Critica Sociale - Anno XXI - n. 21 - 1 novembre 1911

CRITICA SOCIALE 335 rare le cuoia. Poichè è bene a questo punto ch'io gli debbo assestare la pugnalata fratricida. Ma chi Volle questa prefazione? La sua « casa ideale » fece poi parecchio cammi- no. Visse, sofferse, lottò, e dovette sovente adattarsi, ripiegare, transigere. È la legge della vita. La sua stessa bellezza in‘Terosimile la •sforzò a sopportare controlli, contatti, mercati, onde non potè non uscire sfiorita e diminuita. L'anima — s'intende — è la stes- sa; la persona interiore é sempre quella. È mutata la toilette, fattasi più modesta, meno ingombrante e provocante, e, con essa, anche il portamento s'è fatto più dimesso. Ci ha guadagnato, forse, la virtù, ma... L'ultima •prova la subì a palazzo Braschi, nel Ga- binetto del Presidente del Consiglio. Vi siedeva il mi- nistro-filosofo, il campione per antonomasia della casa popolare e del salvadanaio popolare. Quale miglior pronubo al connubio, fra questo e quella, e quale al- cova migliore? E alla sposa, recatagli in.offerta .(com- plice, anche•allorsy.ehi.scrive). dal.suotstesso ir11101210- pato — sono i sublimi paradossi. dell'amore ideale! — Luigi Luzzatti non lesinò i suoi sorrisi. Forse per sfuggire alle tentazioni supreme, s'era, tuttavia, cir- condato da un gruppo come di scabini — periti spe- cialisti ed incorruttibili — e deferì loro il verdetto. Il Sinedrio — lo vedrete più in là ponzò e di- sputò lungamente, alla fine pronunziò. Pronunziò una strana sentenza. Proclamò che la giovane è perfetta- mente sana e superbamente organizzata. Non un neo la deturpa. Ma.., i pericoli dell'ambiente, le insidie della vita, le trappole dell'impreveduto sono infi- nite. Chi può presagire il domani? Consigliò, quindi — pel suo bene — ch'ella si con- cedesse bensì (come esprimermi?...) a qualche fu- gace, accidentale, e sporadico » amplesso; ma le giu- ste nozze perduranti, le nozze largamente feconde — ha sentenziato il Sinedrio — non son fatte per lei. Araba, amarica, turca, questa logica — per la mia smisurata ignoranza. Più lunge, Balducci — fatto al Giuri un bell'inchino — replica di eccellente in- chiostro. Checchè sia dell'oracolo — favorevolmente contra- rio o ostilmente favorevole — una cosa, non ne spiac- cia all'amico, debbo consentire. A traverso i con- trolli economici, sotto l'urto delle troppe •obiezioni, di fronte allo spettro pauroso delle crisi edilizie, che una rapida proliferazione di case potrebbe-generare — l'idea prima s'è 'alquanto rattrappita forse di. soverchio —; 'rimanendo, l'ha già detto, fedele a sè, nella sostanza, ha smarrito gran parte del fulgore, che irradiava dalla sua giovinezza e puramente con- tabile ». Da inesausta genitrice di case — della casa per tutti — s'è ridotta all'ufficio di un'accorta, ope- rosa, provvidenziale affittacamere. Berenice ha per- duto la chioma! E anche questa è legge della vita. L'idea, che sfol- gorava nei cieli, acco,lzindosi alla lerra, livellandosi all'umile realtà per afferrarla e, purtroppo, per es- serne afferrata, ha ,niarrito le sembianze del digio ed il fascino. E il trionfo. Non è, un po', il pre- cipizio?... *** Ma Sigismondo Balducci non appartiene alla schie- ra degli amanti infedeli. Amò troppo la sua « casa fatata », perchè possa, oggi, disertarla, sol perchè le prove e le necessità della vita ne han ridotto le virtù e la bellezza dentro i limiti delle esse normali, delle cose possibili. Ancora, egli spia dalla finestra, senza riposo, se qualcuno accenni da lungo — uno Stato, un Comune, un Consorzio, una Cooperativa, foss'anche un milionario annoiato — ad impalmare la sua idolatrata, ch'egli non saprebbe, da solo, ren- dere feconda — dappoichè la maliarda è anch'essa « figlia del secolo »: non si dà a chi non rechi del- l'oro. E Balducci... possiede lo stipendio di un tracci delle ferrovie! Venga dunque il lungamente atteso. E offra il ma- ritaggio e sporadico », autorizzato dal Sinedrio. Me- glio sempre di un perenne amarissimo zitellonaggio! Poi, rotto il ghiaccio, chi sa! Non sentenziarono quei savii che il domani è colmo di mistero? • L'« inventore », dopo tanto navigare fra gli scogli e le secche dell'altrui scetticismo, ha raggiunto la riva auspicata e contesa — la certezza obiettiva, consa- crata ufficialmente, che la sua rotta era buona. Oggi i rnirallegro gli cadono sul capo, come una pioggia di rose. Ne è mediocremente commosso. Venga in- vece un rabdomante arcigno, riboccante la bocca di vituperii, e gli provi Magari sul groppone la sal- dezza della sua bacchetta chiaroveggente. Ma, con questa, gli susciti dal suolo il primo gruppo .bre- vettato delle sue case. Dieci anni di lavoro e di fede, non mai affievoliti, dieci anni di un apostolato, che passò imperturbabile fra il sorriso sciocco degli incompetenti e quello, an- cor più sciocco, dei competenti presuntuosi, e resi- stette all'indifferenza, alle crollate di testa e di spalle, più amare, perchè più invincibili, dello stesso sorrigo — e, alla fine, dobbiam pure confessarlo, ebbe ragio- ne lui, ha vinto il suo punto, ha guadagnata, teorica- mente almeno, la sua scommessa — meritano bene un tal premio! FILIPPO TURXTI. Abbiamo pubblicato in volume: SYLVA VIVIANI LE RIFORME MILITARI TECNICHE • li MAI RINA• Centesimi SO ATTILIO CABIATI e LUIGI EINAUDI L'ITALIA E I TRATTATI DI COMMERCIO Uil elegante volumetto di pag. 100 Prezzo Lire UNA (Presso la Critica Sociale). SOMMARIO. introduzione. — i. L'Italia nno al trattati del 1801. — Il. Commerel0 in generale dal 1892 al 1901. — Iii, Il sistema doganale e le in- dustrie manufattrlel: 1.Industria del cotone; 2° della lana; 8. del ferro; 4° della seta. — IV. Il sistema doganale e l'agri- coltura: 1° Viso, agrumi, frutta; 2 0 Il dazio sul grane.— V. Con- elusioni e proposte.

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