Critica Sociale - XXIV - n. 24 - 16-31 dicembre 1914

CRI1'ICASOGtALÈ 379 per poco nello spiegare un cosi completo frain– tendimendo del carattere ~ della storia inglese: "Nonostante l'abbondanza di meriti e di grandi qualità, di cui la nazione tedesca è dotata, il genio politico le è stato negato. Noi non ·siamo un po- ' polo politico; ci manca ·l'arte di procedere d1tlla intuizione all' avplicazione pratica, con sicuro istinto creatore; ci manca spesso il discernimento i~olitico, che coglie di volo la portata pratica delle conoscenze acquisite,,. "Noi tedeschi, da un lato siamo un popolo sentimentale, tenero di cU'ore e fin troppo prono a seguire gU impulsi del nostro cuore a dispetto del nostro migliore intendimento. Ma, d'altro lato, la nostra passione per la logica rliviene un vero fanatismo e, dovunque per qualche cosa siamo riusciti a trovare. una formula o un sistema, noi insistiamo con ostinata perseveranza a comprimere le realità nel sistema ,,. In questo momento il sentimentale e tenero popolo tedesco è schiavo fanatico delle formule di Bismarck, di Nietzche, di 'rreitschke, di Bernhardi e ne sono esponenti Louvain e Reims. Ora, anche gli In– glesi fanno ed hanno teorie, ma le usano solo come strumenti <'lilavoro; essi non dimenticano mai che la realtà è più ricca d'ogni teoria. e che le teorie devono adeguarsi ai fatti e non questi adattarsi a quelle; vi è in essi, nelle loro abitu– dini, nelle loro istituzioni, meno dott1•ina, meno teoria, ma più esperienza . . Qual meravjglia pertanto se i professori tedeschi e specialmente il sordo e da ultimo quasi cieco von Treitschke, e il popolo tedesco tutto quanto, privi come sono di pratica esperienza politica, siano falliti nel tentativo d'interpretare il carat– tere e la storia d'una nazione, la cui composizione etnica e il cui sviluppo sono così profondamente diversi dal tedesco? Se essi vi fossero riusciti, essi si sarebbero accorti che l'Inghilterra e il suo Impero sono da un pezzo passati attraverso le loro stesse illusioni e ne hanno pagato il prezzo: vi fu un primo imperialismo francese, quando i re normanni regnavano su tre quarti della Francia e quell'Impero fu perduto, e la storia del suo sfa sciarsi è ad un tempo la storia del costituirsi, attorno ai re di Francia, della coscienza nazionale francese, e dell'affermarsi del controllo parlamen– tare inglese sulle tendenze assolutistiche dei re inglesi; da questo primo ciclo della sua carriera imperiale, l'Inghilterra apprese la lezione della incoercibilità della coscienza nazionale d'un altro popolo. Il secondo ciclo s'iniziò, quasi per neces i:;ità difensiva, contro la Spagna e la Francia, con la colonizzazione transatlantica ed in1Hana, colo– nizzazione agricola la prima; commerciltle la se conda, private entrambe; e con la secessione delle colonie puritane del 1777 e la guerra ame– ricana d'indipendenza l'Inghilterra apprese la seconda lezione: che le colonie sono nazioni in embrione e vanno rispettate come tali, cioè come eguali. Nel secolo decimonono si è avuto un terzo ciclo di espansione imperiale pienamente riuscito. Col conferimento dell'autonomia alle colonie au– tonome, anche acquistate con la forza, e con le riforme in India e nell'Egitto, infine con l' Home Rule all'Irlanda, l'Inghilterra ha mostrato d'essere convinta che quelle due lezioni sono d'un valore permanente. I professori tedeschi e il popolo tedesco non ne hanno capito nulla. Per questo il loro si~te~a politico ha nome Zahern in pace e Louvam m guerra; per questo il loro sistema coloniale è il più colossale aborto storico d'ogni tempo e paesei e, in quanto essi dalle loro cattedre ne f1:11·ono gli apostoli, ben potrà dirsi che, se i :m,aes_tnelemen; ,tari resero possibile l'Impero Tedesco, 1 professori lo rovinarono. Non solo; se essi fossero rinsciti a comprendere lo sviluppo storico inglese, essi. comprenderebbero perchè, nel mentre la Germania non ba una sola nazione che abbia per essa un palpito di simpatia. nel mentre la Germania è temuta e non amata, le simpatie di tutti i popoli e rli tutti gli spiriti liberi, da tutti i continenti, ila tutti i mari, vanno fervide e spontanee alle due nazioni, l'Inghilterra e la Francia, che mar– ciano all'avanguardia della civiltà europea nelle loro istituzioni, nel loro spirito giuridico,· nelle loro letterature, nei loro sforzi per la difesa delle nazioni più deboli e per la ricostruzione sociale. Ed .essi comprenderebbero altresi che il mondo che parla la lingua di Shakespeare e s'ispira al– l'idealismo di Milton - questo mondo che solo un accidente storico scisse in due Stati autonomi - è in se stesso, con la molteplicità de' suoi re– gimi, delle sue razze, de' suoi credi, de' suoi ginri, delle sue economie, la confutazione vi,ente della teoria ad essi cara, secondo la quale a popoli così eterogenei sarebbe impossibile vivere accanto gli uni agli altri senza mutua aggressione, ed è la vivente garanzia d'una migliore Europa, tenuta a:3sieme non da finzioni diplomatiche riassumen– tisi nello spirito del motto Homo h01nini ltipus, ma da mutui impegni che ci rendano meno lon– tani dal consorzio delle nazioni auspicato da Alberico Gentile e da Grozio, da Kant e da Maz– zini e avente :3ua espressione nel motto Homo //omini deus. • Ma questo ci porta all'arduo tema del dovere dei non combattenti durante la guerra e rlella nuova storia, che questa ci prepara. ANGELO CRESPI. BIBLIOGRAFIA. J. A. CRA~B: Ge,·ma11y auct E11gla11d. London, Mur1·ay, JOH. F. YON BEHNHARDI: Germauv aud. the 11t:.Ct war. London, Arnold, 1914. - The wa,· o( to-clay. 1910. TREITSCEIK~: l'outllc. 1sno, due volumi. SEELEY: The Exp,111slo,i "' K11g1aud. - Brlllsh fonig11 policy. LORD CROMER: ÀIICLP.nt (md .ltocten, ]mpertatJ.qm, Nel pi·ossimo Numei·o, a concliisione di questo studio: Ycrso una migliore Euro1m ! LESTATISTICHE D LLA GUERRA Oltre il computo doloroso e pauroso dei soldati morti, feriti, prigionieri o dispersi; la enumerazion<' delle ferite e la percentuale degli esili loro secondo le cause; il calcolo dei colpi sparali e del loro costo; vi sono altre statistiche, le quali, sul terreno econo– mico, presentano cifre terrificanti circa i danni con– seg-ueilltialla confiagrazione internazionale, a rime– diare ai quali non basterà il lavoro assiduo e intenso di una ·generazione. . . . . . . Spigoliamo dalle R1VIsLe cifre e f.a.tll,a ed1fica~1on? dei glorificatori della guerra come fattore d1 c1v1lla e di progresso. I popoli coinvolti. Certo non vide mai il sole - il quale ne ha pur viste di cose più brulle che belle - l'.1follia_guerN:– sca colpire un così enorme numero d1 esser, umani, neppure quando, sollo il dominio di Roma, il tempio di Giano non si.ava mai chiuso. Le popolazioni dei due grupp\ belliger_a~li.riuni,li: 321 milioni da una parte (Alleati), 116 mtl_1~01 _da~! ~1- lra (Imperi centrali), rappresentano 437 m11toi:11 d !n– dividui cioè più di un quarto della popolazione m– tera d~I globo. Aggiungendo al_lri 417. milioni _d_ell~ Colonie che mandano soldati agh Alloot1,e 51 mt11001

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