Critica Sociale - Anno XXIV - n.3 - 1-15 febbraio 1914

36 CRITICA SOCIALE di classe. Ond'essi van gelosi del metodo di colo:– nizzazione e s'invigilano, coi diretti poteri dfllla di– plomazia ~ della stampa, affine:hè -le nazi?ni_ colo– nizzatrici non cadano m eccessi troppo od10s1,.g;et– tamio delle bie0he ombre sul quadro della politica coloniale. Il discredito che seguirebbe renderebbe, per la impopolarità sollevata, più dif~cil~ ai Go– verni di favorire le loro clientele coi tripotages coloniali e di disarmare le classi soggette. Oltre 'dunque l'urgenza della questio~e i~ . sè stessa rao-ioni di politica estera come d1 politica intern'a, spingono ormai il Governo' italiano a. pro– porsi il problema e ad avvisarne la graduale e com– plessa soluzione. I. 2. - La tesi abusata: "La Libia è una re– o-ione iucolonizzabile ,, è mal posta. Ogni regione del ofobo la più impervia e refrattaria alla circo– laziine d~lla vita, verrà redenta dalla futura co– lonizzazione economica degli uomini. Per la colo– nizzazione immediata della Cirenaica concludono in maniera affermativa, il Fischer, l'Hildebrandt e molti degli esploratori di cui è dato l'elenco da que– st'ultimo scrittore (1); e per la colonizzabilità im– mediata di vaste regioni della Libia in generale, contro il pessi.mismo di Camperio, che ne ha scritto per incarico della Società Esploratri_ce milanese, del Ghisleri ( 2 ), e d-i altri, si sono pronunciati il Grothe, il Wagner, il Behm, il Rohlfs, e, con qual• che restrizione, Vinassa de Regny, gli on. Patrizi e Di Cesarò, e - in .complesso - l'on. Franchetti, direttore della missione promossa dalla Società Ita– liana per lo studio della Libia. La tesi è un'altra. Conviene all'Italia, conside-– rata come un grande gruppo collettivo, astrazion fatta dalle classi che la compongono, data l'entità del suo fondo di capitali e la loro redditività com– parativam,ente a quella di altri ·paesi, accingersi con mezzi propri, e quindi dist?·atti da altri impieghi attuali, al colonizzamento di Libia? In qnestO' problema entra anche la valutazione· della intensità degli ostacoli che le particolari con– dizioni telluriche, agronomiche, idrologiche, ecc., della Libia oppongono ad un razionale piano dico– lon izzazione. E' un problema di contingenza storica ( 3 ). La Francia, per esempio, potè avere convenienza come è opinione del Voltaire, dalla perdita del .Canadà, della Luigiana e di San Domingo, che fra mani di altri colonizzatori, divennero più tardi paesi opimi e largamente redditivi. Perchè il cuore dei capi– talisti francesi avesse diritto d i sanguinare , come enfaticamente scrisse il Beaulieu, pertques.te perditE1, si (lovrebbe dare la prova che i capitali c he la co– lonizzazione ufficiale di quelle regioni avrebbe dre– nato dal mercato francese, non trovarono pit'r frut– tiferi investimenti - nella evoluzione economica <li questa laboriosa nazione. Non si tratta per l'Italia di contestare la 'colo– nizzabilità dei paesi or conquistati, ma di osservare nello stato presente dell'economia paesana, se que– sta colonizzazione debba essere assunta e protetta dallo Stato. ~- - La Libia antica, che Erodoto descrive nelle sue Istoi•ie " ricettacolo di fiere, paese asse- ( 1) IIILDEURA~DT (trad. Tomel): La Clrtllalcct, 1912, pag. 211. ('.!) GtlISLERt: T,·i,poli.tan,a e Ct1·enatca, 1912 1 pag. 16!>. Questo scrit~ tore, che giustamente afferma che 11g_eografo non deve avere eufe– mismi, nel suo noto Atlante d' ~ffrLca, assegna alla. Libia li carattere <11 paese ancora prevalentemente 1nèsplorato e av,·otto dal mistero. (") Ancora troppo assoluta, sebbene già contenga qualche ,·est,·t– -:ztoue circa la. qualità del paese colonizzatore, è la notn. proposizione d_lS. )liii: "La fondazione delle_colonie è Il migliore affure nel quale si possano Impegnare 1 capttau d'un paese rlc<'oe vecohto ,,. L'ltalla snrebt1e dunque esclusa ctalln rubrica m1111annctel paesi colonlz,ntorl. BibliotecaGino Bianco tato e orribilmente deserto " (1), ove non trovasi altro che sabbia, divenne dappoi fiorente colonia romana. Dopo l'invasione degli Arabi, sovrappo– stisi agli originari Berberi, compiuto il ciclo asetm– dente- della loro civiltà - la Cirenaica e la Tri– politania ebbero una forte oscillazione regressiva e secolare del loro movimento economico. Ma un paese vecchio, decaduto, può anche risorgere se gli abitatori vengono ripresi dalle correnti della civiltà circos·tante, e se lo sprone d'una civiltà collaterale viene a romperne l'accidia.· Non v'ha dubbio che fra parecchi secoli tutte le regioni nord-africane del Mediterraneo entre– ranno nel circolo della civiltà mondhtle. Non possiamo perciò - senza dar prova di su– perficialismo - sorrìdere dei sostenitori della co– lonizzazione di Libia e considerarli come allegri inseguitori di farfalle. Ma dobbiamo essere ben cauti nel giudicare il valore e la portata di que– ste discussioni che - è inutile dissimularlo - l'oc– cupazione militare ha rese fervide e· calorose, po– nendo la questione coloniale nel primo piano di tutta la presente politica italiana. 4. - Di fronte all'occupazione compiuta, nasce ora il problema se lo Stato debba assumere la re– sponsabilità e l'iniziativa della colonizzazione delle nuove annessioni (colonizzazione ufficiale sistema– tica) oppure debba lasciare alle private inizia– tive l'ufll.cio di svolgersi su:l terreno delle otdi– narie leggi economiche, per iniziare e promuovere l'ordinamento coloniale delle nuove dipendenze ita– liane, limitando il suo còmpito alla sola funzione di sicurezza generale. Le poche osservazioni gene– riche che seguono, sono già sufficientemente apo• dittiche per escludere la colonizzazione sistema• tica ufficiale - come fonte di gravi· danni al paese. 5. - Le questioni riflettenti l'arte coloniale sono delle sintesi pratiche, alle qua,li concorrono le cognizioni di sociologia, di anfropo-geografia, di economia, di politica, di diritto e di morale. L'economia ha il principale posto nelle questioni riguardanti l'appropriazione degli elementi pro– auttori: ordinamento fondiario, appropriazione e distribuzione delle terre, organizzazione delle im– prese. Il diritto e la scienza dell'amministrazione dànno i precetti riflettenti il regime dell'amministrazione locale, dei rapporti fra metropoli e colonie.,· della tutela amministrativa, ere. La politica ha la preponderanza nelle questioni riguardanti il bilancio coloniale, il concorso alle spese c,omuni, il ·trattamento çlegli iri.digeni. Un rapido profilo di queste questioni nei loro aspetto generale, può rendere un'idea comi:ilessiva del vasto ·e intricato programma che incomberebbe or~ al Governo se il suo enunciato proponimento di far seguire all'occupazione un piano di coloniz• zazione sistematica ufficiale non fo~se contrastato da ù.n programma che io direi liberistico, di colo– nizzazione liberà, spontanea, evolutiva. II. 6. - La discussione attorno ai problemi del– l'organizzazione coloniale delle due nuove dipen– denze ba caratpere ipotetico (2). Ogni radicale ri– soluzione presuppone che i cannoni abbian portato ( 1 ) La fauna d'oggi è Invece scarsa di ·animali tanto domestici elle feroci (Reclus, Ghtslerl, Hllclebrandl, Wagner). (2) La Clrennlc1< e Ja Trlpollt1>nla, divise dalla regione slrllca, presentano differenze etniche, geologiche, ecc., tanto profonde da autorizzare un loro autonomo e separato ordinamento polltlco-am– mlnlslratirn. Perciò si deYe'pnrlnre di due nuo,·e- colonie da orga– nizzare.

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