Critica Sociale - Anno XXII - n.18 - 16 settembre 1912

CRITICA SOCIALE 279 venderla agli elettori, nelle ardenti competiz,ioni per la conquista. del Comune; dacchè - per le srese obbligatorie - chiunque vinca non potrà che copiare a un dipresso chi l'ha preceduto. Orbene: dei 343 Comuni della provincia di· Ales– sandria, 94 - dico. novantaquattro - ,non hanno un baiocco di spese facoltative; 145 hanno meno di 100 lire! Che potranno dispensare, all'infuori di qualche carro cli g~!aia e ~i. q\_\alche sca1:fipolo di alf~beto? Che servizu pubblici potrà orgamzzare un Comune, poniamo, come Voltaggio, con due mi– gliaia e mezzo di abitanti, il cui bilancio, nel capi– tolo « Igiene », alla appostazione « Cassa medici condotti, vaccinazione, ufficiale sanitario, medico, ostetrica, materiali macello, cimiteri, ecc. », ha la cifra di L. 480, e, nella parte straordinaria, per « Mi– sure preventive d'igiene, ispezioni, armadio farma- ' ceutico, condotta acqua potabile, macello e cimi– tero», L. 144?! Come si rimedia? •Qui non è questione soltantb di una le~ge, ma di centinaia di milioni - di quelle centinaia di milioni, ·che il Governo vanta di avere a disposizione per proseguire la impresa di Libia all'indefinito! Si aggiunga la polverizzazione della campagna in Comunelli microscopici, impotenti ad ogni moto, e che, pure, guai a minacciarne l'autonomia! Si sol– leverebbe la boria del campanile, anche in un Mu– nicipio conquistato dal più puro socialismo inter– nazionale. In provincia di Alessandria (abitanti 825.000), dei 343 Comuni in cui è ~minuzzata, solo 17.hanno oltre 6000 amministrati, con 282.000 in complesso. Quanto dire che, degli altri 326, la media di abitanti è 1660. E nessun sacrificio dello Stato approderebbe a· risul– tato, senza, o consorziare i servizii (non solo sani- . tarii), o fondere in un solo grande parecchi piccoli Comuni. VII. - La legislateione e il piccolo : Oomune. Infine: le leggi comunali rispecchiano in generale i bisogni dei Comuni maggiori; in parte quelli dei medii; null'affatto dei piccoli. I bisogni non basta che esistano, debbono poter farsi ·valere. Qual partito, fino ad oggi, pose arditamente la questione? Gli amministratori, conquistato il Muni– cipio, sono .paghi della sterile vittoria; gli ammini– strati non sanno e non han voce. Il problema è, più che negletto, ignorato. La leg$e, ad esempio, delle municipalizzazioni, non ha di mira che l'interesse del consumatore ur– bano, impiegato o sàlariato. Dei bisogni dei lavo– ratori della terra, che non chiedono ·il gas, la luce elettrica, l'acqua potabile o le· case popolafi, nè, producendo da sé gli alimenti principali, s'incari– cano di ottenere calmieri, ma che invece consumano con'cimi, sementi, macchine· agricole, ecc.; quella legge, di cotesti bisogni non ebbe il sospetto. Festina lente - mi si osserva. Certo, oltre le leggi, mancano gli uomini; i pratici, i competenti. Le or– ganizzazioni confessionali hanno per lo meno il prete, che sovente ha scordato il breviario, ma pos– siede una praticaccia di agricoltura, di commercio, çli cooperazione. - Verissimo: ma di qui la neces– sità di competere con esse anche su cotesto terreno. La funzione creerà l'organo. Date la legge, e gli uomini, man mano, si formeranno. Conclusione? ..:_ Questa sola: che non è, per me, il caso di concludere. E il bisticcio è soltanto nelle parole. Vo~lio dire che non è nè da me, nè da voi, precisare, iml?rovvisando, soluzioni tecniche. Gli in– teressati dichiaran~, graduandole in ordine di tir- g,enza, le riforme giuste e imprescindibili. I depu– tati, i competenti, le studiano, le ordiscono in pro– getti, le coordinano colla legislazione esistente, le recano in Parlamento. Basti, oggi, qui, stabilire le fondamenta, fissare i punti di partenza, accennare le mète. Gli interessi, di cui qui discutiamo, non possono trovarsi in con– trasto con quelli dei salariati. Gli uni e gli altri op– prime ugualmente il parassitismo dei monopolisti, l'usura degli intermediarii, il ricatto dello speculante sull'urgenza dei bisogni. -Il vostro prodotto, come quello del salariato, per giungere al consumatqre, si carica di pedaggi, di prelevamenti, di tasse di ca– morra, raddoppia, triplica di prezzo. Il denaro che riceveste per esso - prezzo o mercede, non importa - non ne ricompra la metà. Il caro-viveri, che non vi _avvantaggiò produttori, vi dissangua come con– tribuenti e consumatori. Questo l'assurdo paradosso, che la solidarietà dei lavoratori tutti quanti potrà, dovrà pure un giorno, togliere di mezzo. Dott. Gmu_o PuGLIESE, ,. LARIFORMA ELETTORALE INFRANCIA m. Le di5CU55ioni ed il voto (maggio 1911-luglio 1912) 1) La discussione del 1911 alla Oame-l'a. Il progetto della Commissione, del quale abbiamo voluto segnare almeno. le linee più caratteristiche, venne in discussione alla Cam·era il 29 maggio 1911. La discussione si protrasse sino alle vacanze estive; ricominciò, nel nuovo periodo di lavori parlamen– tari, il 22 gennaio 1912, e giunse a termine sol– tanto il 5 di giugno, quando, essendosi approvati il ritiro della dichiarazione d'urgenza e il passagg:\o ·alla .sèconda· lettura, si ricominciò da capo sul nuò– vo testo compilato dal Ministero Poincaré, che, non senza contrasti ed e.mendamenti, fu poi appro– vato nella forma che abbiamo esposta nella prima parte di questo studio. La discussione generale fu ampia; fin troppo, po– trebbe dirsi, considerando che quella del 1909 era già stata esauriente sulla questione di massima. In– vece la battaglia si impe$nò di nuovo pro e contro il principio proporzionahsta, ma sempre dominata, per quel che concerne gli avversarii, dal precon– cetto politico e dallo spirito di parte. Di fronte al grande problema costituzionale, d1e pur può con– sentire così alte e interessanti divergenze obiettive, e può ~ è giusto e doveroso riconoscerlo_ - for- . nire agli avversari della R. P. copia di poderose obiezioni, gli antiproporzionalisti francesi non sa– pevano sollevarsi di un palmo dalla gretta consi– derazione degli immediati risultati numerici del si– stema, e, piuttosto che legislatori, apparivano com– putisti, miranti ad uno scopo solo : quello cli esco– gitare il sistema elettorale più vantaggioso a sè, più dannoso agli avversari. « Ma ciò è umano», dirà taluno, e stupirà che io sia tanto ingenuo da meravigliarmene. Ora, non si tratta cli ingenuità, ma del fermo convincimento che non vi è furberia più goffa di quella di lasciarsi guidare, nella scelta di un sistema elettorale, da un preconcetto parti– giano. Quando i meccanismi elell©rali non si ispi– rano all_a maggiore equità possib_ile, ness1;mo può · essere sicuro d1 non dovere, o prima o poi, essere

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