Critica Sociale - XXV - n. 17 - 1-15 settembre 1915

CRITICA·SOCIALE· 271 predominare, a un certo periodo di tempo, della forz'l d'integrazione della materia. La gran fama di' Spencer sta in ciò, che il: suo sistema è l'espressione più compiuta defle preoccupazioni e dei pregiudizi n,atu– ralistid dominanti nella seconda metà del secolo XIX. Col risolversi di que.Jle• preoccupazioni, lo Spen.cer è stato messo da parte: la sua funzione storie.a è ormai comp'iuta. Il positivismo dell'Ardigò, infine, nel quale culmina e si cond,ensa tutto quanto il posi– tivismo italiano, non· sa nemmeno• essere monistico, come l'empirismo inglese. Fin dal principio•, esso· tra– disce il dualismo, proprio al realismo ingenuo e acri– tico. Ammette -00me fondamentale la distinzione d,el senso interno e del senso esterno, e non s'aocorge . che, -0on cotesta distinzione, - adombrante• quella tra la m11teria e la sensazione - ·giustifica quell'il– lusorio raddoppiamento del mondo nella conoscenza, che ad ·empiristi coerenti (quali il Mach o l'Avena– rius) parrebbe una vera mostruosità. L'indistinto, cli.e Ardigò pone a fondamento de.lla realtà, non è-. che un flatus vocis; colla sua con.futazion.~ dell'inco. nosc'ibile <li Spenèér, egli « è an' dd.to in•·c-erca del!,a pagliuzza nell'occhio dell'amico, senza acéorg-ersi del trave i:he aveva nel proprio ». Delle degenerazioni del positivismo . in Italia, il De Ruggero ricorda giustamente il materialismo me– dico, ibrido· connubio della filosofia co.Jla bi-olog,i,a. « Ma le esagerazioni più stravaganti del positivismo materialistico si videro nella s•cuola di antropologia, fondata dà Cesare Lombroso, notissimo autore di l'ibri in cui il genio e la delinquenza si accoppia– vano in una felice coincidentia oppositorum. Di que– ste dottrine non ci occuperemo, perchè son divenute <li competenza forense, e funestano le squallide aule delle nostre Corti d'Assise. A-00ennerei:no soltanto a una· propaggine del positivismo italiano, che, per opera specialmente di Enrico Ferri, s'è innestata nell,a demagogia socialistica. E ael Ferri raccoman– diamo la le-ttura d'una prefazione a una sgrammati– cata traduzione italiana dell'Antidilhring di Engels, cj:te è un bel documento del livello di cultura del no– stro socialismo». Ecco: la puntata contro gli zibal– doni antropologo-filosofici del Lombroso e del Ferri è ben diretta; ma identificare senz'altro l'autore del– l'indimenti,cabile Socialismo e Scienza positiva con tutt"o il socialismo italiano, ci sembra un po' .... iper– bolico. Anche que:ndo il ferrismo era in auge e le turbe erano ipnotizzate dal « metodo rivoluzionario >>, c'era qualcosa di meglio nel socialismo nostrano. • • ·_.. , I , · r , r, · I Data l'indole della Rivista su cui scriviamo, · non possiamo certo seguire il O.e Ruggero in tutte le sue peregrinazioni attrav-erso il modernismo, il con– tingenHsmo, l'intuizionismo, il neo-hegelismo, ecc. (I). &sterà qui riportare il suo giudizio sul materiali– smo storico del Marx e deH'Engels, e sul sindacalismo di Sorel. ·· La dottrina di Marx e di Engels - due grandi personalità, dice i.J De Ruggero - sorge come anti– tesi e -00mplemento dell'ideologia comunisti,c,a di .Saint Simon, Fourier e Owen. Lo studio di Hegel e dei grandi rivolgimenti del secolo XVIII suggerì loro che (I) Il De Ruggero avrebbe potuto ricordare anche alcune recenti pubblicazioni del Boeanquet, nn valoroso neo-platonico Inglese, e nu– merosi studi del Perry, del Woodbridge, del Montagne, del wateon, e d'altri, ohe ooetttui'eoono li neo-reallemo amerlr.ano. Tutte codeste pubblloazlonl erano già rtote nel 1912. ibliotecaGino Bianco i movimenti. storici _non avv~ngono dall'esterno alla sup,erfi-cie, ma sono- del tutto interiori: La critica di un ordin.aJl}ento sociale e politico non è quella che può fa.re l'ideo,logo (che non è l'ideailista), chius,o nella r-ete dei s.uoi ooncetti astratti, ma qu.e.J.La che compie J,a società stessa,· col superare quella posizione. Ogni ordinamento, per la logica interna de·Lsuo sviluppo, si sping,e .al ·punto in cui rende impossibile se stesso, e genera .le· condizi-oni antitetiche da cui sarà negato, e da cui si determinerà il trapasso in una nuova for– ma, in un nuovo ordinamento, che includerà in sè le esigenze poste dai due momenti. superati. Nella loro visione• storica dell'economia, il Marx e r'Enge.Js non aobassano lo- Stato e la soci-età al graiÌo di un mero rifl.esso deU'e·conomia, ma elevano- l'economia fino ai punto da includere in essa tutta la vita sociale e po:iìti;ca,.La storia è, per i· creatori del materiali,smo storico, tutta di getto; non ancòra, come nei pros– simi seguaci, si genera il dissidio tra ,contenuto- (eco– nomi-co) e forma (giuridica, sociale); ma il contenuto I).On è materia inerte, anzi, è già forma: non è quel– l~e~ohòmicilà astratta dàllà scielé1:00. econom'Ìea, indif'. ferente ad ogni forma, ma economia concr-eta, stori– camente oondizionata, che è, perciò, insieme, il diritto e l'org,anizzazi-one sta-tal,e di que,l momento storico determinato. Tant;è vero che, quando sorge il dissi– dio tra contenuto e fo,rma, e l,e nuove esigenze della produzione palesano l'i,nsufficienza delle vecchi.e fo,r– me, neppure a:llora si genera il dualismo, perchè il nuovo contenuto· che sorge non è pura materia pre– cipitantesi ci-ecamente entro nuove forme, create chi sa come, ma è materia già organ-izzata, che ha già in- sè la nuova forma, e solo così determina un con– flitto effi.cace colla forma antica, che si è ischel,etrita e cristallizzata. Di qui, il caratter,e intimamente· idea– listico del cosidetto materialismo di Marx. Se Marx ed· Engels avessero più approfondito tale carattere idealistico del.la loro dottrina, si sarebbero oonvinti che la dialettica è la realtà in fieri, e si sa– l'ebbero guardati dall'antidpare col pensiero sulle fasi venture del processo storico, e dal fal,sifi,oa-recosì la dialettica, pl'endendo come fatto, nel pensiero, guelfo che invece- si fa. Le preoccupazioni naturali– sti-che dov,evano, portare Marx ad un equivoco nella applicazione della dialettica. Tale equivoco sp-iega le sue affrettate generalizzazioni. Con ·sguardo acutis– simo di storico, egl-i ved,eva il sorgere della organiz– vazione cap,i.talisti<cadalla negazione del primitivo co– munismo•; m,a con uno sguardo, insieme di stori,co e tli naturaTista, e perciò guùcio, egli prev•edeva la nuo-va negazione del capital-ismo, e uscir fuo·ri, da questa negazione della negazi-0n.e, il nuovo Comu– nismo. Il senso vivo della storia trattenne s,empre il Marx e l'Eng-e-ls dal cad,ere neU'utopia; ma vi cad– dero ben pr,esto molti loro segua-ci, che, non p-iù sorretti da quel senso storico, furono più fac-ilmente disposti a pr-endere come contenuto eterno di dot– trina ciò che era una semplice posizione transitori.a di pensi-ero, interessante solo_ pe-rchè vissuta da due forti personalità. Quanto al sindacalismo di Sorel - meteora presto scomparsa negli abissi -, il De Ruggero scrive: L'atteggiamento rivoluzionario de•! Sorel si manifesta neUa distinzione, che egli fa, tra mi/o e utopia. II mito è per lui queHo che è l'azione per Blon<lel, l'intuizione per Bergson. I miti rivoluzionari permet– tono di comprendere l'attività, i sentimenti e le idee de.ne mass-e popolari, che si pr-eparano a entrare in

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