Critica Sociale - Anno XXII - n.18 - 16 settembre 1912

284 CRITICA SOCJALE . 111og111r.ris@,assicurala lri maggioranw <lei Seggi della circoscl'izio11e, assume speciale gr·avilà il fotto clic vi siano numerose circoscrizioni lo quali, oltre essere pjccole, sono anche chiamrite ad eleggere un numero pril'i di deputali. AbbiamfJ detto che venti– due circoscrizioni eleggono li deputali e dodici ne eltigg-ono G. Ciù vuol dire che, in _quelle 22 ci1·co– scr~zioni, la maggioranza assoluta clovrù ad ogni costo ottenere almeno 3 Seggi su quallro e, in quelle altre 12, almeno 4 Seggi su 6; ossia che, nonostante il q11m.ienle, il sistema funzionerà in pratica come 1111 q11rilsiasi scrutinio di lista maggioritario con sem– plice voto limilato, avendo in pi,ù tulli gli svanlaggi della maggiore innegabile complicazione. Un altl'o clifello inerente al sistema, e che la pra– tica si incaricherà di porre in evidenza, è quello, che giù ho rivuto occasione cli accennare, del pan.a– chnge, ammesso senza alcuna restrizione, che por– terà per nriturale conseguenza la lotta intestina fra i candidati, della stessa lista e, in parecchi casi, il srir.rificio dei candidati più noti e più eminenti. Dobbiamo inferire da ciò che, dal punto di vista proporzionale, il sistema francese sia senz'altro da condanirnrsi, e che i proporzionalisti francesi siano dn biasimarsi per esservjsi .rassegnati? Ciò, a parer mio, sarebbe eccessivo. J~ intanto giustizia riconoscere che, data _la difficilissima si– l.11rizione ·parlamenlare che io mi sono sforzato in questo studio di porre in luce, i proporzionalisti fmncesi hanno fatto quanto era umanamente possi– bi lc cli fare, e hanno conseguito una bella vittoria. · Certo, bisognerà ben chiaramente ·fissare e dif– fondere nella opinione pubblica che il sistema ap– provato accoglie alcuni principii proporzionali, ma non è la R. P. E, sollo questo aspetto, io mi allieto sinceramente che il sistema sia stato chiamato, non giù di nappresentanza proporzionale, ma di sem– plice nappresenlanza delle minoranze. Con questa avvertenza, non v'è dubbio che un grande passo sulla via della proporzionalità sia sta– to fatto, speci::ilmente in un Paese, nel quale finora non vi era mai stata alcuna deroga alla più rigida app1icazione del principio maggioritario. Ed è an– che notevole che le adulterazioni del principi'o pro– porzionale, che i proporzionalisti sono stati costretti ad accettare come transazione, non sono inscindibili dal sistema. In qualsiasi ora della vita -politica fran– cese ciò fosse possibile, si potrebbe togliere l'arti– ficioso, iniquo ed illogico premio alla maggioranza, che oq è stato introdotto, e si potrebbero conve– nientemente ampliare le circoscnizioni, senza dover muta·re nulla alla ossatura del sistema che, con que– ste purificazioni, si avvierebbe de plano a divenire proporzionale di fatto. Hesterebbe ancora da introdurvi qualche mìglio– rìn tecnica, per quanto concerne il pan.achage, e qualche sempLificazione, sostituendo ad esempio al metodo di ripartizione delle medie quello dei mag– giori resti, che è tanto più accessibile alla mente di tutti e tanto più speditivo nella applicazione. Abbiamo dunque fiducia nell'avvenire! Il vedere entrare il principio del quoziente, sia pure un po' tartassato, nella legislazione di un grançle Paese è una mirabile vittoria per la R. P. ed apre alla ri– forma, alla quale, a parer mio, è riserbato un si– curo avvenire, un vasto campo di prova. Auguriamoci che, quando nella pratica il sistema francese rivelerà le sue magagne e le sue ingiusti– zie, il popolo di Francia, nel suo naturale -acume, sappia discernere che esse non dovranno imputarsi alla .(-l. P., ma proprio alle mutilazioni che si sono volute deliberatamente infliggere al principio della proporzionalità. . Intanto la discussione, che ho cercato di riassu– mere e di illustrare, rimarrà documento insigne; dal ·q11rile i proporzionnlisti di tutti i priesi potranno trarre lnrga copiri di i11segnrimcnli scicntifìci o poli– tici. Essa apre, ad esempio; ai proporzion alisti ita– lirini, èhc sono appena agli inizij della lo.ro opera rii propaganda, ·1111 prezioso campo di studii per la scelta del miglior sistema proporzionale da propu– gnrirc, e che possa conciliare la maggiore perfe– zione teorica con le esigenze della adattabilità al– l'indole, alle tradizioni, ai pregi e ai difetti di un grande popolo latino; ed essa deve anche insegnnrc loro che non si può affrontare con speranza di suc– cesso una ballaglia proporzionalista nell'aula par– lamentare, senza averla falla precedere da una largn e paziente opera di propaganda e di persuasione, senza disporre di una salda org;rnizzazione, di un forte stuolo di uomini parlamentari disposti a resi– stere a pressioni di Gove'rni e di partiti e, soprn– lutto, senza la ostinala cost anza, che proviene dnl profondo convincimento cli sostene.re una causa di giustizia e cli civiltti. · ,( GINO BANDJNI. Al pi·ossimo numero: Primi rilievi sul censimento 1911, di ALESSANDRO SCHIAVI. Gfovanni Pascoli, del pr:of. VITTORIO OsIMo. Per una legge ~ul lavoro a~omi[ilio inItalia Seguendo la legislazione, anche nel suo stadio pre– paratorio, che in Italia si volse quasi alle sole grandi industrie, la politica dei partili e delle -0rgainizza– zioni, gli studii dei sociologi e dei pubblicisti, si di– rebbe che qui - a difTerenza di ogni altro paese - non esista quasi neppure, o almeno .non esi_slesse fino a ieri, un problema del lavoro a domicilio. Non qui statistiche esatte d-el numero e delle condizioni di questi lavoratori: la monografia demografica dell'Uf– ficio del Lavoro governativo: La. donna nell'industria italiana, che però non si occupa di proposito dello speciale argomento, ci segnala 22.834 lavoratrici a do– micilio su 354. 732 lavoratrici industriali ,in genere, e una cifra analoga, senza distinzione d'industrie nè di provincie, ci dava il censimento del 1901. Non voti di organizzazioni proletarie; non Esposizioni speciali, nè Leghe contr.o il sistema del sudore, quali le· tro– via_mo all'Estero. Eppure, e non da oggi, jl lavoro a domicilio presenta anche in Italia tulle le sue m'i- serie e 'i suòi dolori. ·, · · Fin dal 1904, un'inchiesta della Società Umanitaria su L'industria dei mobili in Brianza, denunciava le miserie di quei 13.780 lavoratori che, nei tre Circon– darii di M,onza, Gallarate e Como, sparsi in ben 2762 piccoli laboratorii estremamente anliigienici (solo il 9 ·% di quegli operai sono raccolti in stabilimenti), fanno orarii giornalieri perfino di 14 ore, contro sa– larii che, per i piì:J.abili, oscillano fra le 2 e le 3 lire, a lutto profitto dei negozianti committenti od incet- tatori. ' A Torino, l'« Unione delle donn~ cattoliche», ci ri– velava esempi dello sfruttamento, cui è .assoggettato il ,lavoro a domicilio nell'antica capitale del Piemonte. Ricordiamo le ombr-ellaie, che lav,orano 13 a 16 ore, per salarii da L. 0,80 a L. 1,70 e -,si vedono rifiutare il lavoro per ogni minimo sbaglio. Ancora la Umanitaria, nel 1908, avendo constatato come il rialzo dei s.alarii e le misure· protettiye del

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