Critica Sociale - anno XXVI - n. 11 - 1-15 giugno 1916

. CRI1'ICA SOCIALE 167 propri-o a pr-oposito del Gonv-egno, di Parigi( il pro– fessore Mond'.aini (1),: « QueUo, invece, che .ci sembra d,a ,evitare 00n ogni cura nelle tvattative economiche fr.a gli Alleati; negli accordi sovr.at \ltto defini•tivi fra ,essi, prima e nel co-rso· delle trattative di pace; è la stipulazione dii clauso.Je, le. quali, ,col fine di colpire 1a Germanfa, si risolvano in un legame che vincoli I.a libertà <l'azione dei ooi1- traenti, sia ri-spetto alla Germania, 'sia rispe-tto ai terzi, a tutto vantaggi-o: dei forti e a tutto danno dei debo.Ji - e,ome suole -avvenire .anclie, nel campo e,co– nomico, in quest-0 anzi di prefe·renz.a, neHe J,eghe fra deboli e .forti. « O'r.a, poi-chè l'Ita.Jia, di fronte all'Inghilterra e alla stessa Francia, si trov•a in uno stato di grande infe– riorità economico-finanziari.a, noi dobbiamo fin <l'ora stare in guardia contro questo periooJ,o; evitare tutto quello che, in un avvenire non remoto, po.trebbe, ri– torcersi a nostr-o d,anno; p-res·ervarci fin <fora dalla eventualità di -cader-e sotto I.aschiavitù e-conomioa del– l'Inghilterra e d~Ùa Francia, dopo esseici- lib·e,rati, per favore di eivoostanre più che per virtù no-stra, da quella dell,a Germania ii (2). E più innanzi: « L'.Itali,a ha bisogno per ·1.a sua vita econom,i.e,a .lei mercati ,oontrali d'Europa., e,ome di quelli occiden– tali e orientali, come di crnelli coloni.ali. Non ne hanno bisogno soltanto l·e sue masse consumatrici, li quali, per molti e molti prodotti non ancor.a f.ab – bricati e nèmmeno. fabbrioobili in Itali-a, soontereb– bero amaramente l'esclusione dell,e merci ted-esche dal mercato itali.ano, ma anche akuni degli s·tessi suoi ceti produttori, e non dei meno importanti - gli ,agra-ri, ,ad -esemp-io- che trovano nell'Europ;i. èen°. ti:ale, il mercato più vicino e più conveniente di col– locamento dei lor.o prodotti; ·esp,ortazione pei merpati centrali che· ineluttabilmente verrebbe· ~ompromes~a e depressa dall'impedita importaz.ione t.edes-cà in Itali.a ii. Quindi la lotta -per o-s-tacoJ.aresul p!!Oprio t:erritorio una od altra forma di attività eoonomica dell,a Ger– mania « deve essere una facoltà, p:on ·un obbligo del– l'Italia, oome degli altri Stati, se non si vuole che le queste condizioni: lo spirito scientifico, la. perfetta- organizzazione del lavoro, la preparazione del personale, .}a produzione non potrà &ffermarsi vittoriosamente, per quanto si invochi, e giustame ;é.te , la. protezione dello Sta.to •: Ed e iier •fa.vorire tutto questo c'he, ad esempio, il Consiglio di Stato cassa va dal Bilancio preventivo per .il 1916 (\el Comune di Milano le appostazioni per da.re largo svi– luppo all'insegnamento professionale! (l) Il problema commerciale del dopo _querra, in Rivista Popola,e del .30 aprile 1916, (2) Non sappiamo resistere, in proposito, a.Ma tentazione di,ripro– durre le seguenti sférzate di Luigi Einaudi nella Riforma Sociafe di aprile: " Gli anglofili sono peggiori e più noiosi dei germanofili. Ho il sospetto che si1'no q11egli stes_si aspira.nti•professori, viaggia– tori -perditemp,o, clienti di commessi-viaggiatori tedeschi di prima della guerra., che ora, dovendo per forza ammira.re qualcuno, si sono fatti pedissequi dell'Inghilterra. La " perfida Albione "' e , divenuta " l'antica. e tradizionale amica dell'Italia "' Suppergiù q11esta frase è tutto ciò che gli anglofili italiani sanno dell'In- ghilterra n· • Codes.ti anglofili al " culto della " organizzazione" tedesca hanno sostituito il c11lto della " sterlina " ingles~ ~, e "vorrebbero, per– ciò, l'elemosina dall'Inghilterra •. • L'Italia non sa.ohe farsene degli anglofili, ohe di volt" in volta hanno bisogno di leccare gli stivali ad nu nuovo padrone. L 'a.mi – cizia si eementa coll'opera. co~nne, oollo sforzo per raggiungere ideali affini; si distrugge quando è basata so mal ohfoste e a stento oonoesse elemosine •· ' teca Gino Bianco n.azioni più deboli p,assino dal .giogo c.conomico della Germanì.a. sotto queHo della Gr.an _Bretagn.a; che esse firmino coli-e stesse loro mani i patti della nuova schiavitù eoono,m.i,ca ii. Abbiamo voluto porr,e sott'occhio •ai lettori ele– menti di fatto 'e di giudizio sulle difficoltà di f.ar co,incide-re con gli inte-ress"i politi,ci momentaneamente convergenti di P.aesi lontani e diversi, gli interessi ee,onomki pe•r l'avvenì-re in base ad accordi perma– nenti, e di far seguire alla guerra guerreggiata J,a · guerra ,economi-ca, Come-,Jegr.andi oorrenti di interessi eoonom,i.ciomogenei si fo.rmano e si sformano ne:lmon– d-o moderno al di sopra delle affinità -etni-che e Hngui- . sti-che, per l'influsso di condizi-oni tecniche, di suolo, di organizzazione, di posiz~one· geografica, di biso– gni dei ·popoli, e si trasformano nonostante gli arti- · fid dei dazi; co-sì, nelJ.e, co·alizioni <e per la guer-r-a e-oono-m.ic.a ii, non -tutti i partecipanti s-ono d-estinati a v.au.taggi.arne. Chi -ci guadagna sono i più f.o.rt' ie i più ,agguerriti per .abbondanza di materi.a prima e di o,apitali e per la organizzazione tecni-ca; -gli altri son destinati ,a fare pur ,sempr,e da sateHiti, se non sanno migli-o,rarsi e p~rfezionarsi interiormente. E .a questo perfezionamento interiore, così de,i sin– goli come, dell'intera comunità, non sono- strume_nli adeguati le-tariffe doganali in g-enerale, e tanto me– n.o quelle stabilite sotto l'influsso di simp,ati-e-e di avversioni p-o-liti-che. • ALESSANDRO SC!I!AVL LAPOLITICA ESTERA INfiLESE aU'epoca della Rivoluzionefrancese IV (fine). La spedi1:ione-jrrancese in Egitto nel mag– gio 1,198 e la questione intm·nct1:ionale defle foci della Schelda, Negli inizii, adunque, del 17!)8 era riuscito alla Francia di stipulare t.r.attati _di pace con tutte le na– zioni continentali. Sola l'Inghilterra le rimaneva ne– mica,, E il Direttorio rivolse contro essa .i suoi ap– piestamenli guerreschi. · li ministro della Marina, Plevil,le-Lep1ay, ispezio- . nava i porti prnspicienti l'Inghilterra e arma·va: le navi per ]a spedizione, fissa~a per la primavera. Il Governo vi si vedeva costretto, più ·che per abbat– tere la potenz.a inglese, per timore dell'al-teggia– men't.o dei proprii generali. Conseguenze delle guer– re apche queste! Avvezzi· a Iuli.o risolvere colla spada, i soldati diventano pericolosi all'interno, quando non hanno più nemici eslerni da co'mbal– tere. Sopratutto preoccupava il silenzio del Bonaparte, il vittorioso dell'Armala d'Italia, l'uomo tenace e freddo, dalle scarse pulsazioni. Il Direttori'O non ne ignorava l-e 1nene;. sapeva degli appr-occi dei Rea- ' listi, vogJi.osi di far cli lui il Monk che ,richia1nasse i Borboni ·sul trono. Sapeva quanto egli dispre– giasse qnd « Governo di avvocati ». E quegli avvo– cati, appunto, fini ed astuti, ricordavano di essere già stati alla sua discrezione, quando egli, ribelle al Governo, conchiudeva l'alleanza oon re Carlo Emanuele JV, pi.antando in asso i rivoluziona rii del

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