Critica Sociale - Anno XXI - n. 18 - 16 settembre 1911

CRITICA SOCIALE 275 d'Italia abbiano oggi quanto busta di coscienza e di forza per tener testa; e che possano, senza jattan- za o • spavalderia, affrontare le bravacciate degli smargiassi, e dir loro semplicemente: — Avanti pure, signori! Noi siamo pronti. FILIPPO TURATI. IL CAPITOMBOLO (Ancora sulla " crisi „ del socialismo) Mète, ideali,. miraggi... Quale dolce modulazione di fascini, per la povera e nuda « azione »l Irresistibilmente, tentano anche noi, ancora una volta! Scusateci, dunque... L' a azione » locata Ha rivelato il suo essere, ha manifestato le sue tendenze, ha confidato le sue simpatie, ha fatto la sua scelta. Le avevamo strappato ogni illusione di veli, ogni brandello d'ideale: per conoscerla, per conoscerla meglio; per vedere, alla prova, se, e in qual modo, ella, poi, avesse saputo o potuto ricoprirsene, riag- ghindarsene: cioè riacquistare, rifarsi, rivivere la propria anima, della quale affermava l'esistenza e la efficienza; per sentirla palpitare, quest'anima. Era, dunque, ignuda, l' « azione ». Bisognava si rivestisse. Intorno, era tutto uno svariare d'indu- menti: dai fantasiosi velami del sogno alle modeste gramaglie delle mète senza luce, dei fini comuni. Ma l' « azione » s'è mostrata parca ed umile, qual'era, qual'è, in sua povertà, dacchè l'ideale non la rischia- ra più: non nell'aureola dei miraggi, non nelle iri- descenze della fede s'è immersa andante: s'è invece ravvoltolata nell'involucro dei suoi propositi concreti e immediati: e li ha detti « ideali ». Ripudio' i miraggi, e ne esultò: ne volle cancellato persino il ricordo. Ella era tutto e bastava a tutto: in lei viveva il reale e l'ideale: il socialismo. Le si chiese il come e il perchè: la si avverti che la sua tendenza incoercibile è di tornare allo stato di na- tura: ignuda; ch'ella non conosce un ideale, che non le venga imposto; che, senza questo ideale, ella perde il nome e la bussola. Ed ella risponde, apo- ditticamente: a L'ideale è proprio ad ogni azione co- sciente, nè l'azione degli uomini, delle classi, dei partiti può, senza violenza voluta, supporsi acefala e spoglia di pensiero e di mèta ». E prosegue, con tenue resipiscenza: a L'ideale è la visione di un possibile, che sta, come un modello più perfetto, non in contrasto, ma sopra a un dato reale... ». Dunque, dileguatosi il miraggio, è rimasto l'ideale: e l'ideale è il fine d'ogni azione, è il fine voluto dell'azione cosciente. Il socialismo fa il capitombolo: da miraggio, attraverso l'ideale, si trasmuta in mèta comune, e poi in realtà. Che cosa è la realtà? t l'ideale... La Critica vede un abisso tra miraggio e ideale (e chiama sofista chi non faccia altrettanto). Non vede, poi, neppure un solco tra ideale e fine con- saputo: sia pure, fine di miglioramento e di perfe- zionamento (e il sofisma non lo tocca). Teorizza le metamorfosi del socialismo: e lo vede sempre quello. Guarda l'uomo: e dice ch'è sempre scimmia. Crede in Darivin; ma crede pure in... Sant'Agostino. Scorge nel de cujus e nell'erede la stessa persona: e dimentica la e fidi° juris n, escogitata per sal- vare la buona fede dei creditori.. E tentiamo, invece, una buona volta, il beneficio dell'inventario! Guardiamo. L'avvenire ci è ignoto: sia a farcene un miraggio, sia un ideale: ma, entrambi, noi com- poniamo, su uno squarcio di realtà, coi nostri voti ardenti e con le nostre invitte speranze. Nella com- mossa preintuizione può essere — è chiaro — una tenue variazione di tinte, riflessa dal grado di sen- sibilità e di passionalità dei diversi animi: ma é un fenomeno soggettivo. Il miraggio, o l'ideale, resta quello: non può alterarsi nel suo interno, senza diventare un altro. Peggio: non può separare i pro- pri elementi costitutivi, senza dissolverli, senza ape. gnersi. Non può cadere il miraggio, e sopravvivere l'ideale. Quel che sopravvive è altra cosa: sia 'pure, un ideale, un groviglio di piccoli e ideali ». Ma... quantum mutati al) illo! Concretiamo. Il socialismo — il socialismo « scien- tifico a — non è mai stato,. in fondo, stravagante, chimerico, sognatore di paesi incantatori e di lussu- riosi paradisi maomettani. Lasciamo stare gli utopi- sti: non vi abbiamo mai accennato. Ma, da quando Marx ha dato basi storiche altri direbbe « scien- tifiche » — al socialismo, questo è consistito sempre nel collettivismo, nella società dei liberi produttori, da instaurarsi, dopo che la lotta di classe — cosmo- polita, multiforme, incessante — avesse sollecitato e provocato la catastrofe capitalistica. — Questo il socialismo: questo il « miraggio della prima ora »: presso tutti, anche presso gl'intelligenti e gl'intel- lettuali. Se è questo il o miraggio » che voi vantate scomparso, esso 'non è che l'ideale, non è che il so- cialismo. Ma ciò non può essere... Voi volete affermare vivo e vitale il socialismo: e allora vi sforzate, col... forcipe industre della vostra dialettica, di estrarre dal miraggio l'ideale, di farne due entità distinte: sicchè ci tentate di domandarvi: «ma, insomma, dove finisce il miraggio, e dove comincia l'ideale? »; e di chiedervi ancora i « connotati » di quest'ideale che... pesca nell'azione cosciente e voluta, e n'è pure il fine. Fine di miglioramento, modello di perfezione. L'inferno della terra proietta nei cieli, per con- trasto, la beatitudine del paradiso: i tormenti del capitalismo proiettano nel futuro, per contrasto, la giustizia del socialismo.... E allora? Il socialismo è miglioramento o ricostruzione? t perfezione o inver- sione? Vuol combinarsi col capitalismo o negano? e una riforma o una rivoluzione? (E badate: non domando come proceda; ma che cosa sia). Qualsiasi azione — d'individuo, di classe, di par- tito — ha una mèta: se questa mèta non è ignobile nè regressiva, ma di elevazione e di perfezione, costituisce, secondo voi, un ideale. Assegniamo una tale mèta al proletariato e quindi al partito: otter- remo forse il socialismo? Ebbene, questo voi avete dimenticato: avete dimenticato, appunto, d'illustrarci il « socialismo » della mèta propria alla vostra cele- .

RkJQdWJsaXNoZXIy