Critica Sociale - Anno XXII - n.18 - 16 settembre 1912

. CRITICA SOCIALE 287 minuta, la c{uale, pagando la mèrce che le ·occorre, paga in realtà di sua tasca il boia che l'appicca. *** Ora si comincia à intravedere in qual modo lo Slaucliger gius~ifica la ragion d'essere e l'utilità della cooperazione di consurrio, in relazione ai principii del socialismo marxista, ossia come elemento di trasformazione sociale in senso socialista. -Cotesta cooperazione comincia, di fatti, col sot– trarre al capitalismo una· cqspicua clientela com– pratrice e consumatrice. Con ciò gli toglie, e si ap– propria, una quota del .plus-valore, di cui esso si alimentava. Che cotesta quota, immediatamente, sia maggiore o minore, non è ciò che più importa. Ciò che importa, ciò che decide, ed in ciò è tutto il vero problema della cooperazione, è il modo come co– testo plus~valore, sottratto al capitalismo, verrà im– piegato ... E qui si affacciano, d'un colpo_, le due forme, di– verse ed opposte, della cooperazione di consumo : la forma ,borghese e la forma socialista, ossia. quella. che - secondo lo Staudiger - serve e:può condurre al socialismo. E cio.è: se cotesto plus-valore, se cotesto rispar– mio o utile netto, viene redistribuito ai soci coope- ··ratori pel loro uso personale .(che è, essenzialmente, il sistema borghese di cooperazione), sarà un bene– ficio, maggiore o minore a seconda della cifra, per _ciascuno di loro individu·atmente; ma lo scopo so– cialista della cooperazione non sarà accostato di una linea. - Se, invece, cotesto plus-va-lore, o rispar– mio, o utile netto, piccolo o grande che sia all'ini– zio, viene sistematicamente trattenuto e reinvestito nell'azienda, per ammortizzare dapprima, liberan– dolo da ogni peso di interessi, e poi per aumentare il capitale sociale uno e inalienabile; ecco allora che cotesto .primo nucleo può farsi boule de neige, di– ventare, a poco a poco, valanga. Il margine, lasciato all'azi:enda dagli acquisti, fatti sempre più all'ingrosso, la spingerà e abiliterà a organizzare essa stessa la produzione dei generi · cli cui ha bisogno, sottraendo cosi nuove falangi operaie allo sfruttamento diretto del capitalismo, '·e scemando sempre più, in proporzione, la ·potenza di questo. Mano mano che diventa più forte, co– testo capitale cooperativo, attirerà altri risparmii, altre forze economiche, che, pure appartenendo alla . privata proprietà, pel fatto cli impiegarsi ed asso– ciarsi insieme al capitale cooperativo sociale, con– giureranno al suo medesimo fine, saranno tanta ac– qua deviata dal mulino capitalista; per cui tutto· co- . testo, capitale, scambio di essere. - èome avviene per lo più nelle comuni aziende bancarie .:.._stru– mento cli asservimento, diverrà strumento cli libe– razione. Lo 5taudiger imagina che,. per tal via, la massa dei consumatori - fra essa, in grande mag– gioranza, la massa lavoratrice - possa riescire, alla fine, a impossessarsi delle stesse fonti della materia prima e dei mezzi per trasformarla, sottraendo così tutta_ l'industria, tutto il consumo, tutta insomma l'economia nazionale, al formidabile tributo che essa paga agli imprep.ditori privati. Nel che, all:ingrosso, starebbe per l'appunto il socialismo - o la condi– zione ultima e il preludio del socialismo. Di più : allorchè i lavoratori abbiano moltiplicati , cosiffatti loro fortilizii finanziarii, commerciali ed industriali, riescirà loro - secondo lo Staudiger - di difendersi altresì dalla rapina, che esercita su di essi la forma più vorace del capitalismo - quel capitale fittizio, o di pura· rendita, che non rappre– senta se non la capitalizzazione di meri valori d'e– sercizio, di meri profitti e sopraprofitti, e al quale nessun valore reale corrisponde, nè di impianti nè di altre spese effettivamente incontrate. Il cosidetto « valore di posizione», il valore dell'« avviamento» di un'impresa, sono del novero. Qui il capitale non si crea - come normalmente - dal lento accumu-. !arsi di interessi e profitti; ma si capitalizzano d'un· colpo, come per prodigio, reali o soltanto sperati .profitti futuri. Un esempio ci è dato dall'industria delle abitazioni, e concorre al continuo rincaro ·dei fitti. Se l'acquirente di uno stabile, non si contenta di cavarne l'interesse del capitale sborsalo per ac– quistarlo, nel quale è già capitalizzato il profitto del precedente proprietario, ma esige un nuovo pro– fitto per sè; e se le condizioni del mercato di abi– tazioni gli consentono di ottenerlo a spese dei loca– tarii, rincarando loro le pigioni; ecco che egli d'un colpo ha aumentato, in proporzione del nuovo so– prareddito, il valore venale dello stabile da lui ac– quistato. Ogni migliaio di lire in più, ottenuto per tal guisa dall'esercizio, significa un aumento di capitale di 15 a 25 mila lire, a seconda dei tassi cli capitalizza– zione. Or se la cooperazione, impossessandosi ap– punto dell'esercizio, riesca a sottrarre cotesta fonte di profitti al capitale privàto, è la cap'i'talizzazione medesima che viene arrestata d'un colpo; essa viene arrestata o indebolita in proporzione della parte dei profitti che mano mano. si sottraggono al capitali– smo. Quella specie di capitalizzazione - che costi– tuisce, secondo gli economisti, tanta parte del così detto incremento della « fortuna nazionale » - ma che in realtà è il disastro e la servitù perenne dei consumatori -- viene automaticamente paralizzata e soppressa. . Ma per intendere tutto questo, e per metterlo in pratica, bisogna che il cooperatore si spogli vera– mente del suo abito mentale, quale gli è dato dalle consuetudini, dall'esempio, dalla suggestione della economia borghese che lo circonda. Bisogna riesca a immedesimarsi nel concetto che l'interesse coope– rativo è una cosa molto più grande, ma tutta di– versa dallo interesse individuale com'è comunemente concepito: questo anzi attraversa e rende irraggiun– gibile quello. La questione è essenzialmente di edu– cazione al pensiero e al sentimento cooperativistico. •** Rinunciamo qui a minutamente dimostrare ciò <;he, in cotesta concezione dello scrittore tedesco - analoga più o meno, come già accennammo, aHa concezione di alcuni nostri ottimi compagni coo– peratori italiani - vi può essere - e, secondo noi, vi è - cli utopistico o, quanto meno, di eccessivo e di unilaterale. Può ·darsi che il ragionamento del nostro eccellente teorico - che è anche un ottimo pratico, il quale teorizza, e quindi generalizza, ciò che,. i.n dati limiti, .è esa'tto, possibile e reale - non faccia una grinza sulla carta; ciò è possibile, cre– diamo, perchè sulla carta non vi sono, sono cioè sapientemente trascurate, le immancabili resistenze di fatto, che il capitale privato -:- così ·poderosa– mente organizzato sul terreno economico, finanzia– rio e politico, nazionale e internazionale, come lo Staudiger riconosce, tanto che ne dà la spiegazione -:-- oppone ed opporrà al costituirsi, al funzionare ed all'ingigantirsi, al di là di certi limiti, di cotesto fantasticato capitale cooperativo - al di là, preci– samente, di quei· certi limiti, oltre i quali esso di– verrebbe veramente pericoloso· ai profitti e alle ra– pine del capitalismo. Di cotali resistenze sanno, per altro, qualcosa quanti, fra i nostri compagni, tentarono - anche nelle condizioni a prima giunta più propizie, e col più vasto ed accorto contributo di abilità, di abnegazione e di entµsiasmo personale e collettivo - la grande cooperazione, la coopera– zione battagliera, a intenti non diciamo socialisti, ma di lotta di, classe, fosse poi cooperazione di pro-

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