Critica Sociale - Anno XXII - n. 20 - 15 ottobre 1912

3:W CRITICASOCIALE cristiani » •e cercassero di associare la propaganda coo– perativ,a a quella della morale cristi,an.a. Il mutameJ}to apparente del movimento operaio in– glese dopo ,a disfatta del « Chartismo » intorno al 1850, non rappresenta p,erciò, secondo Pumpiansky, che un passo nella maircia in avanti del vittorioso mo– vimento soci-alista-cooperativo, nato dal 1820 al 1830 •e • il cui spirito dominerà anche in seguito, malgrado il mutar d,eHe forme,. il movimento operaio inglese. Il socialismo .cooperativo vide il ,problema sociale nella cri,si del piccolo pr,oduttore, cui propose la coopera– zione come .mezzo di emancipazione dai mali del ca– pilalismo. Al proletariato, -esso pose innanzi, come id,ea,Ie, una trasformazione del capitalismo mercè co– struzioni utopistiche, più o meno artificialmente in– formate a,lla praxis ,cooperativa, a una praxis, cioè, modellata sugli interessi e sulla psicologia dell'arti– gianato, che aspirava alla autonomia ·economica. E ciò spiega come il movimento degli operai di fabbric1 abbia anch'esso sacrificato a quell'ideale le sue forme specifiche di organizzazione e di tattica, 'io sviluppo di una propria ideologia e quello spirito di cl.asse, · che ne aveva animato i primi passi. f. p. ___ , n dotto e intet·essante studio del prof. GINO BANDINI, pubblicato nella Critica Sociale: LARIFORMA ELETTORALE IHFRANCIA 11 Larapprsssntanza dBIIB minoranzs " venne O1·ariprodotto in elegante opuscolo, al pi•ezzo di cent. 20, a cura della Associazione proporzionalista di Milano (via Jvlonte Napoleone, 39), la quale aveva già pubblicato: Che cosa è la rappresentanza prop.or • . zionale (cent. 10) e L'Allargamento del Suffragio e la Rappreseutauz1t proporzionale (cent. 50). Lo studio del Bandini f01·ma così il N. 3° di una Set'ie, che si va 1·apidamente at·ricchendo. FRA LIBRI E RIVISTE It Babouviswo dopo Babeuf. (1>' In pieno trionfo della Rivoluzione borghese, Ba– beuf osava qualificare « nemici del popolo» i ricchi che non intendevano rinunciare al superfluo in pro· degli indigenti e, nel « Manifesto degli Eguali», pr-0- clamava la Rivoluzione francese non essere che l'a– raldo di ·altra ben maggiore, che sarebbe l'ultima, e nella quale il popolo, che aveva marciato sul corpo •dei re e dei preti congiurati in suo danno, farebbe il medesimo contro i tartufi politi-ci succeduti all'an– tica tirannia. In attesa che il presagi.o si avverasse, egli lasciava il •capo sulla mannaia, alla quale, tutto insanguinato per aver tentato di pugnalarsi da sè, moveva « come a trionfo » la mattina del 27 mag– gio 1797, tra l'indifferenza del popolo, ubbriacato ciane· vittori-e del Bonaparte. L',eredità ideale di Babeuf, sfumata l'ubbriacatura sciovinista che av,eva 'invaso anche gli operai durante il Consolato e l'Impero, venne racco.J,ta da un gruppo di f,edeli e f.ermentò nelle Società segr,etc e ne!J.e cospirazioni fra il 1830 e il 1848. T, ale il tema del notevole studio di Giorgio Sen– cier, e.he l'editore Rivièr,e offre a quei socialisti, ai quali la c oltura non sembra ... un pregiudizio o un privilegio borghese. Fu un periodo di lotte aspre, combattute nell'om– bra, da un pugno di ribelli· 4topisti, guidati dal Buo– narroti, con la stampa, gli attentati, le solJ.evazioni, a <lispelto delle repressioni f.erocì, finchè le barricate del 1848, · iniziate appunto dai «· babouvist.,», rove- (I) GEOROEB SENOIElR: Le Baborwisme ap,·ès "f!abeuf: Soclétés ,eo,·ètes et c~11splrat1011s comm11ntstes marce\ Rlvlère et o., rue Jaoob, 81, Parla: u,1 v,01. <Il pagg. 048. L: 6). sciavano bensi la regalità, ma ad esclusivo vantag– gio dei repubblicani borghesi, i quali - dopo Ia vittoria - si volgevano contro quei cospiratori, fin– chè il secondo Bonaparte li disperdeva 'completa– mente. La rinascita socialista nel 1867 era già do– minata dal pensiero ma,rxistico. Ma Babeuf rimane pur sempre il precursore, che nel comunismo aveva additato la condizione necessaria, per la quale la « Dichiarazione dei diritti » troverebbe piena e non meridace effettuazione fra gli uomini. Le illusioni .... "destriste,, di Lassalle. Luminosamente le illustra uno studio, testè tra– dotto in francese, di Edoardo Bernstein (l).· Al gran– d,e agitatore, cui spetta il merito insigne di aver ad– ditato al proletariatò tedesco le vie dellà propria elevazione, spingendolo a costituirsi in partito poli– tico indipendente, nocquero l'impazienza del suo tem– peramento ardente e la presunzione di sè, che, .acuita dai consigli della sua Egeria, la contessa di Hatzfeld, non d'altro bramosa che del trionfo personale di Lassalle, crebbe in lui la traditrice lusinga di po– tersi servire del Bismarck, come di un suo « pleni– potenziario», per 'affrettare il trionfo del movimento mercè il suffragio universale e i sussidii alle Coo– perativ-e largiti dal Governo. In· realtà, nell'« intrigo diplomatico», fu LassalJ.è che rimase giocato dal Gran Cancelliere. Questi sfruttò del Lassalle la campagna eloquente, -che li– berava il Governo dai molesti progressisti, e ripagò i-I tribuno col farne processare i discorsi. È notevole, in proposito, questo episodio: due ope-rai es.sendo stati condannati .sotto l'accusa di avere,. in un Co– mizio. J,)Olitico, malmenato degli avversarii, ebbero da Lassalle il consiglio di rivolgere al Re un'istanza di grazia, appoggiata da un indirizzo dei lavoratori renani. Il consiglio incontrò la più viva e generale riprovazione. Quegli operai, che avevano già letto il « Manifesto dei Comunisti», trovarono che valeva meglio emigrare in America, anzichè dovere 1-a li– _bertà p_ersonale al favore di Sua Maestà, e invano Lassalle - pur compiacendosi d( tale esempio di fierezza - insistette nel concetto che un indirizzo ·co!J.eltivo dei lavoratori spiegherebbe una efficacia politica .non indifferente, anche per la conquista del suffragio universale. · Egli è - commenta Bernstein - che vi è una lo– gica delle cose ben più _forte della più forte volontà individuale. Nessuna abilità, nessun fascino, nessun valore personale - fosse pure quello di Lassalle - poteva sostituire la pressione del movimento prole– tario. La maschera, con la quale· Lassalle sperava in– gannare il Governo prussiano, non riesciva che a in– gannare lui stesso. La rivoluzione non si compie colle armi anche della più geniale _diplomazia. si. (I) E. BERNSTEIN; Fe1·dl11a11d LcissaUe: ie dfoJ"matem· socia! (Parls, MarQe\ Rlvlère et O., 1918; pagg. 229, fr. ~)- RESOCONTO S1'ENOGRAFIOO del Xli Congresso Nazionale Socialista . ' (Modena 15-18 ottob1•e 1.911). Un vol. di pag. ~40 L. 2 Presso Libreria dell'Avanti!, via S. Damiano, 16. Milano I Presso la medesima Libreria sono i:n vendita i Reso– conti: dei precedenti Congressi: Bologna; 1904 (L. 1); Roma,· 1906 (L. 1,50); Firenze, 1908 (L. 2); Milano, 1910 (L. 2); Congrnsso dei consiglieri comunali e provinciali, Firenze, 1910 (L. 1,50). Per i sei volumi insieme - comprèso l'ultimo Con– gresso di Modena - invece di: ~- 10, sole _L. 8. .RIGAMONTI G:IUSEPPE, gerente ri!spOnsabilè. Milano·, 17/101012 - OoopeDatlva 'l'Ipografta Operai - Via Spanlaoo, e.

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