Critica Sociale - Anno XXIV - n. 13 - 1-15 luglio 1914

.CRITICA SOCIALE 203 I stata, si può dire, la storia degli intellettuali socia– listi, cominciò ad essere la storia della classe operaia stessa. Bisogna anche dire che, mentre, da un lato, il puro movimento economico s'era alcuni lustri prima effettuato spesso all'infuori di ogni vincolo coi gruppi socialisti cospiratori, dall'altro la nuova congiuntura storica promuoveva o nqn ostacolava gli esperimenti di massa, .allargando cosi il campo de.Jla lotta aperta e cosciente. La diffusa atmosfera rivoluzionaria, l'im– possibi'lità per il Governo di togliere d'un col-po ciò che s'era conquistato, l'esistenZ-il delle due prime Dume, i discorsi pronunciati dalla tribuna parlamen– •tare dai depÙtati socialisti e conosciuti in tutti i principali centri dell'Impero, tutto ciò favoriva la tendenza c ui sopra ab biamo alluso e mutava le basi stesse della propag.an< la. Mentr~ prima la letteratura sovversiva varcava le frontiere con mille sotterfugi da contrabbandieri, e libri come La Donna di Bebel e il Programma di Er/urt circolavano come «rarità» straordinarie passando per mille mani e non mai in quantità soddisfacente, in seguito il torrente di que– sta letteratura proibita s'era di molto ingrossato e si spand-eva abbastanza liberamente, almeno nel 1905 e 1906. · · La propagan<la stessa perdeva molto del suo carat– tere astratto, avulso dalla vita ·quotidiana; si arric– chiva e integrava colla critica degli ordinamenti at– tuali; quale,· bene o male, veniva fatta nell'arena par– lamentare. Le forze sociali contrastanti assumevano tratti più spiccati, e il proletariato poteva meglio di priqi,a oss,ervare i suoi nemici e distinguerli dai suoi possibili alleati. Il centro di gravitazione 'politica si spostava dalle ristrette e insufficienti organizzazioni d-el vecchio part_ito al pii! vasto terreno della lotta legale. Un e-vid,ente spostamento si avverava; ma l,e ragioni dell'antagonismo restavano immutate e non si trasformavano, in tentativi di riconciliazione cogli ordinamenti esistenti. Anzi, le nuove condizioni met– tev·ano in luce più viva i contrasti di classe tra il pro– letari-ato e l'oligarchia czaristica e capifalistica domi– nante. *** Quale atteggiamento assunsero i socialisti e varii gruppi del partito socialdemocratico di fronte a que– sta nuova situazione? Purtroppo anche in Russia avvennè quel che acc-ad– de in molti altri paesi d'Europa: una parte dei so– cialisti rimase attaclcata alla tradizione e alla vecchia coQ.oezione, e q\lesli furono i cosidetti bolscevikì, ciqè coloro che nel Congresso del 1903 rappresenta– rono la maggioranza; un'altra parte, e precis-amente i menscevikì (1), comp1-esero la trasformazione che si era effettuata e che, se bisognava sempre stare in contatto colle masse operaie, la fase primitiva era ormai superata e occorreva adattare l'azione politica alle nuove condizioni. I diss·idii e i contrasti tra queste due frazioni, spun– tate per la prima volta nel 1903, somigliano molto ai dissidii tra riformisti e rivoluzionari, transigenti e intrasin~nli, socialisti e anarchici, che lr~n·agli.ano ·resistenza di quasi tutti i movimenti socialisti del mondo. I menscevikl (tra i quali sono molli tra i più an– tichi e fedeli socialisti come G. Plekhanoff, che per (I) Qùeate due parole, llo'8ewlkl e· lilt11sen>l.ti,corrisponderebbero •ll'lqro910 a Òlbohe noi lndlohlamÒoon HOaasim«lisll_ e """''"'011su: ioteca-GinoBfanco nulla hanno mitigato le loro i<lealilà rivoluzionarie) -pei primi s'accorsero della sproporzione fra l'orga– nizzazione del partito e i problemi grandiosi che stavano dinnanzi al proletariato russo; pei primi sen– tirono la necessità di allargare la lotta e di parteci– pare alle elezioni sostenendo proprii candidali con programma di classe; pei primi capirono l'impor– tanza delle organizzazioni professionali operaie e la necessità di tenere queste organizzazioni all'infuori di::Ha tute-la di qualsiasi partito; pei primi capirono, insomma, che occorreva un mutamento di tattica e conquistare, sopratutto, quella libertà di coalizione, senza la quale la classe operaia non può vivere ed emanciparsi, e l'uso d-ella quale ha f.atto grandi i par– titi socialisti delle altre nazioni. I bolsceviki, invece, rappresentarono sempre, e rappresentano ancora oggi, la corrente attaccata alla tradizione. Essi dapprima si fecero propugnatori ad oltranza del carattere cospiratorio e, per conseguen– za, antioperaio, del partito; poi, pure essendo co- . s:lretti a far.e' qualche concessione alla vita, combat– terono aspramente il PlekhanofT e gli altri mensceviki per la loro propaganda a favore delle campagne elet– torali, asserendo che oon esse si uccideva nelle masse lo spirito rivoluzionario e si comunicavano agli ope– rai le illusioni costituzionali; indi cercarono di to– gliere qualsiasi valore al movimento economico del proletariato, che per essi era « poco rivoluziona.rio»; infine, accusarono i menscevikl di legàlismo p,erchè costoro volevano e vogliono conquisf,/lre con ogni mezzo la libertà di organizzazione e imprimere un'im– pronta legale alla lotta. Neppure rifuggirono dalle stolte accuse di tradimento, e chiamarono col nome di liquidatori del partito coloro che volevano farne un organismo vivo e .adeguato alle nuove battaglie. Come se un necessario cambiamento di tattica impli– casse il rinnegamento delle proprie convinzioni; come se la bontà del nuovo metodo non fosse indiretta– mente riconosciuta dal Governo dello zar, che a tutti i. costi cerca· di impedire questa conquista della le- galità! . Il bello si è che, nonostante la proclamata intran– sigenza e le inclinazioni anarchiche, anche i bolsce– vikì furono costretti (sebbene con µn po' di ritardo!) a deflettere dal loro rigido atteggiamento e a seguire in qualche modo l'andazzo dei tempi. Anch'essi do– vettero commettere peccali abbastanza gravi e per– dere !,a loro verginità dottrinale! Gli avvenimenti in– calzavano e le masse non potevano interrompere la lolla quotidiana per aspettare I.a giornata della « gran– de rivincita». Cosi anche i bolscevikì dovettero partecipare alle elezioni, non senza gettare i loro sguardi pieni di tristezza sul p-aradiso anarchico dell'astensione, e non senza chiamare ironicamente l'attività legislativa, ri– conosciuta utile e necessaria da tutta la socialdemo– crazia internazionale, una « petizione di Iagrime e preghiere»! Così-dovettero implicitamente ammettere, sebbene a denti stretti, l'utilità delle assicurazioni operaie votate dalla terza Dum.a, che, secondo i loro principii, avrebbero dovuto boicottare. E, dopo avere combattuto il legalismo in teoria, anch'essi crearono, come poterono, la stampa nei Ii.mili délla legalità. Insomma, nonostante gli scongiuri e le querimonie verbali, nonostante i rimpianti per il passalo, anche costoro furono e sono obbligati ad ascoltare la voce dei tempi, e, per non perdere del tutto i contatti col movimento ·opè'raio, dovettero abbandonarsi al vor;_

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