del lavoro. Non si lraLLa di ren– dere i pa<.11,oniparia e i pa,ri,a padroni, ma di abolire i p,aclroni. Oggi gli Egiziani aspetl.ano, con una. tensione im– p,rcssiona.nle cli ogni loro facoltà morale, l'esito delle l.11attalivc iniziaLe, col tra-miLc cli LorcJI Miln,er, f,r,a i loro legitLinti ra,p·prescntianli e il Gabinetto di Lon– rlra: e, ncll\1lLcs.a fì.clenle, m,a,ntengono una calma assol11t.a: .ma, se l'aspelt.azione fosse delusa, H risve– glio sarebbe Lcrribile e definitivo. ANGELO TnEVES. Ciò che si stampa E. Dr CARLO: Ferdinando Lassalle. - Palermo, Priulla. Dell'opera di Lassalle la parte, che cl,i solito meno è nota e considerata negli studi a lui dedicati, è quella cui egli invece pensava che fosse maggior– men te affidata la sua gloria scientifica: il Sistema dei diritti acquisiti. Qui egli pensava di batte.re una via tutta sua; edificare, secondo la su a espres– sione, la roccaforte dii un sistema scientifico di di– ritto per la rivoluzione e il socialismo. Vi si SVQlge, per entro ad una ricerca vasta e densa di dottrina, una teoria giuridica delle rivoluzioni, mostrando co– me il diritto acquisito nasce, declina e muore, per la sua derivazione dalla fonte della coscienza giuri– dica generale, che è una formazione storica, mute– vole quindi di contenuto, Ora sopra tutto di quest'op-era, così ricca di pen– siero e cli dottrina, il Di Carlo compie un'analisi d,i- 1igente (se anche non scevra di ripetizioni, che un miglior ordine avrebbe evitato) ed una discussione ac– curata (se non sempre persuasiva) in questo suo studio, che per tal riguardo è specialmente prege– vole e meritevole d'attenzione. La ricostruzione - che, con brevi cenni sull'Era– clito, precede questa parte - della figura, dell'azione, del pensiero filosofico-sociale del L., appare piutto- Biblioteca Gino Bianco sto un'introduzione allo studio del Sistema dei di– ritti acquisiti, che non Jinc a so stessa .. ParlicohLru1ente interessante in tale ·rappresentazio– ne della personalità storica e dottrinale del L. ap– pare sempre la determinazione dei suoi rapporti con l'azione e la teoria di Marx; ma il punto essenziale di differenziamento, che avrebbe richiesto di esser posto in luce, era nella teoria della riYoluzione, che in sè concentra le caratteristiche delle due diverse visioni della storia. L. vede della storia e della rivbluziot1e sopra tuttq l'aspetto giuridico, là dove Marx consi'dera special– men te il dinamismo delle forze produttive: il primo quindi attribuisce una grantle importanza alla fun– zione elica dello Stato, là dove l'altro guarda ai rapporti cli forza tra le classi antagonistiche. Ma il torto di Lassall-e (che talvolta accentua la sua ve– duta giuridica, per es. fino al ptmto d.i considerare nel Sistema dei diritti acquisiti il fatto storico della conservazione del testamento nel diritto germanico come un equivoco dei giuristi) è stato nel voler riunire elementi _della sua concezione e di quella di Marx. Da una parte la lotta d.clle classi; dall'altra lo Stato che interviene a compiere la missione so– ciale (col credito alle Cooperati\'e) di liberazione delle classi operaie. Ma lo Stato, cui rintervento era chiesto, era non lo Stato ideale, ma quello rea– le, rappresentante cli classi, che il proletariato avreb– be dovuto spodestare. Ora Lassalle stesso pensava che « gli individui si -lasciano ingannare, le classi ma.i»; e doveva quindi intendere che la classe de– tentrice dello Stato prussiano non avrebbe consen– tito a fornire al proletariato le armi della propria detronizzazione. La clonrnonda: « a,·rebbe lo Stato__at– tuale (prussiano, degli Junker) dato da se stesso i mezzi della propria soppressione?» non significa, co– me il Di Carlo interpreta, attribuire a Lassalle l'in– tento, che certo egli non aveva, dii una soppres.sione dello Stato; ma attribuire all'azione del ,p,roletariato il fine e resultato inevitabile di sopprimere la de-· tenzione dello Stato da parte delle classi attualmen– te dominanti. Se queste non si potevano (secondo Lassailc) in– gannare, il proletariato non poteva attender da loro la fornitura dei mezzi della sua vittoria, ma doveva cercarli solo nella propria azione. Questo il. pen– siero di Marx, del 'quale il Di Carlo non app1rezza la giustezza delle critiche rivolte al Lassalle (giustez– za sostanziale, chè quanto alle espressioni Marx era gretto, ingiusto e bruta.le ). Inutile dire con Las– salle che egli allo Stato prussiano chiedeva solo il dito mignolo: se la sua fiducia che il resto poi ve– nisse da sè era fondata, le classi dominanti sa.pevan bene d'aver attaccato a .quel dito il braccio e al braccio tutto il loro corpo. Se concedevano, non il mignolo davano spontaneamente, ma soltanto l'anel– lo che se ne poteva sfilare; e se veramente il dito veniva afferrato, non era volonterosa cessione, ma impossibilità di sottrarsi all'assalto de1l'avversario. La soluzione della questione sociale « col soccorso simpatico delle classi p-0ssiclenti, come un prodotto della scienza e dell.'amore », come Lassalle 'in qualche momento si lasciò andar a sognare, non poteva certo persuadere Marx. Ma il torto non era suo. R. Mondolfo. FILIPPO TURATI Alla Camera che muore e al Paese che sorge I ·L'ultimo discorso delGruppo S cialista all Camera deiDeputati nella XXIV Legislatura (Torn,ata del 28 settembre 1919. - Dal resoconto stenografico), Centesimi 30 · Inviare vaglia alla Società Editrice Avanti! - Milano via S. Damiano, 16. RIGillONTI GIUSEPPE, gerente responsabile. Mila.no, 4,9 19ll0 - Coop. Grafica degli Opera.i - Via Spartaco, 6.

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