Critica Sociale - Anno XXV - n. 12 - 16-30 giugno 1915

192 CRITICA SOCIALE ma che poggia sovente su un fondamento angusto, e la menoma oscillazione del suolo basta a scrollarla. "Voi lo constataste negli effetti dell'ultima crisi ame– ricana. Bastò una crisi bancaria, monetaria, agli Stati Uniti, arenante o rallentante per un momento gli ac– quisti dell'America, per vedere svilupparsi in Germania una crisi formidabile. " Il pericolo, per la nazione tedesca, per l'industria tedesca, sta precisamente in una delle organizzazioni, che in pace costituiscono la sua forza. Una delle forze della produzione tedesca è che l'industria si è stretta– mente associata alle Banche; che i banchieri finanziano, indirettamente amministrano, dirigono, controllano le industrie. " E' una cagione di potenza, perchè tale organizza– zione permette all'industria tedesca, a date ore, nella lotta di concorrenza, di ricorrere a effetti di massa, di arrischiarsi a previsioni lontane e a calcoli di lunga portata; ma, insieme, la sorte dell'industria essendo legata dalle Banche a quella di tutto quanto il credito, e questo, a sua volta, essendo esposto alle oscillazioni che accennai, ecco che la crisi di una grande guerra po– trebbe scuotere fin nelle fondamenta la potenza econo– mica della Germania. " Gli uomini d'affari tedeschi più chiaroveggenti non lo ignorano. Or fa un anno, a Berlino, una riunione generale di uomini di finanzà constatò che la minima guerra creerebbe nelle finanze e nella economia tedesche turbamenti profondi •· La guerra tra Inghilterra e Germania sarebbe non soltanto un disastro economico per la Germania; rischie– rebbe inoltre di provocare una crisi politica profonda per la stessa Inghilterra. E J aurès schizza qui un quadro della situazione interna di questo grande paese. Prevede Jaurès· le conseguenze lontane di un conflitto sanguinoso fra Germania e Inghilterra; vede sorgere un rivale ben temibile, che farà suo pro delle rovine accumulate: gli Stati Uniti. " V'è un'altra ragione, per questi grandi popoli, di non gettarsi e di non gettare il mondo nelle avventure bellicose: essi sempre più sanno che, indebolendosi a , vicenda, lo farebbero a profitto di- un terzo. " Mentre Germania e Inghilterra si invidiano, si ten– gono in iscacco pubblicamente e subdolamente attra– verso il mondo, ecco gli Stati Uniti che ingrandiscono e cli cui si desta l'ambizione mondiale. A lungo si contentarono di esportare materie prime; ora le mani– fatturano, e suno prodotti fabbricati; non è più del sem– plice cotone, ma sono dei tessuti ch'essi esportano a traverso il mondo. Il loro commercio con l'Estero si è raddoppiato; due mesi sono, il Presidente Taft, du– rante tutti i 14 o i 15 mila chilometri di propaganda ch'egli fece a traverso l'America, insistette sull'idea che gli Stati Uniti debbono ad ogni costo assicurarsi una marina mercantile, e che il loro intervento attivo nella vita economica e nei conflitti economici del mondo si fa ogni giorno più urgente. " Inglesi e Tedeschi avevano leticato in Cina per le ferrovie. Alla fine s'erano accomodati. Gli Inglesi si presero dapprima il boccone più grosso. I Tedeschi sopravvennero offrendo alla Cina condizioni per essa migliori. E allora si compose una specie di sindacato anglo-tedesco con aggregazione francese. Ma non ap• pena tale convenzione fu nota, gli Stati Uniti, non più mediante i loro industriali o le loro Camere di Com– mercio, ma ufficialmente per bocca dei loro rappresen– tanti a Pechino, protestarono e dissero: E noi? E chie– sero, nelle concessioni delle ferrovie chinasi, una nuova quotaparte per gli Stati Uniti. La loro influenza eco– nomica si accresce di pari passo colla loro ambizione economica. " E gli Inglesi lo sanno bene; sanno cioè che in pa– recchi punti essi sono vulnerabili. Il 41 °lo delle prov– viste alimentari dall'Estero sapete da chi sono fornite all'Inghilterra? Dalla Repubblica Argentina. Gli Stati Uniti si dissero che, se riesce loro di porre la mano economicamente sulla Repubblica Argentina, eccoli pa• droni di tutta la vita inglese. Ecco allora il t·rust americano della carne, che avvia tali imprese bella Re- BibliotecaGjno Bianco pubblica Argentina da inquietare il Governo ingles& e i grandi giornali conservatori inglesi. " Che concluderne, signori? Gli è che, se Inghilterra, e Germania si dilacerassero, si indebolissero, trovereb– bero, l'indomani, davanti a loro, gli Stati Uniti più. potenti, che avrebbero profittato delle loro discordie anche per estendere i proprì sbocchi, per gettare più. lunga le loro reti sul mondo ,,. Ciò che accade ora, nel 1914 e nel 1915, confermar parola per parola, le previsioni e le considerazioni di J aurès. La gnerra europea significa la rovina, se non il suicidio, dell'Europa a profitto degli Stati Uniti. .... Jaurès, apostolo e immortale martire della pac& internazionale, non fu mai di quegli utopisti che cre– dono basti strillare: " Pace! Pace! ,, per cacciare lo spettro della guei·ra. Grande idealista e insieme idea– lista accorto, non si dissimulava il pericolo. Ma era per lui un motivo di più per combatterlo. Il suo punto di vista era quello dell'azione e non mai quello della fatalità del male. L'imminenza del pericolo raddoppiava la sua energia, la sua indomabile volontà di annien– tarlo, eccitava, esaltava la sua combattività. Soldato intrepido del bene, non disertava il campo di battaglia sotto il pretesto che le forze del male sono superiori. Sapeva che mai un atomo di energia umana teso verso il progresso non può andare totalmente perduto. E nou solo J aurès vedeva la minaccia di guerra, ma sapeva d'onda veniva. E la denunciava. " Ah! signori, noi non dissimuliamo il pericolo, e perciò vogliamo che la Francia prenda posizione netta. Sì, in Germania, in Inghilterra, la immensa maggio– ranza degli uomini, in tutti i partiti, vuole la pace ; ma basta in un paese l'esistenza di qualche gruppo, per quanto minoranza, che sogni avventure, perchè noi dobbiamo stare in vedetta. Nelle éose estere basta l'azione di minoranze, violente e subdole, a determinare per sorpresa le catastrofi, se i popoli non vigilano. " Io constato che, _accanto all'immensa maggioranza della nazione tedesca che vuole la pace, sono minuscoli gruppi che ebbero l'impudenza di dichiarare, col dottor Schliemann che, se un conflitto scoppiasse fra Inghil– terra e Germania, è la Francia che verrebbe presa in ostaggio, come se essa potesse prendersi in ostaggio così facilmente ,,. .... Giammai, giammai Jaurès non rinunciò con una parola o con un gesto al ritorno dell'Alsazia· e della Lorena alla Fran.cia. Soltanto, egli non lo attendeva da una catastrofe cruenta, che non fa se non aggiun– gere nuove rovine alle antiche, nuove violazioni del diritto alle precedenti; ma lo attendeva dallo sviluppo normale ed inevitabile delle istituzioni di libertà, di ragione, di democrazia. Ei si diceva con ragione eh& la guerra non risolve gli antichi problemi, ma ne su– scita piuttosto de' nuovi, crea una matassa di torti reciproci inestricabile, genera nuove furie, nuove ri– vincite da prendere, sotto pretesto di suggellare per sempre le labbra avvelenate delle furie d'un tempo .... Jaurès amava troppo la Francia per arrischiare, con un gioco di sangue, di aprire, accanto a piaghe appena cicatrizzate, altre piaghe fresche, ancor più terribili, ancor più sanguinanti. Jaurès era un patriota per davvero, il più grande, il più chiaroveggente, che viveva !e passate sofferenze della Francia e tremava alla sola idea che potessero rinnovarsi.. .. C. RAPPOPORT, RIGAMONTI GIUSEPPE, gerente ruponaabile. Milano, 1816 191b • Cooperativa Tlpograaa Operai • Via Spartaco, e.

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