Critica Sociale - Anno XXII - n. 5 - 1 marzo 1912

72 CRITICA SOCIALE L'opposizione condizione di pace. La " fatalità storica ,, ~ la teoria del " meno peggio ,,. Ma subordiniamo pure tutto al desiderio della pace, della quale tuttavia non ci gi~ver~bb~ I?O: strarci troppo smaniosi... (Commenti vwacissimi - Interruzioni}. Onorevoli colleghi, non mai, altamente lo affer– mo, venne meno in noi la vigile preoccupazione di non indebolire il nostro paese. '• · Quando fummo sorpresi dagli avvenimenti tripo- lini... (Rumori vivissimi). . Io, per conto mio, sarei stato disposto a tutt~, per impedire, potendo, quello che credevo un di– sastro! (Oh! oh! - Rumori vivissimi). Eppure, onorevoli interruttori, io mi sono per– sino opposto allo sciopero generale. - (Oh! oh! - Rumori vivissimi). E mi vi sono opposto - s_ebbene non si_trattass~ che di una manifestazione di protesta pacifica e di breve durata - perchè P,enso che, in c~rcostanze così delicate e difficili, due sole sono le vie : o una azione decisa .cd energica, a prezz~ di qualunque sacrificio, quando si abbia la certezza. di prevenire. con ciò il disastro temuto; oppure si deve saper rinunciare a inutili clamori, e sommergere anche gli interessi di parte nei doveri prevalenti del cit- tadino. · Ma attenuare oggi la nostra opposizione rinfor: zerebbe il Governo all'intento di porlo in grado di ottenere la pace? · Dico che il vero è esattamente l'opposto. Invero, ai nostri amici socialisti di destra, sem– bra che vi sia necessità che noi restiamo col Go– verno, attaccati ai suoi panni, appunto per difen– derlo ... contro di voi, contro la sua maggioranza, per impedirgli di cadere in preda del nazionalismo espansionista che oggi dilasa, . . Noi siamo di diverso avviso. Noi non crediamo all'alibi del banchetto di Torino, on. Giolitti, a quella « fatalità storic:i- », eh~ vi avrebbe affe_rrato, come una forza super10re cm non poteste resistere. Non vi è « fatalità· storica», in simili casi, per un ministro, che sia magari disposto ad abbandonare_ il potere. (Rumori ~ivissimi e prolu7:g~ti). . . GIOLITTI, presidente del Consiglio, ministro dell'interno. Mi pare di aver provato che sono spesso disposto ad andarmene. TURATl. E, se, per questo, se,, per non cedere, aveste allora abbandonato il potere, io non so se un_ ·vostro qualsiasi ·successore,· forse l'on. Sonnino, forse altri, non so.... Voéi. Bissolati! (Si ride). ! .. 1 TURATI...· O Bissolati, o chiunque, non so se non avrebbe trovato in quel vostro alto la sufficiente difesa contro la « fatalità storica », e se avrebbe consentito a dichiarare la guerra. In ogni caso, voi avreste compiuto tutto il vostro dovere. E, ai nostri amici socialisti di destra, che vi ri– mangono fedeli in omag~io alla teoria di un pre– teso « meno peggio », noi opponiamo che, essendo voi allora rimasto al Governo, e avendo dunque ce– duto, e redatto quell'ultimatum, e dichiarata questa . guerra, e col decreto di sovranità, che poi o è de– èreto d'annessione oppure non è nulla (perchè nes– suno intenderebbe queste distinzioni bizantine), voi creaste i maggiori possibili ostacoli ad essere voi lo stipulatore della pace, la quale, per essere con– clusa, esige le mani libere per accogliere tempera– menti dignitosi ed opportuni; e non vi è oggimai combinazione di Governo che, dal nostro comune punto di vista, potrebbe rappresentare un « peggio » al paragone. Ma una conseguenza si ricava dal pensiero de~ nostri amici, in ciò che esso ha di sen~ato e di vero : ed è che un Governo, che volle la guerra, che tante forze hanno sospinto e sospingono !'llla .guerra, non potrebbe essere. raff?rzato e s~spmto nelle vie della pace, se non si delmeasse, qui e nel paese, una risoluta opposizione alla guerra. Così è che la nostra opposizione, a dispetto del sofisma che ho analizzato, non può servire che ad agevolare la pace. Gli imperativi della logica. L'on. Bissolati e la guerra. " E se altra nazione occupava la Libia... ? ,, Ma per questo, e qui si delinea il nòstro dissenso, per questo l'opposizione vuol essere ugualmente recisa, e alla guerra e al Ministero che l'ha voluta. Noi non possiamo, al tempo stesso, senza offendere la logica più elementare, condannare l'impresa afri– cana e assolvere e sostenere chi ne è il primo e principale colpevole. , Io comprendo la renitenza dell'amico Bissolati a seguirci. Esso parte da premesse che noi abbiamo ripudiate. Egli ha oggi lealmente concesso che l'I– talia, a suo avviso, non poteva consentire che un'al– tra qualsiasi nazione occupasse la Libia. E allora, ecco che egli è già sul terreno avversario; egli in– vano tenta di sfuggire alla logica che lo. tr~scina? supponendo - ma è una pura e temeraria ipotesi. sua - che, ad impedire quell'evento, no? occorreva la guerra; che un atteggiamento energico avrebbe potuto bastare .. Qui ben~ gli ha risposto il 1;11inistr~; non si può nmanere m perpetuo amanti gelosi,, quando si rifìu,ta il connubio. E l'on. Bissolati ha pur dovuto concedere che, per quell:atteggiament~ energico, è un presupposto necessano essere fort~ e agguerriti; e allora, ecco giustificate le eno~i spese militari; ecco, in fondo, ammessa la possibi– lità della guerra, della quale non sempre è dato scegliere l'ora. Dal canto nostro, nessun dubbio : se altra nazione avesse occupato la Libia in nostra vece, tut~o aveya da guadagnare l'Italia, nulla da per~ere .. Dico 1;1n I– talia volata al progresso democratico,. !ndustriale, civile· che le sue forze non avrebbe d1v1se fra due conti~enti; che non si sarebbe lasciata travolgere fra le insidie e i pericoli delle brigantesche comre– tizioni coloniali; che avrebbe sviluppato l_esue m– dustrie e i suoi traffici, bonificato se stessa, e, se in Africa vi sono lavori da compiere, iniziative ci– vili da prendere, qualunque bandie~a vi ~vent<;>la~se? vi avrebbe m;:t'ndato le sue forze, i suoi cap1tah, i suoi uomini. E questa era conquista ben altrimenti degna di noi, e che doveva farci riéonosce~ti. alla nazione, che avesse sopportato le spese e i nschi maggiori dell'occupazione. Per tener fede al riformismo. Democrazia che abdica. Percliè siamo rimasti fedeli a questo pensiero, ci si accusa di avere tradito le teorie, che sempre propugnammo; di_ avere_ abban1onato il. socialismo evolutivo .e riformista; di esserci accodati alla parte rivoluzionaria, tanto da noi combattuta. « Voi eravate - ci si dice -· bensl dei socialisti, per le idealità lontane, per le tendenze; ma eravate dei riformisti· ammettevate -i diritti del presente, la aradualità d~lle evoluzioni sociali; con voi ci si poteva intendere. Come ora tanto mutati_?~>. Al contrario: la nostra attuale opposiz10ne è la più spiccata conferma, che da noi possa fars~, della dottrina riformista. Altri ha mutato, non noi.

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