Critica Sociale - anno XXVI - n.10 - 16-31 maggio 1916

.. CRìtICA SòÒÌALÈ 1M MAZZINIANISMO E S CIALISMO Convergen3e. - f)ivergen3e. 'Due vie e una mèta. II. Le divergenze. Ho Cel'cato di lumeggi.a1 1 e, sorr;imariamenle ma imparzialmente, jl p,ensiero del Mazzini su la que– stione sociale e sul socialismo, ed i rapporti che egli ebbe con le scuole socialiste ed in particolare con l'« Internazionale». Nessun dubbio che il Mazzini sia stato un demo– cratico schietto, per convjnzione e per impulso del– l'animo (l); un sincero amico dei lavoraton; un pro– P,ugnatore costante della loro integrale emancipa– z10ne. Chi ciò non ammeLle, non conosce il Mazzini. Ma credo tuttavia di non andàre errato, asse– rendo che - a prescindere così da ogni previsione sul futuro soci.aie, che per il moderno socialismo non può essere un dogma, ma semphcemente una direttiva, come anche da differenze particolari, che un esame imparziaLe ta,nto delle teori,e, mazziniane quanto dell'evoluzi,one del pensiero e dell'azione so– cialista può rivelare non inconciliabili - vi sono fra il puro mazzinianismo ed il socialismo moderrio due fondamentali ed insanabili ragioni 'di dissenso-. Il rnazzinianismo fu un sistema - forse il più conseguente, certo il più spassionato - di solida– rismo sociale;, il socialismo moderno adottò come canone di. interpretazione storica e come strumento di azione pratica la lotta di classi. li mazzinianismo fu impregnalo di, sincero spirito religioso; il socialismo moderno, per le sue origini intellettuali e per .i fil1i che persegue, è chiaramente umanistico. Vediàmo di chiarire ent,,ambi i ptinti. Se io non m',inganno, due ragion,i - l'una atti– nente a particolari condizioni nazionali; l'altra·, più larga, derivante dall'intera orientç,zione della sua anima e del suo sistema _:_ condussero i:l Mazzini a sostenere il solidarismo e ad oppugnare la lotta di classi. :E: superfluo ricordare come il Mazzini, pur mirando ad un'opera più ampia che non fosse In indipendenza politica della 'patria, di questa fece !a preoccupazione costante della sua vita. Le con:ii, 1,ioni del proletariato in Italia, dove, durante la vita del Mazzini, la grande industria non aveva ancora (t) Può parere, ad un lettore superficie.le , Ingenue. queste. citazione; me. chi sa come non di rado, pur rra gli a gitatori politici, vi sia una stridente sconcordanza rra gli atteggiamenti della vita pubb!!ca e le consuetudini della vita privata, apprezzerà al suo giusto valore questo brano di una lettera, che 11 Mazzini scriveva alla madre 11 17 novembre 1866 de. Grenchen : , " una delle nostre credenze religiose politiche è l'abolizione della domest!o!tà: cioè la r!abUlte.z!one della classe oosl detta del servi· tori, classe ohe, come I popoli schiavi, come gli Ebrei, oome tutte le classi che l'organizzazione attuale della società priva del diritti umani e tratta eccezionalmente, è diventata necessariamente cattiva, egoista, senz•amore, ed ost!le alla classe del padronL Quando volete rar m!g!lo're un uomo, emancipatelo; rate ch'el sia vostro eguale; r!levatelo ; dategli una coscienza di sè. Lo schiavo, o ohi somlgl!a Io schiavo, è sempre cattivo, e dev•esserlo. La domesttottà, come si intende e si pratica oggigiorno, deve sparire, deve diventare ima prestazione d'urflol con r~tr!buz!one, un contratto su basi eguali, come tutti gli altri contratti:, non deve avere con sè a!oune. traccia d'avvUlmento. Al di là dell'esecuzione del contratto, I domestici han da essere uomini, avere educazione d'uomini e rratéllanza d'uomini. Siccome tutto ciò ch'è per' noi di fede, diventa anche pratica, IO e la cugina ohe vive meoo • (cioè, Agostino Rurllnl)"abbiamo sempre tatto sparire ogni traccia di padronanza•· Ed. Naz., XI, p. 180). · eca Gino Bianco pr~so Qn decisivo sviluppo e dove le campag,1e ,erano ancora assai indietro sia dal la-Lo'agricolo sia,, e più, sotto l'aspetto sociale, non erano tàli da favorire il destarsi in esso di una vera e propria coscienza di classe. La piocola borghesia ed « i pri– mi sfrati proleta:ri affacciantisi alla luce della co– scienza politica» (1) entrarono nell'orbita del mazzi– nianismo. Ma ·il Mazzini, sotto la suggestione dei fatti dell'estero - egli em stato testin:10ne del movi– mento ope1·aio inglese e sapeva che la Franci,a del 1848 aveva veduto sanguinose lolle, cli classi -'- ta– lora temè (e volle dissipare in,Lorno a sè questo ti– mo1,,e)che anche l'Italia divenisse campo di contese foa classe e classe. Nel pr~gramma del Triumvirato Romano del 5 aprile 1849, si leggevano queste pa– role: « Non guerra di ,classi, non ostilità alle ric– chezze' acquistate, non violazioni improvvide o in– giuste di proprietà» (2). Qualche .-111110, apJ}resso, nel 1856, il Mazzini notava la diversa' condizione della Francia e dell'Italia: « In Francia ed altrove, con– quistata e fuor di rischio l'unità della vita nazio– nale, attraverso spesse e lunghe crisi ,politiche, e predominio ,ordinario di dassi, e delusioni 1-ipeLule e tr,e 1 1'r\,'ende,è sorta la 'ques~ione sociale: questione, m'affoetto a dichiararlo, inevitabile a tutti i popoli, anzi la sola che importi: la politica non fa che p;·c, parare i modi di scioglierla pacificamente. Pm lr;1 noi non è, nè può essere, ~rgomento di divisioni. Noi non abbiamo avuto le delusioni della Francia, J!,comune servaggio ha affratellato in Italia le clas:;1, in una lotta comune». Osservava, bensì, la spen– quazione delle condizioni .economiche an,che in Ila lia; ma le tendenze foaterne del popolo, il rapido sviluppo intellettuale e morale d'Elllaclasse -Operaia n,egli Stati Sardi, i diritti che il pooolo avrebbe a,oquistati combat,tèndo Je battaglie nazionali, gli da– vano « fondata speranza che noi potremo, s,enza crisi, violenze o dissidi, cancellare le molte ingiusti- ' zie dell',ordine sociale, e far sì, che alla classe più ' numel·osa la libertà non riesca ironia». Ed aggi'un– geva subito: '« E questione prematura, a ogni mod,o. Sappiamo noi tutti ,che la rivoluzione, per opera della quale l'Italia sarà, deve ,compiersi a beneficio, non di una classe; ma del popolo tutto quanto, e di quella parte di popolo segnatamente, che ha più in'– soddisfatti i propri bisogni: ma sappiam9 pure che nulla può farsi pel popolo, se prima l'Italia non è. Il fremito dei nostri popolani è fremito in oggi cli Patria, non d'altro. Noi non abbiamo sette nè utopie .arbitrariamente sovvertitrici, nè soluzioni esclusive o problemi tuttavia remoti, che possano suscitar con– tese, nel pa-ese » (3). Mancavano, più pr-opriamente, le conélizioni atte a sviluppare i germi della pro"pa– ganda socialista. Pjù tardi, quando questa i11co– minciò ad ,attecchire in Italia, il l'vfozzini,avvertì i I peri.colo di smembramento che ne sarebbe derivalo al partito r,epubblicano, provocando « i terrori e la inimicizia di tutLa una class,e media, tiep,idamentc buona in parte e èhe è a, ogni modo un elemenl,o vita,le in Itallia » (4). Ma queste ragioni - haz.ionali e di partito - erano ragioru: particolari, le quali non facevano che cor– roborare quelle, più ampie e più alte, che la voca– zione d,el suo, spirito ,e la logica del suo sistema im– ponevano alla politica sociale del Mazzini. Si rammenti un',osservazione di un eompianto pen– satore, Giovanni Vailati, i cui scritti acutissimi mr– riLerebbero di essere meglio conosciuti ed apprez– zati che non sieno; e risulterà chiarissir_na, mi sem-, (I) SALVÉMIN1; llfazzLnt; Catania, Batt!ato, 1915, p. 182 e nota. (2) Atti della Repr,bbilca Romana; S. E. I., VII, p. 17. (S) Appeuo aua conco,·d!a delle ope.-e dinanzi al fine comune "deHà nazione; s. E. r., IX, pp. 208•209. (4) Lèttera ad un amtco; s. E. I., XVI, p. 2,1.

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