Critica Sociale - XXIII - n. 2-3 - 16 gen.-1 feb. 1913

I CHITICA SOCIALE 21 e proletarii, e, se vogliamo, socialisti - ma, perchè interessi materiali immediati, e conseguibili e soddisfa– cibili nell'oggi o nel vicino domani,. troppo frammen– tarii e meschini per potersi ravvisare e raccogliere in essi lo spir 0 ito animatore del sbcialiiimo; pericolosi, perciò, ad indugial,'visi troppo, a farne -lo scopo del– l'azione, di tutta l'azione di un partito che s'intitola dalla rivoluzione sociale. Dai principii si è. calati alle " cose ,, , si è calati un po' troppo. ·Quel che avv·enne, più. tangibilmente, nei ·vecchi partiti borghesi - ridottisi al rinnegamento di tutte le caratteristiche ideologie che li distinguevano un tempo - è avvenuto un po' anche nelle nostre schiere. Bisogna qnindi reagire; fare. un tratto di cam– mino a ritroso; dalle " cose ,, risàlire ai principii. Dal· l'eccessivo " formuliamo ,, dei precursori e dei fi_losofi siamo Pce~i ad una forma di " pragmatismo ,, tempe– rato, e fu bene: il contatto colla madre terra infonde forza e salute. Ma la .terra è coperta di fango, è infe– stat~ da palu;di. Toccarla, rip~sar~jsi, prender.e su l!Ssa e da -essa _lo slancio, è ottima cosa; giacervi, impigrir, vi,i .a lun·go, snerva e smido\ia. Convien mirare più in alto; colti i frutti dall'albero, dis~etatici alla fresca ~(!l'– giva che pullula in fondo alla vaìlata, ripigliare il. sen– tiero. del monte; dal " pragmatismo ,, , che ristora, al- 1' " idealismo ,,, che ritempra: eC°cola via della salnte. E non è - pare almeno, ad ascoltare Zibordi - che questione di sapere e di volere. Forse di voler sapere, t. di saper volere. Comunque, la sua diagnosi nulla ha di de8olante e di apocalittico. In marcia, dunque, ra– gazzi I Non si può fai-lire. *~* Rendere, senza troppi tradimenti, in. sinte~i breve, i1 pensiero di 'rullio Colucci, non è cosa ~ltrettanto piana. Lo scrittore di " Dal vecchio al nuovo soc{alismo ,, , che i fenomeni' è avvezzo a considerare come idee, e a librarsi e a volteggiare fra e su di esse come un Bie– lovucic cleUa logica pura, la " crisi dei partii.i ,, - che nello scritto di Zibordi si poteva, fino a un certo seguo; spiegare, dominare, correggere - acquista quel che di trascendente, di fatale, di inesorabilt>, di inesplicabile anche, che è proprio delle graudi catastrofi della na– tu~a. E lo sfacelo, in sostanza, dei programmi e delle volontà, o almeno della loro rispettiva capacità di coor- . dinarsi a vicenda. È l'impotenza dell'azionec, di un'azione co1Jrdinata a dei princìpii, a delle direttive, a dei frni, che Miimpossessò di noi tutti, che tutti ci confonde e travolge irrosistibi~mente. );'erchè? Come? Fiqp a quando? Colucci non ··ricerca le cause. Più ancora: le nega, La causa è il fatto e nel fatto. La storia non ha cause perchè null·a è fuori o prima di. essa. E1;1sa è. Ed é cosa puerile. isolare e .dissociare i sintomì, e chiamare gli uni effetti e gli _altri cagioni. Ma laddove non son cause, tanto meno saranno rimedii capaci di rimuo– verle, di coneggerne e mutarne gli effetti. ·Cosi la filo– sofia politica di 'rullio Colucci non conòsce teleologie, disdegna i mezzi terapeutici; essa descrive, coor\fina, spiega; non_ ha a_ltre e maggiori ambizioni. Giustjfica anche? Ginstifìca, i<Ì, $eoza dubbio. in quanto spiega: giu- stilìca, ma nel senso più amorale ed agnostico, che si possa att.ribuire a cotesta parola. Colloca le cose al loro posto. Crede almeno di farlo. E, collocato al ~uo posto, è riabilitato il potere personale, è riabilitata la ditta– tura. A riabilitarla son chiamati due fatti, o piuttosto due argomenti: cli'essa 'non è oansa, ma effetto; ch'essa ha per effetto - e, Ai può sperare, benefico - l'allar– gato suffragio; alla genesi del quale la parali•i dei partiti presta concorso. Ecr,o dunque che le cause e gli effetti, la successione necessaria dei fenomeni, rina– scono, una volta tanto e per l'occasione, nel processo ideologico del nostro amico. Ma per un istante fug11ce. Abbandonato il dittatore, lo f!piritÒ esclusi~amente de– scrittivo ripiglia le redini. La svalutazione dei partiti, la loro impotenza ineluttabile, giustifica l'indisciplina, che non è più tale. E sembra che qui l'ipercritica di Tullio Colucci si plachi nel corrusco balenare d'una speranza: la speranza- nell'efficacia dei " valori indivi– duali ,, , liberati, redenti dalla servitù dei partiti.... Ma, ancora, non è che un inganno. Lo scrittore non ne resta prigione. L'.fronia, che lo assilla,· il parado~so incessante, che lo·ins11gne o che egli ·per~egue, già ha sfatato il t~nue miraggio. E° abbiamo ....' la crisi della crisi. I ribelli ai.. vecchi partiti, se si palpano, se si guardano . dentro, sono ancora un partito: peggio, a loro marcio rdispetto, senza addarsene, sono i medesimi vecchi !partiti; con u·n disordine in più; chi era a de~tra si ritrova bale~trato a 1;1inistra, chi· saliva discende, o viceversà. Ma è s~mpre, scambiate le maschere, I-ame– desima scena. La parola dell'enigma? - " Enigma ,, , risponde Co– lucci. E soggiunge: " enigma crudPle ,,. Sopratutto - se fosse veramente così - enigma or– ribilmente noioso. * * * Noi, per esempio, no 'l crediamo. Per noi, la crisi dei • pa.rtiti e del nostro partito .... Ma è bene, l'abbiam detto da principio, che la disputa continui, non turbatA, un altro pezzetto. Se mai, a sciorinare la nostra, verremo più tard-i. No1. Lfl CRISI DEI PRRTITI 'Dai principi alle " cose ". . Il sorgere del movimento operaio in Italia, l'af– facciarsi, nella vita parlamentare e comunale, di pro– grammi d'azione nuovi, han d.eterminato già da vari anni uno spostamento nei partiti politici, han por– talo un criterio nuovo nel valutare e definire le fedi e il posto di uomini e di gruppi. · Ricordo quel che accadde una dozzina d'anni fa nel Mantovano, dove pur c'era una D.emocrazia so– ciale, che aveva tradizioni non ignobili, che, attra– verso Mario Panizza, si riallacciava al grande indi– rizzo garibaldino di riforme delle plebi, di cui era assertore ,e legislatore Agostino Bertani; ricordo quel che acca·dde al sorgere (anzi al risorgere, ma con. spiriti e forme ~uove) del movimento dei con– tadini, al fiorir rapido e straripanlte delle Leghe famose. · · I criteri vecchi venivano sovvértiti e distrutti. Democratico non era più il radicale, il repubbli– cano, il mazziniano, il mangiapreti, il c1.1stodcdi -f ormi.tle vecchie; democratico era chi assumeva un att.eggiamento favorevole o non ostile alle richieste dei lavoratori. Il fallo, il fatto economico, crudo, che metteva alla prova la fe<le per la via della bor– sa: quello era la pietra cli paragone, il magnete politico intorno a cui si polarizzavano i partiti. Marxismo applicato letteralmente, rozzamente: i « diritti dell'uomo », la liber'Là, l'eguaglianza, la fra– tellanza, tratte davanti all'esame di una lotta di clas– se immediata, s.emp1icista, spicciativa.

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