Critica Sociale - XXIII - n. 18 - 16-30 settembre 1913

276 CRITICA SOCIALE pensiero, lo spmlo, la vitalità socialista, nell'am– pio, superiore, indefinito senso della parola, au– gusta come il noslro sogno, è' albero sempre verde, che vigoreggia e dà al movimento operaio i suoi succhi, le sue ombre, i suoi frutti, e il canto de' suoi nidi; è l'anima, è la poesia del movimento; quanlo dire ch'è il vero, perchè, in ogni giorno che passa, rappresenta la verità di domani. * ** LA PARTECIPAZIONE AL POTERE.Nel marzo 1911, Bonomi fu a un pelo di entrare nel Ministero. Se non vi entrò, non fu perchè gli mancasse il. con– vincimenlo che oggi, tra le vie del divenire socia– lista, vi sia la partecipazione a un Ministero bor– ghese. Nel novembre 1909, nella Giustizia, nell'flvanti!, nel Viandante di T. Monice\li, che aveva aperto un'inchiesta ·su quel tema di attualità, io ammet– tevo che, fra i modi onde s'attuerà via via il So– cialismo, nelle ·sue fasi ultime, vi possa essere la entrata di alcuni suoi uomini in un Governo ancora prevalentemente borghese. Mi diffondevo sopratutto a esaminare il fenomeno, pel quale il popolo - in forza di tradizioni, superstizioni, fobie, ecc. - si ribella assai più all'idea di un socialista mini– stro che conversa col Re, che non a mille altri con– tai.Li, 'transazioni, dedizioni, che, spinte o spante.,. noi dobbiamo concedere ogni giorno all'ambiente che ne circonda. Quanlo alla possibilità immediata o prossima cli un tale evento, io scrivevo: « Non solo, nell'alluale momento, tale partecipa– (< zione non riveste carattere di necessità, ma sa– « rehbe dannosissima - nell'assurda ipotesi d~e po– << tesse avvenire - come tutte le cose artificiali. Non « potrebb'essere che il risullato di giochetti parla– « mentari di corridoio, anzichè l'espressio.ne di una « reale forza di partito, ossia del proletariato orga– « nizzatò. << Perchè ciò possa avvenire senza pericoli per noi, « o con un bilancio di vantaggi che siano maggiori « dei• djrnni, occorre che il proletariato sia forte ed «accorto: sempre· più forte, sempre più accorto! « Oggi esso è'- il fa,i'ciullo sospettoso ed ingenuo, <e sempre pronto a credere che lo ii1gannino, e sem– <c pre pronto a lasciarsi ingannare. Bisogna ch'esso « diventi l'uomo, ,positivo e consapevole·, che si de– « streggia nella vita così da saper accostarsi agli in– « granaggi di· essa, i;enza restarne preso ll. E, in dir ciò, mi sentivo per l'appunlo, riformista e gradualista: fedele alla teoria anticatastrofica, che esiglia il miracolo dalla storia ciel proletariato (non è in ciò la profonda, la fondamentale. carat– teristica, che ci contraddistinse, nascendo, da ogni altro partito?); che concepisce una costruzione del . mondo a,,venire, fatta dal basso in alto, e non vi– ceversa. - i\Ia tu ammetti intanto la partecipazione al potere! Che importa se oggi, o fra trent'anni? Non è questione cli ca,lenclario, ma di metodo! - Per poco non mi dicono, i ·destri, che 30 anni sono nulla ... in confronto della eternità! Che importa? Importa tutto! E deve importare tutto, principalmente per voi! Per voi, ai quali il fine è nulla, e il moto è tutto; ai quali il relativi– smo è legge e norma cli vita, la data ha importanza e prevalenza decisiva sul fatto! Ciò che oggi è utile, può esser pernicioso do– mani. La bontà d'un atto non sj giudica astratta– mente, in sè, ma dal suo valore in rispetto a una situazione, a un momento storico, a un grado cli ·sviluppo e cli maturità dell'ambiente. Tra Bonomi, che riterrebbe opportuno anelare oggi al Governo, e Zibordi, che riterrebbe possi– bile una partecipazione fra parecchie decine d'anni, vi è assai maggiore distan_za che non fra Zibordi e l'intransigente il quale repugna dalla ipotesi sola cli quel <(contatto>>. Perchè la vita féconda dei par– titi, degli eserciti in lotta, deriva assai più da quel che ci unisce nell'azione, che non da quel che ci divide nella dottrina, e viceversa. CoNTRAR11, ENTRA!\IBI,ALLAc(·i,nnA! ·Può darsi. Già, cli favorevoli alla guerra, oggi soprattutto, non v'è più nessuno: neppure i preti. Certo, i10n fu tra i favorevoli Ivanoe Bonomi. Per la massa, che ha bisogno cli' faiti culminanti .intorno a cui concreta– mente formare il suo giudizio, io potrei dire sem– plicemente che, mentre I. Bonomi, fin dai primi mesi della spedizione di Tripoli, pubblicava nel Giornale del Mattino i suoi articoli cli ottimismo politico e finanziario, per calmare gli animi agitati, e assicurare che la guerr.a era un episodio e che il bilancio italiano, come il popolo, non doveva preoc– cuparsene troppo, io scrivevo, con Camillo Pram– polini e Armando Bussì, l'opuscolo ciel Partito so– cialista italiano « Contro la guerra». Gli articoli cli Bonomi non diminuirono di un solo milione la somma ingoiala dalla guerra, nè aumen– tarono d'un punto i valori italiani sulle Borse eu– ropee. Il mio opuscolo non ha impedito la par– tenza d'un solo fantaccino dalle prode d'Italia per le spiaggie di Libia. Ma v'è, in questo divario, che, espresso così, può semhrare un meschino argo– mento acl personam, v'è tutto l'abisso che ci divide - cli sentimento e di azione - nell'intendere lo spirito e la funzione del Socialismo. Questo ha pure - e non sarebbe nato se non l'avesse! - una sua funzione educativa, ideale! La– sciamo stare che i destri si misero giocondamente al livello dei pacifisti, quando si astennero da ogni ·propaganda contro la guerra, proprio. allorché essa era scoppiala. Predicare continuament~ la pace, co- . me i pacifisti, o esser astrattamente avversari della guerra, come i destri, e sopprimere la propria voce e la propria· volontà quando la guerra divampa, somiglia troppo alla stoltezza di chi portasse con– tinuamente l'ombrello aperto in previsione della pioggia, e lo chiudesse quando l'acqua vien giù a catinelle. •' - Ma quell'ombrello non serviva! Ma la gu er.ra si fa lo stesso! - ecco l'argomento flei destri. E v'è in esso tutta la loro psicologia,· che trascende il fatto particolare della guerra, e ne investe tutta la con– cezione e l'azione. Deve l'opera di un partito come il nostro essere ridotta al puro reale possibile immediato? Se la propaganda contro la guerra non si traduce tosto in un effetto concreto, se non impedisce la partenza delle navi cariche d'armati, si deve rinunciarvi per questo? Non v'è, nel nostro còmpito cli socialisti - non di radicali, non cli « realizzatori n, come s'usa dir adesso, ma di socialisti - anche una parte che guarda cli là dal fatto, e mira .all'idea, alle energie morali, all'avvenire? Non è pur nec·essario tenere o risollev:are in onore anche ciò, che non si traduce tangibilmente in realtà, che non si misura in metri, in kili, in voti, in applausi, in successo? Mentre, con la guerra, veniva a galla il fondaccio dell'anima ·umana, e la viltà delle facili stragi com– piute dalle armi « civili» pasceva la bestialità delle folle al teatro e al cinematografo, e il nazionalismo infuriava, portando, sotto la bandiera della patria,

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