Critica Sociale - XXV - n. 24 - 16-31 dicembre 1915

CRITICA SOCIALE 383 sono infatti i Pietro Chiesa chiamati a sostituire, a T continuare questo? Dove sono i p·roletari che, por- I tando nelle loro carni il sigillo dell'abbandono nell'in- _,· fanzia, delle corse perdute per le strade maestre, i segni -patognomonici dei diversi· mestie,·i, al campo, in risaia, all'officina, siano presti, per llll intento su– periore di classe, che era in hli forse dei/la genialità organica, cerio della più calda e dolorosa passione di amore per i fratelli reietti, a discutere, a sciogliere cosi l'inviluppo confu·so cli una situazione politica come le furbesche complicazioni cli una legge sociale cli lavoro? Dove sono? Noi ne vediamo assai pochi. E, tranne alcuno il cui nome si affaccia subilo, quasi nes– suno che abbia l'autorità di quel passato di agitatore e di apostolo delle prime vigilie, e poi cli organizzatore e cli eclucato,·e - dopoché la seminagione fruttificò le messi opimie del recluta,nento proletario - integrante la teoria dei diritti e dei doveri, unitamente attinti. alla stessa, identica coscienza proletaria. Nella quale pure egli assorbiva con cosi felice ar– monia tutta la spinosa, asprissima ragione del- me– todo! Essendo esso La ol.as& e-, poteva emanciparsi dal formalism-0 esler-i.ore della cl.a-sse. Anche ai p-iù ot– .tusi, ai più fanatici delle formule accettate egli dava la sensazione tangibile che la classe non-spariva, non si illanguidiva nep•pure, per contatti e per_ collabora– zioni. Per tutti, era la prova evidente che l'assenza cli dogmi tattici p-0teva essere il segno di una consape– volezza critica superiore, in vfrtù della quale la cl.as- s-e, nel suo eterno divenire rivoluzionario, rip•u– diava in lui il com;,erv.a.tO'I'ismo stesso della giaculato- , ria della propria formulazione. Cuore nell'idedile e mente nella realtà. Cuore nel socia/.ismo, mente nella oificina, nel campo, ne'l Sin– dacalo, magari nella carcere o nella taverna, dovun– que è, soffre, combatte, spera la classe lavoratrice, dovunque è l'humus proletario. Lo s-ciiopero,g,erner.aJ,e della più esplicita significazione rivoluzionaria e la rel01zionie p•er una « (eggina » al Consiglio superiore del Lavoro p:er lui si completavano, a seconda che si trattasse di obbligare il Governo al rispetto sac,:-o del– l'organizzazione, impone,:zdogli la immediata restitu– zione in integro della mal discio 1 lla Camera di Lavoro di Genova, oppure si trattasse di fissare nei segni le– gislativi una condizione favorevole per il lavoro c~e La nuda _e libertaria competizione del contratto, sia pure con l'assistenza de-/l'organizzazione, non bastasse a far stabilire, oppure stabilisse, ma in guisa troppo precaria, condannando il movimento al flusso e ri– flusso delle revisioni continue sui punti che troppo interessa siano di conquista fissa, irrevocabile. La legge o la ribellione erano per Pietro Chiesa -:- c('i– stinlo - armi che dovevano servire lui, la c,J,as,s,e, e rii cui ,egl.i e la ,oLass-e non dovevano mai,. in nessun caso, diventare servitori apriorisli. RifoTllllLS·t.a quindi di sangue, di razza - come è la classe che ha il senso del suo còmpito veramente rivoluzionario - riform•if. sta, ben inteso, del tempo che questa parola non era stata usurpala dag·li impotenti a tutte le riforme, as– serviti ai reazionari nemici di tutte le ascensioni pro– letarie, che la parola hanno vuotato di ogni senso che ,~on sia di ironia grossa e atroce. Fu cosi che Pietro Chiesa diventò il nostro grande oratore in tutte le assisi del Partito, il nostro grande oratore in Parlamento, levandosi sopra i compagni del Gruppo, ogni volta che era da fare sentire la rea– listica voce diretta della vissuta esperienza proleta– ,;ial Come precipitavano sotto l'urto dei sit"oi periodi teca Gino Bianco vigorosi, pieni cli sentimento e di. llna certa so'licla allegria, i filoso/ emi clottoralt c/ell'.ap-riori-s-mo• catte– dratico e i sofismi della scienza salariata, quando pre– tendeva di venire a raccontare a ò/ui - a lui che c'era stato - che il lavoro di risaia, dopo tutto, è salubre, oppure che la polenta senza sale è liii cibo di .... Ippo– crate! Allora, allora egli strappava il consenso univer– sale, non cerio per concessioni che facesse, ma perchè coglieva quel punto. della rivoluzionaria verità che, scop·erto, a tlltli impone l'omaggio, vinéendo i pregiu– dizi e costringendo gli interessi a coprirsi ed a bat– tere in ritirata:. I superficiali potevano trovare che ciò manca_va di fierezza; in realtà non mancava che cli teatralità, di posa. Era trop,po. in stile di natura questo « deputato op•eraio >> che non conosceva le apocalittiche obiur– gazioni, che non accendeva ogni altro giorno le luci misterios·e teri·ificanti dei Man-e,T,ecket Phiar,e,s al bor– ghese festino di Bàlthazar. In verità, la sua «_rivoluzione>> era cosi di natura, che non era riuscito ad atteggial'la a «letteratura>>. Anzi, pizzicando di lettere, era, appunto come il po– polo, idealista e deamicisiano, borghesemente, inge– nuamente. Ma il suo solido buon senso, quetlo, era popolo schietto, intuito ed esperienza cli individuo e di massa, attraverso un temperamento. Ecco p•erchè restò sempre tanto al di qua del co,r– po.rativismo della sua Liguria, che è il modo di es– sere proletario del generico mercantilismo, e senza alcun bisogno di aggraP'parsi, per reazione, a tra– scendenze intransigenti, restò tranquillamente fedele al Partito, ai suoi principii, alla sua disciplina di combattimento, ben las_ciando che passassero, se così volevano, i suoi p-iù intimi amici .... Un di forse sa– premo ap•prezzare fino in fondo l'opera di Pietro Chiesa, organizzatore ed educatore, ed allora sapre– mo anche di quanto gli siamo debitori per avere tra Genova e Sam,pierdarena contenuto finora le m!}:$Se ed evitato urti irreparabili tra .il Partito e l'Orgq.niz– zazione. Auguriamo che prossimi immediati movi– menti prodotti dalla sua scomparsa non ci met_tano subito in grado di apP'rofondire questo pµnto. In ogni caso sarà questa l'occasione cli saggiare quello che di lui è rimasto. Quello che di lui è rimasto oltre quello che ab– biamo portalo a dormire lassù, tra· i miti .ulivi, sul bel poggio ligure, aperto sul mare lontano, mentre tutto un popolo si allineava al passaggio. Funerali ingenuamente epici di 1111 umile eroe il cui nome si perderà tra breve ma di cui l'opera non dovrà per– dersi più, ma anzi pr·opagarsi ed allargarsi di cer– chio in cerchio fino all'llltimo giro del comp•imento. I destini nuovi delle generazioni sempre p·iù andran.no votati a oscuri emancipati-emancipatori che emanci– pel'anno i futuri anche dal culto c/e,l/a gratitudine p-er- · sonalizzata agli Eroi. E cosi il tiio nome - Pietro Chiesa - rientrerà nel gran nulla, nel gran tutto, da cui è uscito an momento - confondendosi con qu.ello ~he hai cosi intensamente sentito, rappresen– tato ed amato e fatto amare in te - il proletariato. CLAUDIO TREVES. Qui ci dov1·ebb'esse1·e - ma lo spazio ci sf01·za a 1·imandare - una 1·eplica b1·evecli F ABIETTI alla di– fesa dei Cfrcoli vinicoli di NINO TURATI. Anche rimandiamo a gennaio uno studio impo1·tan te cli G. SACERDOTE sul tema: Nietzscke e la guerra.

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