Critica Sociale - anno XXVI - n.2 - 16-31 gennaio 1916

.... . 20 ClUTICA SOCIALE ·c1·v·1lu1·1· e 1Jreluria11i, ccc., eve. E poi r·ome p1opn1 I I ha lnezzo Seco lo di espe1·ienw e eLLorae ancora: · · · l't' h insegnalo a lor signori che n~Ue .elez10m po 11c ~ vince chi ha nelle mani il Mu111e1p10 e può d1 lassu sofisticare nelle sorge11Li il _re~pon~o delle urn?' Anche queste sono <1 veccl!ie 1st<;>r1e », che n~l Ita– lia .Vleridion.ale g.odono, d1sgraz1atan:iente, d1 una Lena,ce lougevilà. Ed io le evoco r.a.p1cl.amen:t.e, pe·r g·euare un po' di luce - qua.lche sprazz.o soU.ant.o __ sulla drammacilà delle lolle, •che qum nosln com– pagni debbono affrontare. * ** J\ Bologna tultociò non è_ n~cessario n~rrare; è utile tener presenle, per gmd1care, consigli.are .e ammonire. A llologna sa:rebbe p1uttoslo necessar10 prospettare il grunde e singolare probJ,ema comu– naile del Mezzogiorno d'Halia, così come la ~~ll:à lo va prospettando, nei suoi elemen!J _ca~attensLic1. Bilanci dissestati, Estrema povertà ~1 risorse pa– trimoniali. Scarsa disponibilità contr1but1:,a. ~nnu– merevoli e gravi urgenti bisog!lÌ .della vita c1vtl_e. Servizii pubblici da crea1'e ab im~s- Indigenza dif– fusa e, in taluni slrat.i del ,conso,rz10•co!nu11:3le, ~pa– sm.odi,ca. fat.iluzioni di beneficenza o• rnes1sleni1, o rare, o pove•re press'a pooo come quelli .che ~o– vrebbero esserne soccorsi. Da un t.renlenru\O al} 111- ci1,c.:1(cominciò 'f'. . Crispi) .la nostra leg1si~az1one comunale e provrnciale consiste S?pratulto rn. 1:111~ sf'ono diretto a rovesciare attribuz10111 e còmp1L1 eh chiara compet<"nza statale sui bilanci comunia,li ed a sottrarre a questi ogni cespite di entrai~. Qu.and~ si pensa che quesla legislazione fu confez,10nat.a 111e1 due ra111i <lei Pari.ameni.o ;;opralullo col concorso dei legislatori meridionali, il cui minislerialismo è una malallia cl'onica,· c'è da stupirsi come costoro non, abbiano ancora avuto « la morte civile» dalle popolazioni de-LMezzogiorno d'Italia. Lo amministrazioni socialiste di laggiù, dunque, devono fare i conti con una simile disperata e di– sperante situazione finanziaria dei loro, Comuni, o·l– Lre.cliè col. .. reslo, cui abbiamo più innanzi rapida– meul.c aocennato. Come si fa ad amministrare un .Comune che ha bisogno di tutto, che non può pa– gare i suoi impiegati, che è oberato dai debiti, che ha raggiunlo e superato, _nelle sovrimposle,_ il 100 per conlo <lei canone erariale e che è stato m giran parle spogliato dei suoi beni pat,rimoniali dalle usur– pazioni drlle famiglie dei signoroLti, amminist.ratori di ieri? Si aggiunga che, in conseguenza delle corudizioni oconomichc generali. disgraziatissime, di quelle po– polazioni e della scarsa iniziativa privata, mancano, intorno al Comune, ist.ituzioni integratrici e sociali, come sono e fiori cono altrove, per l'incremento edi- 1izio, per lo sviluppo delle istituzioni scolastiche, di beneficenza, per il promovimenlo delle attività pro– duLLrici, ccc., occ. Tull.o si attende dal Comune, tuilt.o ;;i rovf'scia sulla iniziativa e sui mezzi del l\ihmici– pio: o questo può r fa, o null:i e in niente s'innova! Lo Stato - lo abbiamo ved11to - quando è ma– g11animo vrrso quei Comuni, li oblìa; se se ne oc– cupa, concorre al loro depauprramento. Si è rea– lizzalo laggii1 il eguente paradosso: i Comun.i più poveri, i povcris.simi, ora stanno meglio! Come? Ecco qua: dovr la miseria raggiunse estreme viru– lenze devaslatric·i. la popola1.ione fuggì quasi in massa - la popolazione valid:i - verso le Ameri– che. Fu l'esodo. Gli emigrati inviarono i loro ri– sparmi ullc famiglie, si ,;ide del danaro in paese. circolò, s'invr lì in intraprese nuove. sopratutLo in nuove colture, in incrementi edilizi. e l'alito della nuova vita suscitò nuove orientazioni spirituali: sor– sero scuole, piccole biblio,teche, istituzioni di bene– flccnza, ecc. Dalla rovina estrema rigerminò il vi- BibliotecaGino Bianco oor•e della vita. l ri:5pa1·111ì e 1() iniziative degli emi-:– !;rant.i si sostituirono a quelli Jel Comune, che s1 ~idusse a<I un'esistenza contemplativa e rappresen– t..ativa. Ma ecco: la crisi .americana prima, la g~erra poi ha inaricliLo anche queste sorgenti, le quah, del resto, erano non soltanto precari?, ma patol<;>g1che. Erano le risorse di uno stato d1 estrema d1spera– z.ione: t.anLo è ver.o che dai Comuni, nei quali. l'e– m.igr.azio11Je averva gi~, ,cost.iluito un ?eri.o st.~to d1 be-. nessere, l'emigrazione cessò, anzi quelli che ne erano pa,rt.iti vi rilomarono. Il problema_ non era si.alo risolto: lo si era eluso con un esped1en:Le! In questi giorni !'on. Nit.Li- che del _rimedio emi– gratorio si foce per tani.i anni appassionato asser– Lore - ha indicato il rimedio, durante la guerra, all'enorme e progressivo rincar_o dei viveri. Ha detto: bisoo-na non sprecare, bisogna consumare meno, ma:ngiare più sobriamente. Questo problema gei:ierale dei c.onsumi <lL)1·.an~c la guerra ha un riferimento partrnolare ali Jtalit~ Meridionale e complica il problema comunale d1 laggiù. E noi ci domandiai_n~: ---: ~ome p_uò essere un rimedio pe1· le folle m,erid1onah Il mang1.a1:e men.o se esse aià mangi.ano così poco, se-condo la 1mprc~~ sionanLc° constatazione di Lui.te le indagini economi– che e persino fisiologiche compiute laggiù - anche dallo stesso NiLLi? E se questo rimedio non è pr.aLicabile (la ci11tola dei pantaloni ha buchi di. restr\~im~nt~ .... si_n<? :3-d un cerLo punto), e se laggiù le 1st.1tuz10rue le 1n1w~– t.ive integratrici deLLa pubblica assistenza non es1- sLono o quasi, come potranno i Comuni - i n.ostri Comuni poi! - compiere anche in piccola parte l'o– pera di assisLcnza, duran•tc la guerra, che altro,ve gli enti locali sono più o meno in g.rado di espli– care? Eoco un problema angoscioso, che. le rapp1ies,en– t.anze comunali dell'Italia Meridionale - se an– dranno a Bolog-na - porteranno con loro, come la voce più « clamanle »· dei lo,ro paesi iri qu~sL'ora. E poichè è infìniLament,c VPI'O che nelle ore eh acut.a erisi o·Ji Mganismi rivelano anche i malam1i, che svolse~o subdolamente la loro virulenza o, comun– que, non furono avvertiti : in ques~o problema te•r– ribile dell'aliment..azione del Mezzog10rno durante la o-uerra si denudano tuUe le piaghe negate o dissi– ~ulate, ignote o misconosciute, -della regione. E ~i– sognerà in qualunque modo porvi riparo: o laggiù avverranno fatti assai luttuosi! F. C1CCOTTI. LA6UEHHD E L'EMl6HDZIDBE Una tra le mol,te ironie emer,g.einti dà.Ila situazi,one: Lra le aspi:razi,oni nazionali che inf.ervo·r.ano la nostra guerra è la rooen2ione di un settecento mii~ italiani ùal giogo ,a,ustriaoo. Ora la Rivista· Coloniale - tutto ciò che c'è di p,iù nazionale, e, magari, di più nazio– nalist.a - rivelandoci che setlant.amila emigranbi sono tornati in J.t.alia per la guerra, sulle traccie del Fon– tana-Russo ci annunzi.a che, nel solo anno 1913, l'Italia ha per,duto 400 mil,'l cittadini. (E nel 1914?). Nessuno Stato, per viia della emigrazi,one, perde- Lanti soldati quanLo l'Italia. a Il problema impone una soluzione» - esclarµ.ano tutti. Ma la strada per cui ci siamo mess,i porta alla soluzione? f: lecito dubit.arne, se seguiamo le illustrazioni che su a l'emigoozione italiana dopo La guerra è •la politica relativa» dà, nella sl.e6sa Rivista Coloniale, il sigm,o•rEpicarmo Go:rvino. Questo SCJrilLoresi chi·ede: Qua.Je sarà l'atteggia-

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