Critica Sociale - anno XXVI - n.3 - 1-15 febbraio 1916

CRITICA SOCIALE 47 scurrile, come si odiano i nem1c1 che ci hanno fatto un po' vittime, e di cui si conosce la potenza pau– rosa, appena confessabile a n~i stessi. Oh,. il peri– colo è tmorme! Non date retta aUe pan.zane degli spregiu<licati, ai trit.i paradossi sulla grazia e sulla libertà del piacere. Et non i~ducas in tentationem. Questo importa, quando le anime si vogliano rin– novare. Il pericolo è enol-me. Enorme, vi dico. Voi med:e.simi lo sapete; e ve lo ripetete in. questo mo– mento, leggendomi, col batticuore, sicuri che lo scrit- . tore non vi vede e non vi sente. È il pericolo più grande di tutti. È un batterio diffuso, sottile, insà.– nuante, sinist.ro , la cui mjnaccia è d'ovunque e, qu,ando morde la carne, prima vi lascia, insieme al solletico lusingatore, un senso acre di sgomento e di oousea; ma poi finisce per saturare il sangue, e dargliene l'abitudine ver 0 ognosa; per cui noi vi– viamo, qualche volta, ne1l'appa.renza dell.a più sa– lubre tranquillità, e dentro c'è un v,eleno che ci S\oer- 1,cbra e ci disfà. La città, sopratutto•, e pjena di que– st.i ossessi, dai dieci ai novant'anni, ridoUi a non più esistere che per una preoccupazione carnale, senza più neppure. la facoltà d'arrossire. Vivono, costoro, r.accolti, raggomitolati intorno aI loro sesso, come i feticci del Budda, inerti, impassibili, spenti per ogni diversa attività. E questo è il prodotto, appunto, della, suggestione licenzi-0sa. Non vorrete bruciar la piaga, arrestare il microbo, infrangere la catena lusingatrice, purgare nel fuoco la rigatteria oscena, forgiai,e nell'acqua fredda il nostro corpo bisognoso di vesti rudi, di letti da campo, di ginna– stica svedese? Il pericolo è enorme .... E voi come vorreste, domandano gli scettici, at– tuare la Crociata, mette-re il principio in azione? Bi– sognerà creare un'istituzione di monatti, con la cam– panella al piede, perchè corrano di casa- in casa a sorprendere e denunciare i casi di peste pornogra– fica? E come si farà a distinguere fra i libri, i gior– nali, le stampe, l,e mode da condannare o da assol– vere? Il còmpito è troppo difficile, è tropp,o d!eli– cato. :. . Io non sono medico, non sono magistrato, non sono censore, e non posso rispondervi. Sono un passante, e getto l'allarme: ecco tutto. Occorre rifai,e delle leggi? Rifatele. Oooorre colpire? Col– pite. Quello che importa, è che la piaga non soprav– viva. Mi domandate quali siano le cose da distrug– gere. Ebbene: vorrei rispondervi col feroce grido del Monforte, ispirato dal suo Dio contro• gli Albi– gesi·. Tutto, se occorre·. Se occorre, mettendo mano ai libri e alle stampe, sacrificate anche il capolavoro. Vi sono dei momenti, nella storia, in cui il fanati– smo diventa un, dovere, in cui si finisce per capire anche l'odio di Lutero per le Maidonrie raffaellesche, anche l'incendio della ·biblioteca d'Alessandria. Se non sapete distinguere, non risparmiate nulla. Ab– biate tutte le audacie ,e tutte le crud°ellà. Bisogna ri– suscjtare il terrore mistico della nudità intravveduta, abolire l'incubo ossessionante delle membra com– miste. Bisogna avere il •coraggio della più àspra in~ tolleranza, oome si ha il coraggfo di percuotere i tl'e– manti, perehè si avvezzino al rischio. Sarà la bru– talità del massaggio salutare. Sarà Ja reazione neoes– saria, quai.e la storia sempre imp-0se a epoche clfeter– minate, e che ci rid~rà l'equilibrio perduto dei sensi e dei· pensieri. Eravamo malati: tutti,. tu.Lti malati d'un po' di struggen,te lascivia, ch'era nell'aria c nelle v,ene.Ven,ne la diana del luglio, e ci destammo. Ma nel ris\.'eglio riavemmo la sensazione dell'infer– mità, che poltr.endo ci pareva assopita, e non ci dava dolore nè fasti,dio. La guerra è stata la scarica elel– Lriea sui nervi guasti. Ci ha ridato una coscienia e una voce, e allora abbiamo chiesto il medico. Ora vogliamo guarire. ~a occorrerf\nno il fuoco e il bisturì. Senza ecoez1one. Sema pietà. MARCO RAMPERTJ. ibliotecaGino Bianco· DUE MORTI Du,e e•ro 1 i, ,che i10_001nobbi,hrun fìn,ifa,I,&hwo g.io ,r– naita iinlilianztsera, in quest',i111v,e,rno ,u-bi:loso· e• sain– giuigno. P,e,ra'a,litJe,zz,a, die-1,l'ing,egiilio•, ,p,e·r La, pmbità i1n– tel.1elbtuJa,J•e, ·p,er !:ainobiHà deilla v•iba, p,eir ·l';iirnteins,ità meioolta ei Foodlen2'la ,enlbusiasti,eia. oo,n cu,i. troJt:bav,am10 ha foro• sc•iJen1Ja ,e ];a J.oro a,rte,rorehhero, plf'esto d1i,v,e,. ruu,bi,ogn,u'Illonel ra.rn :opairtio0La111e d gli• s•tudi suoi·,· di• q.u,eJilie, lt ut-ibe,n.e1ìic-he per oui1si a,vv•iva j,l veideu-,e .deJ.1,e moilti1midiin,i ,e, s'i,n:nia,Jm !,a vi-Ladelliai,ooill,e:ltiviità. E g,ià q,uakhe sp1.1azz.o ,av,ean d,a,to•,. qm1.'nd•o, gi•waini ain:ime,s·o,n,o, b~lZ<aJti ne1 bu•iio. Diell'1ulll/o (,c;olqu,a,l,e,pur sempre ,lointan.i,oi amia,– v-amo -GAETANO PERUSINI.- o et praesidium et dulce ·decus meurn!) ho, ~ne.ora druv,anbi ag:Liooohi ],a, ·ngrnrn forma, e se,v,e,ra,i•I volto pensoso, ·s,u cui il- s-or-1·.i-s·o p.a1rev,a comle i1art.i;cJ01so e un p,o.'tri,s'te (M-a·zzin.i· a•ggi•un– g,e,reb-be: « oome, se l'omhr.a. <foH',avv,ein1iiDe· e dle1J.,I,a morte p11C;CI01C1e si p,rotendesse su Jia &lbU airuima! JJ). De~– l'ail,tr:o, SCIPIOSLATAPER, i-li:neamenti 110!11 vo1g.J:i,oo :t,o•r-· ruare tuilbi .a1l1a IIllÌaJ memor,ia - così p,oico e, fuggi1tiV1a– merute 'li V1id1i - ,e IlllÌ si p11esein1taino i d.isbiJnti ·aiJll,a v,i– si,Ò,nie i,n,tell"i,oir-e•, sì che mi sforvo a vuo<to, di. pe1rus,air\,i e omaii -p~ù 1111oru ,lii so: mi reis.t,a p,eiraltro, J'.impll'ess,i101ne, d.i uruaelTrnS'i1onre ,oordiiaJ.e ,e di -rnrua bontà .oomiedii f,am,.. eiiu,I.La, im,ull1la Sltruttul'a d ',a,Ue La: L'alma benigna ner sereno viso Splendea di quel gagliàrdo .... La ci.e.eia soa,g,Li,a, rovente h.a.,inf.ria1n,l,o quie,i° p, ett.ia ,111i– mosi ,che si, ,e,r,anJo fiie.rt, i.B.aòo• J:e piaghe· J,aunpieg– gi,ainbi- ,e,ri1pig,li,o, p·er qua1Lchemodest .a.ri• nessi1one, il mi.o pioeio\Jio d:is,co,rso•. PERUSINI, dopo, lai sua l.auTeai1nMedki.na, .a, 22 runrni iin Roma, a•v,ev,a, volta, la rioohezz,a•dell'inig,eg,1110, e de,J ,c,enso a, voJ.eiroO'Illo&ewe a fondo lia Nooll'obfol10,gi,a e f.a,rse,nepaidrorued'og.rui-segreto. Vis,se, -lu.n,g,a,menJte, a,J– J·'est.erò,ma so1p,raihuLto i,n Gerrrmnia,; per u1I1J biiS10,g1110 illlsazÌiatod:i,affinaime.nto e di ::tppr,ofollldimen'to,, vi.:bor– n.wv ,a sennp~e: rueg,liultimi aiI1Jrni iaveviamol1to:Jiavoroto pi,e&S'O Ja,01:iin,ùm Psiichi,atrka di Mo1n,aco. E-rial"run:ima di· uin,aRiivi,s,lia ii'nternaziona!Je, che ,si sta ,mp.av, a, a Lip– s,i,a: Folia neuro-biologica. Copr:iv,a a, Roma p,re,sso,ha ClillliioaPsi,chia.Lri.oai i,\ .p.osto dii 1rneparatore•st1,;ao1rdi– n1airiio .a, L. 90 mensi1li. Da, -ul'ti•II!io•, ;i,n,dlig,nato· e s:ohi– fìto ,che•un l&bi-tuto ·sci ,enitifì.oo- Slalni·tarfo ohe ,si c-hi-amà CJ.i,n,i,c;a Psi,cruÌJabri-oa ,cionibinu.a,sse ,ad a1v,ere, Ilasu.a sed·e, i1ndegin,issima iiru ,aiJ.cune 1m1ideS1tainzu,ooe di. vi!Ui P,mi– te,nzi,eiri (Ila ,ruo,stmami,cìzì,as,ie-ra di,chiia,rruta il g,i,oTrno c,he< io ;i;vev;a d,aitio 3J quel luo,go,,iiinome di stallatico), aiv,eval.a.soi,ato j,] ·posto e J,e 90 Ji,re, ed otooruu1to Lal~roo– SlaJÌillerute, n uffioi,odi ,asS1is-teinte n :! l\fankomio d:i M-i– J1am,o. Un,ab>I,amioai sp,eici,aili-tà, ,!,aq,ool,e, ~ temp•0· e, .J uogo nutiri,cò e ii,ng,rassò,tr,a mo\t,a hl'laiv-a geinte,,tain,tiasùnii e •che ,aidu111 ,ciu,ltt101re c;ome P,eTus-in.i:, dopo 12 :auù.n,i eh hw-oro,dev,o,lio·, n,ryn, ha aJ;tro da <l,a,r,e se no;n u,n posto <l',ass,i,s-ten,te, •dev',e$S<erei.... ben psi,oopati,ca ne,!il;a sua oirg,a,n,i,zz8!7Jicme. Maipall'liamo d'.a1\,tr.o. P,eirus,iini ,av,e,vavo,ce d',es,sere bed-es-chi:z1Jato. A•nc,he n « La Patria· del Friuli», dop·o ,ch',eg,Li è mod,o pe 1 r La m,e,d,eis,ima, hain fotto• di'l'e ,che « nutriva un'ammim– zione forse eccessiva per la scienza tedesca >J. Niei\ 1 1910 aivendo f,aittaba ,ori<tiJcia soiem'l,i,fì,ca di un ·l,av,or,o dii un1 eigDeig,i.o, cohLeg~ iJtia.Ji:ano, _tu c\Ja. questi a.ocu,sa!lio d~

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