Critica Sociale - Anno XXII - n. 14 - 16 luglio 1912

CRITICA SOCIALE 211 gi,oranza, gelosa di non farsi· sbalzare. Divenuta maggioranza e oppressa da tutti gli impacci e le responsabilità del potere, essa perde l'una e l'altra virtù. La sua azione ~ se azione vorrà essere .,– sarà riformista. Lo spirito rivolu?,ionario, ch'era già una parola, un ricordo, una vaga ombra flottante, perderà, al cimento dei fatti, anche la parvenza del– J',essere. Già al Congresso si è cominciato a vedere, e più si. vedrà. È la legge dei partiti che si avvicèndano, pur . quando sono veri partiti, in vero e profondo con– trasto. È la legge, per la quale, tanto spesso, spetta ai conservatori effettuare le riforrne liberali più ar– dite, e ai liberali, che succedono, stringere i freni. Figurarsi dove, come qui, gli antagonismi son ri– dotti a semplici larve! :Oi qui, per effetto del' voto di Reggio, lo sposta– mento verso destra, il consolidarsi necessario del riformismo nel Partito. E ci:o prova quanto poco siano veggenti quei compagni nostri, che dalla vit– toria rivoluzionaria argomentano chi. sa 'quali peri– coli, e si affrettano a spulezzare. S'ei non colgono un preitesto, segretamente invocato ed ,.a,tte 9 p,,,per. lib,e– rarsi dal fardello socialista divenuto troppo pesante ai loro omeri, dimostrano quanto in essi sia miope la intuizione delle situazioni politiche, della dina– mica del loro stesso partito. I sinceri rifletteranno, osserveranno, e bentosto torne·ra:nno nelle file. Perocchè giammai come, in quest'ora l 'appartar.si parrà loro quello ch'è realmente: diserzione davanti al -nemico, fellonia, tradimento. Le ,ragioni - per chi non le scorgesse dà sè - • le accenneremo altra volta. LA CRITICA SOCIALE, DOPOL'AMPUTAZIONE Quel che doveva avve;ire è avvenuto. Il dramma, maturato da anni nel grembo della storia del So– cialismo italiano, ha avuto il suo scioglimento. Non ho capito perchè Leonida Bissolati abbia voluto maculare ad un tempo il freddo marmoreo can° dore della propria figura morale e il decoro del Congresso -,-- elevato, serio, composto in quell'ora del giudizio, e alieno così da equivoci sentimentali– smi come -da eccessi villani ~ concludendo il suo discorso da primo Ministro col dire, che la con– danna dei destri era un sacrificio che i sinistri fa– cevano della propria còerenza e dignità politica, cioè a diré, un olocausto fraterno sull'ara della Ri– voluzione, per placare i_nuovi .arbitri del Partito. Miserie da lasciare, in verità, alla stampa bor– ghese, sempre pronta a impiccinire in pettegolei;z;i di fazioni o di individui ogni alto fenom~no, sempr!;! impaziente di ridurre - sul metro della propria statura -: ogni grande fatto alle proporzioRi d'un episodio d'anticamera. L'evento maturava da anni, ed è per una- serie di incertezze, di assenze, di riguardi, di pudori, di ti– mori, che oggi i destri hanno buon gioco apparente a fingersi sorpresi come da un inaspettato tradi– mento. - Anche i sinistri - gridano - han fatto come noi! - Fatto, quando? dove? cqme? Ci son mille modi di fa.re la stessa cosa, e del resto, per la com– posizione del Gruppo Parlamentare, per la paralisi della Direzione del Partito, è verissimo che da tem– po i destri imperavano e trascinavano seco, a· ri– morchio, per amore o per forza, altri elemel).ti, com– promettendo questi e le cose, e ricatt~ndo' il loro spirito di concordia e di disciplina. È alquanto di- sinvolto, dopo avere agito così, dire agli altri:· - Ma se avete fatto nè più nè meno di noi! Nè si prenda, a testimonianza del consenso, l'ap– plauso. Dissi più sopra che il Congresso di Reggio compì il doloroso distacco senza sentimentahsmi equivoci. Ciò è .da riferirsi a Bissolati, che fu ac– colto in silenzio, mentre a Modeua lo aveva salutato un'ovazione. Il C9ngresso capì che; se gli applausi all'uomo, alla sua diritta coscienza, alla sua este– tica fierezza, ·al suo infischiarsi di tutto e di tutti, dovevano essere poi interpretati (come era avvenuto a Modena) per approvazione, consenso e sanatoria al pensiero e all'opera politica, era doveroso ta– cere. Purtroppo egual silenzio non seppero serbare· il Congresso, e la folla che vi assisteva, alla chiusa del discorso Podrecca: discorso interrotto e disap– provato quasi ad ogni periodo dalla mairnioranza degli ascoltanti, e poi finito fra una salva d applausi, per la perorazione tutta personale, abilissima, detta con arte d'efficacia grand,issima. Or vedremo se an– che questo successo, puramente di palcoscenico, · V@r,rà adoperato come prova di consentimento o di a1,soluzione ·alle idee e ai fatti politici dell'oratore! *** Ancor meno lecito mi sembra continuare a stu– pirsi e a sdegnarsi per il distacco, dopo il Congresso e i discorsi che vi si fecero. Lasciamo stare l'appas– sionata autodifesa che fece !'on. Cabrini della pro– pria opera pratica o le sofistiche facezie dell'on. Po– drecca, e guardiamo i discorsi di Bonomi e di Bis– solati: lo studioso e il politico del destrismo. In verità, Bonomi non fu molto nuovo, nè mostrò d'a– ver rinfrescato le sue tesi al cimento di molti fatti ' e di convincenti esperienze, Ma il suo discorso, an– che così ripetuto, anzi appunto perchè ripetuto in questo momento della vita italiana, è .semplicemente meraviglioso. A sentirlo, vien fatto :di domandarsi: Ma che mondo vive, costui? a. Bengodi? nell'Eldo– rado? nella repubblica di Platone, fatta realtà? Si capisce senza sforzo com'egli in Turati, e negli altri, vegga dei pessimisti più neri dell'inchiostro. Dal suo punto di vista .pangl~ssiano, ogni uomo, che non balli e non faccia capr10le per l'allegrezza, ha da sembrare un candidato al suicidio. Non parliamo di Bissolati. Quell'uomo è invasato di uno stranissimo orgoglio, da asceta. I grandi agi– tatori religiosi ebbero di queste forme di smisurata ambizione, nella più profonda umiltà soggettiva. L'ambizione, cioè l'idea di una forza possente, ve– niva, in essi come in lui, dal di fuori. Personalmente erano nulla, ma la Chiesa era immensa e universa. · In Bissolati s'è radicato il concetto che il Socia– lismo italiano'sia fortissimo. Gli si è radicato - per una strana petizione di principio - da quando Gio– litti lo lusinga e il Re lo ha chiamato a consulto. Un altro, un fatuo, avrebbe visto in ciò un segno del proprio valore personale. Bissolati ci vide la pro– va che il Socialismo italiano era in prima linea fra le altre forze politiche del paese. E non si sognò neppure di pensare che, per avventura, non solo in quella chiamata fosse un intento di indebolire il Socialismo, ma che (ed è quel che più monta) il Socialismo italiano appunto da quel giorno dovesse raddoppiare di vitalità per ovviare al pericolo di decadere, addormentarsi, fermarsi. Ma non solo il Socialismo è forte, maturo, pronto per il potere, a sentir Bissolati. Anche l'Italia è la prima delle nazioni, i suoi soldati son tutti seme d'eroi, essa è destinata forse a veder maturare, pri– ma d'ogni altra terra d'Europa, le forme sociali del– l'avvenire. .È una curiosissima specie di nazionalismo socia– lista, di chauvinisme proletario, di imperialismo sov-

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