Critica Sociale - Anno XXI - n. 22 - 16 novembre 1911

342 CRITICA SOCIALE Il fatto, la realtà, l'interesse del proletariato pote- vano magari congiungerci: ma ci divideva una f or- tanta. Non .ci restava dunque che ritirarci raumiliati e contriti: puniti della nostra tracotanza e giustamente puniti. Senonchè, allorquando ci giunse il successivo nu- mero della Soffitta, ogni velleità di ironia ci è morta nell'animo. Malgrado la maggioranza di Modena, il giornale era costretto — per mancanza dell'aiuto dei compagni rivoluzionarii — a sospendere le pubbli- cazioni. La formula brevettata — il concetto intransigente dell'intransigenza — non bastavano a sorreggere il settimanale. L'ironia delle cose era troppo forte e malvagia, perchè ci sentissimo l'animo di aggiungere ad essa l'ironia delle nostre parole! ILLE Eco. Il pensiero di Carlo Marx sulla questione adriatica Il contegno dell'Austria nella guerra di Crimea. — Lo sviluppo dell'Austria deve avvenire a Spese Il Kampi, Rivista del socialismo austriaco, ripro- duce, nel fascicolo di ottobre, un interessantissimo scritto di Marx; comparso, in due riprese, il 9 gen- naio. e 4 agosto 1857, nella anglo-americana New-York Tribune, e non mai finora tradotto in tedesco. Come tutta la collaborazione di Marx nello stesso giornale dal 1856 in poi, lo scritto non ha firma; ma che egli ne sia l'autore lo dimostra, oltre il suo contenuto, una lettera 5 marzo 1857 di Charles Dana, direttore della New-York Tribune, al Marx, la quale lo previene che il secondo articolo sul commercio marittimo dell'Au- stria — tale è appunto il titolo — sarebbe presto pubblicato. C però assai probabile — commenta ora N. Rjasanoff — che esso sia stato pensato in collabo- razione con Engels, se pure questi non ne scrisse di suo pugno tutta la seconda parte, ,come per lo più avveniva degli scritti di storia e di scienza guerresca. Rjasanoff ricorda in quali circostanze storiche lo scritto comparve. Il contegno che terrebbe l'Austria, durante la guerra di Crimea, preoccupava la demo- crazia germanica. .e Non so — scriveva Lassalle a Marx — se possa dirsi fin d'ora che l'Austria tradirà le potenze occiden- tali. Mi si dice di ne. Può essere. Ma io so che, al- l'ultimo decisivo momento, pur suo malgrade, costret- ta dagli avvenimenti, essa venderà le potenze occi- dentali alla Russia e. Certo, l'Austria esitò a lungo prima di prender po- sizione contro la Russia. Pure doveva bastare la sua indecisione, agli inizii della guerra, per paralizzare la marcia della Russia verso i Balcani. E in fine, malgrado tutte le simpatie del Gabinetto viennese per l'assolutismo moscovita, esso, anziché tradire le po- tenze occidentali, tradì la Russia. Così la guerra di Crimea dimostrò una volta di più quanto sia neces- saria l'esistenza di uno Stato austriaco, finché la rivo- luzione europea non sappia insieme risolvere la que- stione germanica e la questione orientale; e come lo sfacelo dell'Austria profitterebbe al nemico più. peri- coloso, che la rivoluzione europea possa mai avere. Come si spiegava il tradimento austriaco? Era esso un semplice giro di valzer, fuori programma, della contraddittoria politica viennese? o aveva cause più profonde? Perché, in un paese a metà slavo, il pan- slavismo non si era fatto vivo? Fin dove si spingono i contrasti fra Austria e Russia nei Principati danu- biani? Vi hanno altri interessi economici; che costrin- gano l'Austria a marciare contro la Russia nella po- litica balcanica? Marx e Engels, già concordi nelle direttive, si di- visero l'indagine:. Engels riprese in esame il pansla- vismo, Marx studiò i Principati danubiani e lo svi- luppo economico dell'Austria. Ne usci una serie di articoli, destinati alla New-York Tribune. Ma, sgra- ziatamente, il direttore, C. Dana, convertitosi frat- tanto all'e illuminato dispotismo russo» e al e libera- tore dei contadini » Alessandro II, dopo lungo in- dugio, li ricusò quasi tutti, solo salvando quei due, che sono come il ponte di passaggio a più altri, nei quali Marx e Engels svolgono il loro punto di vista sulla questione italiana. Il problema . era: deve lo sviluppo economico del- l'Austria farsi a spese dell'Italia? Il possesso della Lombardia e del Veneto ne sono il presupposto ne- cessario? Per i borghesi fautori di una « grande Germania », Austria e Germania avevano in Italia un duplice inte- resse permanente: commerciale e politico-militare. II.Nord-Italia, coi suoi porti mediterranei, era il com- pimento naturale, il prolungamento meridionale della Germania. Priva di Venezia, l'Austria non avrebbe più potuto promuovere nè il commercio atlantico, né quello mediterraneo e danubiano. Venezia era la chia- ve del commercio verso l'Austria occidentale, verso la Germania poi Brennero, e dell'Adriatico. Tutta la politica ferroviaria austriaca si polarizzava così; Trie- ste era trascurata. Anche la democrazia borghese considerava Venezia come una dépendance tedesca. « Vi lascerete cacciare dall'Adriatico? — così, in un loro proclama, Bucher e Rodbertus. — Il diritto ci- vile garantisce al proprietario di un fondo il passaggio nel campo del vicino per giungere alle strade regie, e il potere dello Stato lo protegge. I mari sono le strade regie dei popoli, e i popoli devono sapersi proteggere da sè. Vi lascierete cacciare, proprio mentre si ria- prono le vecchie, vie verso l'Oriente, e il Canale dei Faraoni e dei Califfi sta per essere di nuovo percorso dalle navi? Il commercio germanico può trovare la sua via per Trieste, finché Trieste giace fra la debole repubblica di Venezia e una Croazia austriaca; ma il passaggio non sarebbe più sicuro fra un'Italia forte e un'Ungheria staccatasi dall'Austria ». Altro era il pensiero dell'ala sinistra della demo- crazia. « A chi appartiene Trieste? — domandavasi Klind. — Venezia è degli Italiani, Fiume è degli Ungheresi, ma Trieste dev'essere tedesca. Ogni tedesco dee farsi strappare un dito della mano destra anziché dare Dan- zica ai Polacchi, e un dito della mano sinistra anzichè consegnare Trieste agli Italiani ». Anche Marx e Engels, pur senza questa volgare fra- seologia, pensavano che Trieste dovesse essere ger- manica. Avversar! decisi della teoria d'una grande potenza centrale europea, vedevano nel dominio au- striaco in Italia un ostacolo alla rivoluzione europea. Engels dimostrò, più tardi, che alla Germania, per la propria difesa, non occorreva possedere alcun pezzo d'Italia. Marx e Engels, nello scritto in questione, di- mostrano come non Venezia, ma Trieste, fosse l'em- porio principale e la via naturale del commercio au- striaco; e come, anche militarmente, l'Austria possa difendere Trieste contro i francesi, purché non tra- scuri la posizione militare di Pola. Previde giusto Marx?

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