Critica Sociale - Anno XXV - n. 1 - 1-15 gennaio 1915

RÌTICA SÒCIÀLB VERSO UNAMIGLIORE EUROPA Abbiamo visto, nei nostri precedenti articol_i (1), cl,e l'imperialismo germanico_ ha le_ sue ongm1 nel particolare sviluppo stonco e 1st1tuzionale della Prussia, come pure che l'impenalis mo bn– tannico ha le sue origini nel particola.re sviluppo storico e istituzionale britann ico. Abbia mo visto che il primo non ha alcuna giustificazione deino– <>Tafica ed economica. e alle considerazioni gia al– legate circa l'emigrazione, la densità della, popo– lazione e la colonizzazione tedesca, nonche circa i commerci tedeschi, potremmo aggiungerne altre iu base alle ampie statistiche sul commerc10 e sul movimento finanziario inglese addotte nel 1911 nel nostro articolo sull' "Illusione imperialistica,, pub– blicato in queste stesse colonne. Ci limiteremo a tre sole considerazioni intese a togliere ogni dub– bio circa l'infondatezza dell'opinione che, d'altro lato, l'Inghilterra possa aver voluto questa guerra per catturare il commercio teclesco. ,\nzitutto.nessuna cattura riel commercio tedesco con paesi t1·ansoceanici può compensare l'Inghil– terra della perdita del mercato e del cliente te– desco, il maggiore dopo l'India; in secondo luogo, è a.ssnnlo pensare che essa possa catturare tutto tale commercio transoceanico, sia perché esiste anche la concorrenza americana, sia, sopratutto, perchè, ad es. nel 1912 e nel 1913, aJ1ni di mas– simo slancio commerciale inglese, l'Inghilterra dovette rifiutare molti ordini non avendo uè can– tieri nè operai qualificati a sufficienza. In terzo luoo-o, l'idea che l'Inghilterra abbia sofferto dalla con~orrenza tedesca è semplicemente smentita dalle succitate statistiche che dimostrano come n gli ultimi tredici anni il suo commercio totale sia aumentato di oltre il 60 ¼ e, in proporzione alla p opolazione, assai più del tedesco, come ri– sul.ta da statistiche del!' l!:i:onomist, che per altro non a bbiamo ora sotto mano. Le ra(lici aùunque dell'imperialismo tedesco e dell'attuale conflitto vanno cercate non nella i·ealtà economica, ma nell'iclea. che cli questa realtà si fa il popolo tedesco, catechizzato e ipnotizzato da una fortissima aristocrazia fondiaria, che, a differenza o in maggior Jllisura di altre aristocrazie fondiarie, è anzitutto una élite militare: tale idea è lo spi– rito di questa élite imposto a tutta la nazione e da essa accolto, assorbito attraverso la scuola, l'esercito, la chiesa, l'università, la stampa, tutte controllate da tale élite. Ogni paese ha la sua elite e da essa riceve la sua impronta, e la sua storia è il succedersi delle impronte successivamente ricevute e irradiate dalle ètites che in esso si sono succedute. Si può perfino dire che una nazione è l'insieme psicologicamente organico e storicamente continuo di individui e di generazioni, viventi su di una clata area, in nate condizioni fisiche, che si sono vittoriosamente affermati contro gli ostacoli alla vita iu date con– dizioni - ostacoli naturali e ostacoli umani -– mercé la capitauanza di uno o più individui o ceppi geniali, che rappresentano una variazione utile della razza, e la cui mentalità. i cui carat– teri, il cui _spiri_tosi diffonrlono, per· un naturale proces so m imetico. a quanti si strino-ono intorno a loro e.ne ricevo~10 protezione in ;ambio di fe– deltà. E' n ella evoln;;:ione delle eliles d'un paese, ad e ., m quella da elites militari in elites indu- (l) Ut cdsi. etll'opea 11elle sue cause 1wofo11dt., 1, Il, III e iv; a pagg. 829 1 84fl, S61 e srn della CrWm Soclale dello scorso anno. (N. d. R.). ( 1no [3 a co striali, che è da cercarsi il segreto della sua sto– ria delle sue relazioni e della sua influenza su e co~ altri paesi· ed è nella circostanza che questa evoluzione no~ procede di paù passo in tutti i paesi e che le mentalità collettive, gli spiriti e i caratteri nazionali irradianti da eliles in differenti fasi di evoluzione possono non arrivare ad inten– dersi e trovarsi in attrito, che va cercata la causa fondamentale delle guerre in genere e della colos– sale guerra attuale in ispecie. Ogni nazione è un -sistema di organismi pen– santi, tra loro gerarchicamente subordinati e coor– dinati intorno e sotto a coloro che rappresentano o assommano le tradizioni, cioè l'esperienza cumu– lativa del gruppo in cui tutti i suoi membri hanno fiducia più che in ogni elite o tradizione estranea: O<Yni nazione è una mentalità, un modo di sentire 1~ vita che, naturalmente, non può capire le altre se noh nella misura in cui i vari processi sto– rici sono simili e le fasi ultime raggiunte sono prossime. La geografia e la storia, insomma, coo– perano a che i nes i di fiducia e le aree di mutua comprensione e coesione tra gli uomini non siano uniformi; vi sono quindi centri cli maggiore e minore coesione, aree più o meno estese su cui clomina uno stesso spirito, fnochi di esperienza più o meno intensa e ricca; gli Stati nazionali sono fin qui le aree più estese, dominate da una unica mentalità comune a tutte le loro unità umane costitutive, nelle quali il massimo cli fe– deltà dei più verso l'aristocrazia naturale o elite dirigente corrisponde col massimo di protezione e di benessere reso po sibile dal genio di orga– nizzazione delle elites, operante sopra il resto della popolazione e in coordinazione con le atti– tudini naturali di questa. E' questa una circostanza troppo dimenticata sia dai sociologi e uomini politici aderenti alle dottrine dell'economia classica, sia dai teorici so– cialisti, che non vedouu nelle nazioni se non un aggregato o un conglomerato cli classi e cli .inte– ressi eterogenei erl antagonisti. Gli uni come gli altri teoricamente ammettono, ma in pratica con– tinuamente operano come se non sapessero, che i diritti e gli interessi individuali e di classe sono differenziazioni e perfino antitesi sviluppatesi nel seno cli quel tutto organico storico, che è la na– zione, di quell'indistinto che persiste sotto le loro distinzioni, e che, in certi momen'.i critici, alla vigilia d'una guerra o durante il suo corso, si riafferma prendendo il sopravvento sulle antitesi di classe entro ad ogni singolo Stato e sulle ar– monie d'interessi tra individui e classi di Stati differenti. Gli uni e gli altri non si rendono un esatto conto del fenomeno delle relazioni inter– nazionali di cui parlano ad ogni momento. Ep– pure, senza una maggior penetrazione di questi fenomeni e della natura del fatto nazione, tutti i loro sforzi verso la creazione d'una migliore Enropa sono destinati a fallire. Lo sviluppo storico da società militari ad indu– striali, pur procedendo con diversa lentezza in vari paesi, tende a creare entro ciascuno di essi, o me– glio entro il suo organismo storico, differenziazioni di obblighi e di diritti, di occupazioni, ecc., in– dividualizzazioni d'ogni genere, che assomigliano alle differenziazioni e individualizzazioni che av– vengono in ogni altro, e ciò rende possibile che individui _e classi di paesi diversi, in analoghe fasi di evoluzione, possano scambiarsi idee e servigi. Ma appunto perchè tali differenziazioni e indivi– dualizzazioni avvengono entro a una comune compagine storica, che non è la stessa in cui avvengono altri processi similari, questi processi ritengono sempre l'impronta del tutto cui appar-

RkJQdWJsaXNoZXIy