Critica Sociale - Anno XXV - n. 3 - 1-15 febbraio 1915

44 CRITICA SOCIALE mi altri due scrittori fanno a gara a chi sia pitt as– soluto e vero e deciso neutralista; ma l'uno, il ~a~ teotti non ripudierebbe, contro il Governo che mt1- mass~ la guerra, troverebbe anzi cli pe~fetto st~ogusto, e utilissimo all'avvenire dell'Internaz1onale, 11 gesto della ribellione .... a patto - meno male! - c~e esso ,sia reputato possibile dalla Direzione del _Pa~·t1to, che è l'orcrano competente a siffatte valutaz1om - e la t 1 uale,"'aggiungiamo subito, vi _s'è.già pronunciE_ttaco~– traria nell'ordine del giorno eh Ftrenze, per clu voglm e sappia leggerlo con ragionevole a_cume. _ . . . I hwv. Zilocchi ha intitolato: Equivoco cle1·relal1v1sl1. :Noi avremmo potuto modificare così: Equivoci cli 1111 assolutista, e il titolo calzava lo stesso. . . Un assolutista, infatti, che nega l'horve1smo, che n: conosce Je patrie che distingue guerre cli offesa e d1 difesa che trove/ebbe " beota,, l'assenza o l'apatia deJ– l'Itali~ nel conflitto che le arde d'intorno, e diverrebbt interventista sol che si dimostrasse l'utilità dell'inter– vento è un assolutista col quale ci si potrebbe facil– ment~ intendere .... per quanto egli giustifichi il quali– ticativo, onde ama impiumarsi, col va_ntare una mag– rriore diffidenza o prevenzione, o coccrntaggme voluta ~el suo neutralismo, e proclami come cosa PE_tCifica~e "te giteJ'l'e non giovano a nessuno,, - afonsma, a dir vero, che, formulato in questa Italia, eh~ ft~ ".fatta,,, cli recente, da quattro guerre, ha un cur1os1ss1mosa– pore.... Ma l'avv, Zilocchi, che ammette la difesa rlelle con– dizioni di vita e di sviluppo nazionale, ci rimpro– vera di aver aderito a un ordine del giorno che la ammetteva del pari; non ci tien conto, viceversa, di avere parimenti aderito all'ordine del giorno di Fi– renze, che corrisponde " qua.,i perfettamente ,, - come eo-Jiconfessa - ai concetti da I ui svolti. "Forse - morale della favola - è imprudente cercare la precisa gradazione di un pensiero individuale in un ordine del giorno collettivo .che è sempre, e spesso deve essere e rappresentare, una media, una resultante cli necessarie transazioni reciproche. E ciò valga sopra– tutto per l'ordine del giorno di Firenze, che Mar~hioli ci attribuisce di aver "compilato,, - ma non dice o non sospetta quanto dagli altri convenuti fu " sabo– tato ..... Ma tutta questa disputa è terribilmente astratta, generica, evanescente. Se calassimo nel concreto dei fatti? Meno male che, il Longobardi, nello studio che se- - gue, ci richiama per l'appunto su questo saldo ter– reno.... f. t. f PERICOLI DELL'ADRIATICO I socialLsli cd il proletariato d'Italia posseggono, in a-Ho grado, alcune delle qualità che distinguono la gioventù, e, fra queste, l'amore ai pr.incipii as– soluti. iò non è un male, poichè, nelle grandi con– losc slor.iche, la vittoria tocca a quelle tendenze ed a c1uegli interessi che sanno trasformarsi in prin– cip1i generali e chiedere sacrifici ed eroismi come ideai.i disinLe,ressaLi. Ma l'amore dei principii può divenire una qualità pericolosa se non sottoponiamo questi alla continua riprova della realtà, e se ci illudiamo che le idee generali possano non soltanto orientarci nell'azione, ma esimerci dall 'esamina.re i dati di fatto dei problemi specifici. /\bb-iamo d-iscusso fino alla noia, e con ingiustifi– cata e dannosa acredine, dall'una pari.e e dall'altra, di neutralità e di intervento, e discuteremo ancora inrncand~ tulle le ra~ioni di principio e di senti– mento; dimenticando, rnvece, di chiarire a noi stessi i camttc-ri dell'attuale s-ituazione internazionale. Mal– grado alcuni lodernli tentativi individuali, il Par– tilo non sa ancora, e pare non si curi molto di sapere, quali forze e quali avvenimenti maturino alle por-te d'Italia, quali vicini, e probabilmente quali nemici, avremo domani, quali risentimenti ed appe- BibliotecaGino Bianco titi si appunteranno alla lena _ita_liana, e con quali mezzi dovranno essere frontegg1ah. Tutte d-0mancle, che sono un po' più çlel.èrminal-e diella questione generale - guerra, o paco? -, ma che hanno stretto rapporto col_ b~ne_ss9:ro e con la sicurezza cli vita dei lavoratori 1taha111, e devono quindi at~irare 1<;1 ~ostra at1en7:io~e : Ora poi, la m1sSJone s_a111ta:r1a rnv1:ata a Vall~ua, trasformatasi, per necessità d1 cose, _rn occupaz10nc militare, con le gravi conseguenze _eh~ potr,eb~.c avere da un momento all'altro, rende 1~d1spensabilc che il popolo si dia conto almeno di c1ò che possa far l'Italia, e cl.iciò che dobbiamo sperare o temere che facciano gli altri, nel!' Adriatico. I~ vero che il Governo, se pure ha un p-rogramma, ne nasconde gelosa men lo le line~, cd -~ Yero_c~e. i partiti polit:ici ondeggiano t!·a 1, varn. obbietl.I,l'J: Trieste e l'Istria, la Dalmazia, 1 Albama; ma ap– punto l'incertezza rei:icle più,. preoccupa!"lle 1~ sit~a– z.ione, ed è nccessar10, nell rnteresse d1 tult.I, chia- . rirla. I. I) imperialismo austro ... germanico. Due pericoli, ~ella sle~sa natura, m3: in clir~zio~i opposte, minacciano la sICurezza e la libertà d1 svi– luppo, dell'Italia nell'Adriatico e i suoi rapport:i con le terre che ha·nno, in quel mare il loro sbocco na– tuna.le; l'un•o, che si è svolto fuori di noi, _a~zi con– tro di noi, e che potrebbe anche esser v1~111? alla . sua fine, l'imperialismo austriaco; l'altro, rncligeno, appena nato, e a cui bisogna impedire dj crescere, l'1mperiaLismo italiano. . La preoccupazione del pericolo austriaco a no-rd– est a cui la politica italiana ha creduto cosl gof– fa~enle di porre riparo per molti anni con la Tri– plice Alleanza, non è chimerico, come il pericol-0 da parte delle potenze mediterranee, che dovrebbe far– gli da pendant. Le ragioni sono ovvie .. L'Austria è la longa manus del gran blocco leutomco che, a,c– campato, nel centro dell'Europa, persegue - con la organizzazione ferrea e la rrùnaccia, prima, col ferro e col fuoco, oggi - il sog(l-o (e che resti tale!) del d,ominio e dello sfruttamento . dell'Europa tutta, ami di tutto il mondo. Questo blocco, di _popola– zione enormemente superio,re a quella della nostra penisola, preme, con peso crescente, dal nord e dall'est, e trova, nei punti di pressione maggiore, una frontiera aperta, por cui penetrare in Italia, ed un ma·re chiuso, dal quale facilmen~ dominarne tutto un lato. Il pe.ricolo non viene dal fatto che si trattai di uomini in maggioranza di razza germanica, ma cli popoli sottoposti a tali organismi statali, ed educati in tale clisc1plina sociale, che pare renderli, tutti, inetti ad 1 un movimento egualitario o larga– mente democratico, all'interno, il che certo li rende, tutti,· strumenti dev,oti di aggressione e di dominio, all'esterno. Il pericolo sarebbe, quindi, soltanto ac– cresciuto, se l'Austria riuscisse ad annettersi, e ad assimilare al suo congegno statale, a•ltre popolazion~ slave, riprendendo quella marcia verso Salonicco, che i successi della Lega Balcanica contro la Tur– chia sembravano avere a,rrestato senza rimedio. L'Italia si è dimostrata, se- non ancora nell'aziono del suo Governo, certo nelle tendenze quasi unani– mi clell'opiniorie pubblica, cosi avversa agli Imperi centrali, che questi vedrebbero nella sua umiliazione, oltre che un castigo J)<lr la rottura dell'alleanza, una necessi1à politica. A guerra finita, continuando l'Italia a man-tenersi isolata, la spedizione punitiva austro-germanica apparirebbe probabilissima. Se pure questa ci fosse risparmiata, l'Italia sa– rebbe cosi assolutamente in balla dei due Imperi, che dovrebbe seguirne non solo la politica estera, I I I j ·I I , ◄ ' '.J

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