Critica Sociale - Anno XXI - n. 18 - 16 settembre 1911

2g4 CRITICA SOCIALE verso la cooperazione, diretta al rispettivo perfezio- namento tecnico ed economico. Il vecchio coltivatore egoista e particolarista di Balzata, l'antica coltivazione isolata, cedono ogni gior- no più allo spirito associativo. In genere, alla cooperazione rurale accede sopra- tutto la media proprietà; la grande può farne a me- no, la piccola o non ne intende i vantaggi o è tuttora dominata da eccessivo particolarismo. Ma la neces- sità di migliorare la produzione ed il reddito ne vin- ce a poco a poco le resistenze. A mano a mano la piccola proprietà rurale cerca, nelle associazioni per il credito, per gli acquisti, per la produzione, per la vendita, per l'assicurazione, per l'esercizio in comune di macchine, ecc., la soddi- sfazione necessaria dei • suoi bisogni economici, ai quali, come è evidente, mal si conviene la lega di re- sistenza e il bandierone della lotta di 'classe. Ma per attrarre all'organizzazione i piccoli proprie- tari, non è da forme troppo specifiche e ristrette — credito, latterie, cantine, acquisti, assicurazione — che converrà cominciare. La forma iniziale convenien- te è l'Unione professionale generica, sull'esempio del cattolico Belgio, che consenta varietà di iniziative e di. atteggiamenti, a seconda delle esigenze locali e dello stato economico dei partecipanti. Rigidamente professionale, aperta ai soli piccoli proprietari, spoglia da pregiudiziali confessionali come da ogni angusta tendenza di patronato conservatore, animata anzi da uno spirito democratico e tecnicamente rin- novatore, che consenta il cimentarsi delle varie cor- renti di idee, l'Unione professionale dei piccoli pro- prietari rurali, diretta allo studio e alla difesa dei comuni interessi di classe, genererà poi, a seconda dei luoghi e delle contingenze, i suoi organi più spe- cializzati, i suoi aggruppamenti, le sue Sezioni. Ma intanto, fin dagli inizi, educherà i sensi di solidarietà dei proprietari-lavoratori — fra loro e coi lavoratori non proprietari —; ne migliorerà le condizioni eco- nomiche e intellettuali; infonderà loro un'anima po- litica, modernamente progressiva; disfarà insomma le tenaci e pericolose Vandee. I socialisti, a favorirne gli sforzi, non hanno nulla da. perdere — e tutto da guadagnare. nutro CASALINI. " . 1 VIALI D'ORO,, .... ben potrei queste pareti brune spezzare, uscire fulgido nel mondo, grande apparir nel vivere comune: ma più mi piace scorrere profondo». Aureo, e del miglior oro, è, in molte delle sue carte, questo volume, uscito nello scorso inverno, in veste sobriamente signorile, presso il Formiggini di Modena; e però, da questo lato, ben gli si conviene il suo titolo. Ma, per quel che è della contenenza e degli spiriti di molti almeno de' sudi canti, e della temperie complessiva ond'esso è corso e pervaso, la rispondenza fra il titolo e il libro apparisce di gran lunga men piena. Chè, dove quello ti fa pensare a (l) FRANCESCO CHIESA: I viali d'oro (vol. II della colica. «Poeti italiani del XX secolo»). — A. Formiggini, editore, in Modena. qualcosa di stupendamente sereno e giocondo e ti suscita in cuore un'aspettazione di prestanti visioni e figurazioni di cose felici, questo è quasi tutto malin- conico, di una malinconia virile ed eroica, or cupa- mente pacata, più spesso corrucciata ed inquieta, e, pur ne' carrai fluenti sul ritmo e sotto il dittato di un'inspirazione o di una fantasia lieta o festevole, accoglie, dove più, dove meno percettibile, un'anima di pensosa tristezza e di amaritudine severa. Raro è che ,un canto si disviluppi dall'anima del poeta, non ombrato da alcun grigiore di mestizia. E questa malinconia ha una doppia sorgiva. E, in- nanzitutto, la tormentosa malinconia dell'artista, a cui sorridono lusingatrici le Muse, offerende, liberali, ma tosto, prima ch'ei li sorprenda e li plasmi ne' suoi inchiostri, furando e dissipando per l'aere, fan- tasmi sovrumani di bellezza; la travagliosa malinco- nia, che sospinge via via il poeta, con il suo aculeo doloroso, su verso le cime dell'arte, ma non lo lascia mai, o lo lascia per poco, bearsi pago della sua creazione, perchè questa gli si appresenta come solo un picciol lembo de' 'divini panorami ideali, che gli estasiano e torturano lo spirito; la malinconia, inten- do, de' figli prediletti e dei signori più doviziosi del canto. Ed è, poi, la malinconia dell'uomo divota. mente appassionato di austeri fantasmi di bontà, di parità e di ardimento, di fantasmi dal nitore incon- taminato, profilantisi, col loro aspetto quasi incor- poreo, sugli estremi margini della perfettibilità uma- na, e crucciosamente scontento della grettezza tor- pida del viver comune e della usuale virtù. E l'una malinconia sostanzia e acuisce l'altra, e tutte e due assillano sottili e pertinaci il poeta e, pur mentre l'accorano, lo incitano alacri e lo costringono ad adoperarsi assiduo, incontentabile, col petto e con la mente tesi verso culmini di bellezza morale ed estetica sempre più, eterei, sempre più rimoti dalla badiale bellezza che suole appagare i più e tenerli genuflessi dinanzi alla sua fosforescenza e al suo effimero luccicore. Più determinata, più consapevole, più nettamente espressa e più analiticamente particolareggiata e de- scritta è la malinconia dell'artista. E più dirittamente e immediatamente comunicativa è la suggestione che se ne sprigiona. E più vividamente discernibile è l'ideale di eccellenza, dietro a cui si strugge anelante il cantore; e più afferrabile la sofferenza acuta e in- cessante, da cui esso è angustiato, per l'immane di- stanza che separa il nobile canto, che ha fermato nelle sue carte, e il canto divino, che,' indistinto e inespresso, gli ripete il suo ritmo e gli dischiude le sue viste nella fantasia e nel cuore. A inaccesse altitudini e a non penetrabili profondità si innalza e si inabissa questo canto a increato ». E strappa gridi di dolore al poeta che se ne ritrova così lunge: Oh, afferrare quel lucido crin nero! Tal urlo trarne che la mia vendetta ne fosse piena; l'impeto e la stretta non ;rima allentar che molti capegli mi rimanesser nelle mani, e negli orecchi, alfine, un tuo grido sincero! Così apostrofa- egli la Poesia, che, maliarda cru- dele, gli s'invola presta, non appena egli accenna a raggiungerla e a farsene signore. Essa lo vuole amante e alunno inappagato. •E tosto egli si rifà

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