Critica Sociale - Anno XXV - n. 3 - 1-15 febbraio 1915

40 CRITICA SOCIALE sfuggire o,m l'oooosione propizia pe.r impossessarcene, quand,o ce se ne presenterà un'aLtria migliore·? _ Atlaocando J'A,ustria - assi-eme .alla Ruanen,i,a- noi permetteremo alla Russia di libe,ra-re pa,rte_de!J.e sue truppe e cli lrunc,iarlesull'altro fron~e contr-0 1 tedesch1. Così Lc1. R,uss·iia -ciappogg,erà va,lictamente ,nel f:rusLra~·e le v-elleità slov,eneisull'Adriatioo supe-ri,orre-, che è pure una delle condi1.:ioinidel nostro sV'iluppo. E potremo anche ami-chero-lme,nLeaccordarci con !,a Frn,11cia e l'Tn,ghilte1•,ra nei!dominio d·el:Mediterraneo, al-tra « con– dizione cli vita e di sv,Lluppo ». Rimanendo Lne.rte, abbandoiw,ndosi, cioè, alla de– riva degJ,i ,ev,enti, come un travicello, o uin_re.lit1Jocl.i mar-e in burra.sca, l'Italia, - odiala daigli a-ustro"Le– deschi, spl'ezzata dall'Intesa - alla condu-sione de;Ula pace sarà come un cane randagi-o - cui o,gni passante potrà assestm-e una pedata, e dovrà armars•i fino 01i tl,enti per rintuzrore i,11qualche modo 1-eaggressioni alLrui. Sollo q,uesla pesanlisSlima lori.ca mmtare, le oondizicmi d,i sviluppo civile andr anno a fi,ni,re ,a oo' del diavolo. Quei coccodr.illi che piangono sull-o spargimento del sangue, non p,ensan,o che il nostro i.ntervenLo - ta!le è l'opi,11ion-e di Lecni,c-i comp,etentissirni - può d.aire il lracollo-,rullabiiLanciae por fine al -0onflittomodto tempo prima di quello che occorrerà i :n.du- bbiamenteLascioo– d,o-he .<;iose come stanno. La guerra mi:naooLa,iinfaitti., di ·incaincren,irsi e di durare per d,egli amnii, oodll'a:1- t,erna viic;encla di fatti d',arme sanguinosuss:imi, ma non risoLUJLivi .. E taocio d.e,idanni economici, commer,cia1i e indu– striali deriva1nti dal prolungarsi delle ostilità - da,n:ni che si niper,cuoteranno sempre p-iùsul nostro Paese-; taccio c1,e,l principio di l •i.be -rtàe di niaz-ionaliità,che ogni popo.Jo1 civile ha il dovere di difender:e·-e di re-i,n– Legral.'eqoolora. vem.gama'Ilomesso; taoci:o della Serbj,a -e deill Belgio g,emen-Leso.tto i•l taillone- ferrato diog-li Unni-; taooi,o dei! dovere supe:riore d'umanità, che in– cornlb-e, all'ILalia,, di contribui<re a debellare il be-sbiale oesarismo teuton-i-co. Dico sol-o, terIIllina.ndo, eh.e, se, in questo epi.,comomento por la storia m-ondial-e,!'Ita– li.a non, d,o,vesse, fa-re un'affermazione vitale, non wreb– bo p,oi a.lcUJn, t-ito-loe probabilità di sussi-stere nei se– coli qu,a,1-~ n.azi1one indipenderute. IL nio.sLroPaese, pre– sLo o· tarc1'i,finirebbe soffocalo sollo la cappa d'acciaio ciel germanismo. Tornerebbe ,ad es,serr-e,e f.orse peT sempre, Io. Terra, dei. morti. Ma 1-'ILalia,d <i.rà la paro1a deci,siva, col1a sola bocca ornai eloqu1ente : qu ella del cannone. La d:irà nono– stante gili sforz:i imbelli di tutti i neutralisti, nono– stu,nte, ahiimè, i,! fiato che tu, o T=ti, sprechera,i nei ·pross.imii oorni-zi,a-ssi•emea piccoli Rabagas, per molti nltri rifl,essi indegni cli stare al buo fianco-. ETTORE lVIARCHIOLI. DAL PUNTO IlIVISTA DEL NOSTRO PARTITO È permesso affermarsi recisamente, assoluta– mente neutralisti senza essere dei " sentimenta– listi,,, senza diventare " temerariamente dema. goghi ,,, senza sentirsi. dire (non dico senza essere) imbecilli? E' permesso indicare al nostro Partito il dovere cli opporsi con tutte le armi possibili all'intervento senza confondersi nè con i miracolisti anarcoidi' nè con i dogmatici che segnano sempre il pass~ sullo stesso piede di terreno ? BibliotecaGino Bianco A Filippo 'l'urati, a troppi altri, pare di no. A noi, umilmente, sembra che sì. * ** Sarebbe necessario, innanzi tutto, che si dicesse se noi stiamo baloccandoci con astrazioni, se noi stiamo fabbricando principi, o se non piuttosto - da buoni riformisti - si tratti di considerare la questione dal punto di vista attuale, imme– diato, del nostro Partito di fronte all'auspicato intervento italiano nel conflitto d'Europa. Credo che i principi restino intatti. Resta fissato in generale che il Partito socia– lista di ogni Paese ha il dovere di opporsi conti– nuamente alla guérra, e al suo strumento e crea– tore, il militarismo. Ogni Partito socialista vota contro le spese militari ordinarie del proprio Paese (ancora non ho sentito da nessuna parte enunciare il contrario) per significare l'intesa, le aspirazioni internazionali dei lavoratori contro i Governi dominanti. Il Partito socialista, non herveista, rron inseg,na alle reclute la diserzione o la insubordinazione, non sollecita le fucilate di 1\fasetti, ma prepara la nuova educazione, i nuovi stati d'animo, il nuovo ambiente, nel quale la guerra tra Italia e Austria possa sembrare simile a una guerra tra Milano e Venezia. E in tutto questo credo siamo d'accordo, o siamo stati d'accordo àlmeno fino a ieri, perchè nessuno di noi si è preoccupato di pensare alla necessità di maggiori spese militari per dare ma– gari all'Italia migliori " condizioni di vita e di sviluppo ,,. A questo pensavano già abbastanza i gruppi predominanti, i Governi; il Partito so– cialista additava altre vie, altre spese, per la vita e lo sviluppo nazionale. Ora però il problem·a assume un aspetto stra– ordinario di attualità - indubbiamente. llfa, se a questo dobbiamo una risoluzione, fissiamolo bene preciso, e non veniamo fuori con le ipotesi della guerra di· difesa o di una minacciata inva– sione straniera: coteste ipotesi non affacciammo allora in t~mpo di pace, in linea generale - non hanno maggior ragione di essere affacciate oggi che ci troviamo di fronte ad un'altra e ben chiara pratica situazione; a meno che non vogliamo in– torbidare le acque. * ** La questione è: se l'Italia debba tra un mese partire in guérra contro l'Austria, o non. Dirò anzi meglio; la questione è: se il Pai•tifo socialista debba sollecitare questo intervento o opporglisi. Perchè, proprio io, non mi sento di rallegrarmi troppo, che " altre forze abbiano sorretta la neu– tralità ,, fino ad oggi· anche senza di noi. Una neutralità che continui così, per quelle altre forze all'infuori della pressione proletaria, non dà nes– suna garanzia, non rappresenta alcun progresso di azione e di influenz!l, della classe lavoratrice; e domani, in altre circostanze, saremmo in balia di quelle stesse forze, che volessero invece la guerra. Così come la moralità di un uomo non è mag– giore per il fatto che, essendo piccolo, non osi picchiare un più grande, o altre circostanze ma– teriali glie lo impediscano. A me, uomo di parte e posi ti vista, interessa non tanto la neutralità o l'intervento da un punto di vista generale e astratto, come può avvenire a un pacifista sentimentale - quanto la neutra-

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