Critica Sociale - Anno XXII - n. 13 - 1 luglio 1912

194 CIUTICA SOCIALE si.a si scinde o s'incrina, incunearvisi per prendere e dare è negoziare con chi presta a·d usura; nel mi– glior caso scombuiamo i cervelli ai proseliti, barat– tiamo la loro primogenitura, che è n·ella salda co– scienza cli dover essere soli. - E proclama castità, sobrietà, rinuncia, disciplina, preparazione: le virtù dei santi e degli anacoreti. S'insinuano Modigliani e Zibordi: - Ieri polè esser profittevole quel che oggi non è. Meno vana– gloria cli principii eterni! Meno lusinghe cli facili acquisti! Troppo si peccò cli clestreggiamenti e si pencolò al patronato. Oggi è l'ora delle rigidezze ritempratrici. Sempre è l'ora di presumere meno di sè, di fidare più nelle masse, di badare a educarne le grandi forze latenti. Qui le fonti vive del sociali– smo; altrove la sua larva, il miraggio, la caricatura. Rispecchiano tutti e tre i discorsi una zona larga di vero; e l'un l'altro limita e corregge; e ciascuno è più o meno vero a un dato momento. Ma la parola dell'enigma è fuori dei discorsi, è più in là delle formule. È nell'immediato sensp della mobile e complessa realtà. È nell'intuizione diretta d'una verità psicologica, comune al propagandista e alla massa, che si avverte e non si discute. E cioè che, di fatto, l'azione socialista, o reputan– tesi tale, oggi, in Italia, con le classi e i partiti quali sono, coi Govern·i quali possono essere, con la boria di conquiste e la libidine cli glorie guerresche che li ha pervasi, e di fronte alle turbe vecchie e nuove che dobbiamo accostare - oggi l'azione socialista, debole e grama, si è per giunta aristocratizzata, polarizzata tutta verso l'alto, adattala, riconciliata, fìlantropizzata;. s'è - liberiamo la parola - demo– craticamente imborghesita; ha circondato di ovatta gli sdegni nativi, i corrucci, le irruenze, le, se vo– lete, unilateralità e impulsività necessarie; di plebea si è fatta diplomaticà, cli arcigna bonaria; è accet– tata e quasi carezzata; e s'è scissa cosi, e si scinde ogni ora più, dal sentimento, dalla psicologia delle masse proletarie, le quali dovrebbe trascinare ed elevare seco, perchè sono il suo serbatoio di inspira– zione e di forza, e che invece essa abbandona - o ne è abbandonala; e cessa allora di essere socialista, e di essere azione! Questo, c4e i riformisti di sinistra da tempo av– vertirono, è il nocciolo della scissione. E fa dire ai 1,ivoluzionarii: - è la nostra tesi che trionfa! f: altra cosa. Ma non certo presumiamo ch'essi sian cosi grulli eia convenirne! È allt·a cosa anche per quest'altro riflesso. La tattica ministerialista, alleanz.isla, collaborazio– nista non in sè è deleteria, nè sempre ad un modo. Lo è in ragione delle circostanze, dei frutti, delle lotte da cui divezza o dispensa, del suo perdurare: sopratutto in ragione della parte relativa che prende nel complesso di tutto il lavoro e l'influenza di un partilo. Torno alla mia vecchia canzone! Da noi il riformismo fu troppo una larva; una parola; un metodo senza applicazione tenace e con– creta. L'azione parlamentare - della quale accusano l'ipertrofia! - fu quasi sempre una lustra. E, fra essa e l'azione economica e il moto operaio, vaneg– µ-ia l'abisso. 1 onchè rafforzarsi a vicenda, si igno– rano. Or poniamo un partilo (si pensi alla Germania) la cui nzione in tutti gli strali sia densa, viva, diffu– sa, solidale, profonda; propnganda, organizzazione, co!Lura, studio di questioni, prepnrazione di rifor– me, politica opernia, comunale, legislativa e via di– cendo. Ivi, se le contingenze la consiglino, la col– lahorazionc è un'arme da manovrare senza rischio. Ogui ostracismo preventivo sarel>be un nonsenso. Perchè allora l'appoggio dato o ricevuto non è mai sconfessione cli sè, diminuzione, dedizione, ri– nuncia; non è delega::ione ad altri di un'azione che dovrebbe esser nostra. on vincola oltre il segno prefisso. È affennazione di forza propria, comun– que mutuata o combiuata, non appello alla fona e benevolenza avversaria. Esige, non limosina; im? pone, non invoca. E, in ogni caso, non impegna e compromette che un istante e un frnmmento dell'at– Lività del partito. Non l'attende là delusione o il tra– dimento; comunque, saprebbe rifarsene! Ouanto diversi in Italia! Onde nlleanza e collai.Jo– razÌone diventano, in realtà, colla nostra connivenza, sotto la nostra bandiera, l'azione e il dominio non nostri, ma degli alleati. E allora non la transigenza è da denunciare; ma da confessare l'abdicazione. Si ha cosi questo singolnre spettacolo. Ci si ac– canisce intorno alla tattica, cui si attribuisce merito e colpa d'ogni bene e d'ogni male, al di sopra del– l'azione· e dei programmi, alla quale ed ai quali sol– tanto la lattica dovrebbe adattarsi, saggiarsi, giu– dicarsi, corr'eggersi. Si teorizza sulla lattica in sè, lungc da ogni punto di applicazione. Si sta immo– bili ad accapigliarci quale via sia la migliore. Non si sospetta che per molte vie si arriva alla mèta; che un partito può andare per gruppi; che v'è luogo a un lavoro diviso; che, comunque, l'esperienza in– segnerebbe assai più ciel sempiterno disputare; che la pessima delle vie è non infilarne e non percor- rerne tenacemente nessuna. · Ora l'appello disperato all'intransigenza, ossia al– l'essere noi, è il sintomo, meglio che il rimedio, del nostro disagio. Dice che lo avvertiamo e lo denun– ziamo; e ci preclude la via a dissimularci la nostra debolezza, a .crearci un alibi all'inerzia, a pasce1·ci più a lungo di compiacenti illusioni. Quest'austera solitudine ci sarà salutare. Ma non è un dogma, nè può valere una mèta. Non surroga l'azione e il programma. Al Partito socialista italiano, nell'ora in cui cin– que nuovi milioni di proletarii son chiamati alla vita elettorale, i lavoratori d'Italia non chicggono soltanto se quind'innanzi marcerà solo o accompa– gnato; ma che obbietti si propone, come saprà con- quistarli. · A questo - pur troppo - il Congresso di Reggio non risponderà. LA CRITICA SOCIALE. IL PRÒGRAMMA DEILAVORI del 13° Congresso Nazionale socialista (Reggio Emllla, 7-8-9-10 lugllo 1912) 1. Nomina della Presidenza e della Commissione per la verifica dei poteri. 2. Relazione della Direzione del Partito: a) finanziaria (relatore Amerigo Rosetti); b) morale e politica (Pompeo Ciolti). 3. Relazione del Gruppo parlamentare (on. Mon– temartini e on. Rondani). 4. Relazione morale del · direttore dell'Avanti! (on. T-reves). 5. Elezioni politiche generali: programma e tat– tica del Partito (on. Btwenini, Giovanni Lerda, avv. G. E. Modigliani): 6. Proposte di modificazioni allo S tatuto del Par– tito (relatore, per la Direzione, a.vv. Angelo.Bidollt). 7. Nomina della Direzione del Partito e del di– rettore dell'Avanti! 8. Proposte varie.

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